Stablecoin come anello di congiunzione tra la finanza tradizionale e il nuovo ecosistema di valute digitali. A metà 2025 la loro capitalizzazione complessiva supera i 200 miliardi di dollari, con una crescita di circa l’80% rispetto al 2021. Di questa cifra, oltre il 97% è dominato da Token ancorati al dollaro, come USDT (Tether) e USDC (Circle), che si sono imposti come infrastrutture di pagamento transnazionali e strumenti di liquidità per il Mercato delle criptovalute (Fonte: Federal Reserve, 2025).
Nel contesto europeo la situazione è radicalmente diversa. Le Stablecoin denominate in euro non raggiungono nemmeno 600 milioni di euro di capitalizzazione, una frazione minima del Mercato globale (Fonte: European Central Bank). «La sovranità digitale non consiste tanto nel detenere la tecnologia, quanto nel saper controllare le infrastrutture di fiducia che sostengono la circolazione del denaro», dice a il Bollettino Roberto Garavaglia, Innovative Payments e Blockchain strategic advisor.
«Oggi, infatti, una quota rilevante dei pagamenti digitali europei passa attraverso reti private esterne all’Unione o tramite Stablecoin ancorate al dollaro». Proprio per ridurre questa dipendenza, un gruppo di nove grandi banche europee – tra cui UniCredit, ING, Banca Sella, Raiffeisen Bank International e CaixaBank –, avvia un progetto congiunto per creare una Stablecoin bancaria in euro, pienamente conforme alla normativa europea. L’obiettivo è costruire una moneta elettronica tokenizzata (Electronic Money Token, EMT) garantita da riserve bancarie, emessa in un rapporto di 1:1 con l’euro e trasferibile su infrastrutture Blockchain.

Il momento normativo
Il momento normativo è favorevole. L’entrata in vigore del Regolamento MiCA (Markets in Crypto-Assets) fornisce finalmente all’Unione Europea un quadro uniforme per l’emissione di token digitali regolamentati, fissando obblighi di riserva, governance e trasparenza per gli emittenti. Parallelamente, il nuovo pacchetto legislativo sui pagamenti – PSD3 e PSR (Payment Services Regulation) – in arrivo tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026, punta a colmare il divario tra servizi di pagamento tradizionali e strumenti digitali basati su Blockchain.
«La spinta nasce dall’esigenza di ridurre la dipendenza dalle Stablecoin in dollari, come USDT e USDC, che oggi dominano il Mercato globale. Alcune grandi banche europee vogliono proporre un’alternativa che unisca fiducia bancaria, conformità al regolamento europeo MiCA e Blockchain. La Stablecoin bancaria in euro sarà una moneta elettronica tokenizzata e programmabile, capace di eseguire pagamenti condizionali tramite smart contract. Non è un esperimento tecnico, ma una risposta industriale: transazioni istantanee, piena regolamentazione e controllo europeo su un’infrastruttura di asset digitali pensata per le imprese».
Quali condizioni tecnologiche o regolamentari rendono possibile un’iniziativa di questo tipo?
«Il 2025 segna il primo momento in cui l’Europa dispone di basi solide per l’emissione di Stablecoin conformi a un impianto legislativo unionale. Sul piano tecnologico, la maturità delle DLT, Distributed Ledger Technology, e i protocolli di tokenizzazione adottati dagli intermediari vigilati consentono oggi di emettere e trasferire EMT, e-Money Token, in modo sicuro e tracciabile.
Sul piano normativo europeo, l’entrata in vigore del Regolamento MiCA ha finalmente introdotto un quadro comune per gli EMT issuer, definendone requisiti di riserva, governance e trasparenza, tali da poter garantire l’ancoraggio delle loro Stablecoin all’euro e la piena convertibilità in rapporto di 1:1. In prospettiva, l’arrivo del nuovo Payment legislative package PSD3 / PSR, previsto entro la fine del 2025 o inizi del 2026, potrà chiarire i vincoli regolamentari tra i servizi di pagamento tradizionali e i nuovi token digitali, armonizzando le regole applicabili agli operatori autorizzati. È questa convergenza, tra innovazione controllata e certezza giuridica, a rendere oggi realistica una Stablecoin europea emessa dalle banche».
In che modo questa Stablecoin può contribuire alla “sovranità digitale europea”?
«La sovranità digitale non riguarda tanto il possesso della tecnologia, quanto la capacità di governare le infrastrutture di fiducia su cui si muove il denaro. Oggi gran parte dei pagamenti digitali europei transita su circuiti privati extra-UE o attraverso Stablecoin in dollari.
Una Stablecoin bancaria denominata in euro, conforme al MiCAR e garantita da riserve detenute presso istituzioni europee, consente invece di ricondurre l’emissione e la circolazione della moneta digitale entro la giurisdizione dell’Unione Europea. Inoltre, grazie alla programmabilità basata su Blockchain, può integrare processi finanziari e commerciali in modo interoperabile ma sotto regole europee. In questo senso, rafforza la sovranità monetaria e regolatoria dell’euro valuta, favorendo un ecosistema digitale meno dipendente da logiche e piattaforme non europee».

C’è un rischio di concentrazione del potere tra le banche partecipanti?
«È difficile dirlo, la struttura definitiva del progetto non è ancora pubblica. Dalle informazioni disponibili, sembra che le banche promotrici intendano costituire una Legal entity separata, con sede nei Paesi Bassi, destinata a operare come istituto di moneta elettronica, soggetto alla vigilanza olandese e, successivamente, all’autorizzazione come EMT issuer ai sensi del MiCAR.
In questo scenario, l’emissione della Stablecoin non sarebbe delle singole banche, ma di questa entità comune. Quanto alla tecnologia, non è escluso che il Token possa circolare su Blockchain pubbliche EVM, Ethereum Virtual Machine, nel rispetto dei requisiti di sicurezza e tracciabilità garantiti dalle norme europee antiriciclaggio, vincolanti per gli EMT issuer autorizzati. Se questa impostazione venisse confermata, la governance multilaterale e la supervisione prudenziale potrebbero ridurre il rischio di concentrazione e garantire un equilibrio tra cooperazione bancaria e concorrenza».
Potrebbe nascere una competizione diretta con l’euro digitale della BCE e, nel caso, come si risolverebbe questo dualismo tra moneta pubblica e moneta privata regolamentata?
«Se si avrà un euro digitale è possibile che, almeno nella fase iniziale, si crei una certa sovrapposizione tra le due iniziative. Tuttavia, le loro funzioni sono diverse: la Stablecoin bancaria sarebbe un Token di moneta elettronica, cioè un debito privato regolato e garantito da riserve bancarie. L’euro digitale, invece, sarebbe una forma di moneta pubblica emessa direttamente dalla BCE.
Se i tempi del Digital euro dovessero allungarsi, la Stablecoin bancaria potrebbe colmare un vuoto operativo offrendo a imprese e cittadini uno strumento digitale immediatamente spendibile e conforme al MiCAR. In prospettiva, la coesistenza appare più probabile della competizione: la Stablecoin come strumento operativo di Mercato, l’euro digitale come garanzia istituzionale di ultima istanza. L’equilibrio dipenderà dalla tempistica politica e dal disegno normativo finale».

Quali vantaggi concreti avrebbero cittadini e imprese nell’adottare una Stablecoin bancaria, rispetto a un bonifico istantaneo o a una carta digitale?
«Il vantaggio reale non è nella velocità — già garantita dai bonifici istantanei — ma nella programmabilità della moneta. A differenza dell’euro digitale, che non sarà programmabile, ma abiliterà soltanto pagamenti tramite piattaforme esterne, la Stablecoin bancaria è moneta programmabile. In quanto tale, può essere usata in smart contract che eseguono automaticamente pagamenti condizionali, legati a eventi o risultati verificabili on-chain.
Ciò consente di trasformare i flussi di pagamento in elementi nativi dei processi digitali su Blockchain, aprendo la strada a modelli di business basati su tokenizzazione, automazione dei servizi finanziari e scambio di valore machine-to-machine. Il punto cruciale, tuttavia, sarà la capacità di rendere fruibili applicazioni web3 progettate per specifici casi d’uso. Senza di esse, la Stablecoin non porterà vantaggi concreti e basterà l’euro digitale. In tal senso, io prospetterei una collaborazione strutturale e strategica tra banche e Fintech, orientata a costruire l’infrastruttura dei nuovi modelli economici del web3».
Quanto peseranno i costi di Compliance e infrastruttura?
«I costi iniziali non saranno leggeri, ma rappresentano un investimento strategico. Emissione e gestione di una Stablecoin bancaria comportano requisiti patrimoniali, segregazione delle riserve, audit esterni e piena conformità MiCAR sugli Electronic Money Tokens, oltre agli obblighi previsti da DORA e dalle altre normative. A ciò si sommano gli investimenti tecnici per wallet, nodi e integrazioni Blockchain. Un elemento potenzialmente positivo è che buona parte dei costi di Compliance e vigilanza potrebbero essere centralizzati presso l’istituto di moneta elettronica che emetterà la Stablecoin, riducendo così le duplicazioni operative per le singole banche partecipanti.
Detto questo, i costi aumenterebbero drasticamente se le banche scegliessero di sviluppare una loro infrastruttura tecnologica, costruendo non solo la Stablecoin, ma anche i binari su cui farla circolare. Si tratterebbe di un’architettura di tipo Blockchain consortile: più onerosa all’avvio, ma – a mio avviso – la più coerente con la natura del sistema bancario, perché garantisce controllo, sicurezza e Governance condivisa. Nel medio periodo, standardizzazione e cooperazione potrebbero comunque trasformare questi costi in un vantaggio competitivo strutturale».
Le Stablecoin in dollari dominano già il Mercato globale. Quali possibilità ha un euro digitale “privato” di ritagliarsi uno spazio competitivo internazionale?
«Va chiarito, innanzitutto, che con “euro digitale privato” ci riferiamo sempre alla Stablecoin bancaria emessa dall’EMT issuer partecipato dalle banche di cui stiamo parlando. Quindi una forma di moneta privata regolamentata, distinta dall’euro digitale pubblico, che sarà emesso – se e quando il progetto verrà effettivamente approvato – dalla BCE. Oggi il Mercato è fortemente sbilanciato: le Stablecoin in dollari – USDT, USDC e PYUSD – superano complessivamente i 250 miliardi di dollari di valore, mentre le euro-Stablecoin non arrivano a 600 milioni.
Pensare a una competizione quantitativa nel breve termine sarebbe illusorio. Tuttavia, la leva europea è un’altra: la fiducia regolamentata. Una Stablecoin conforme al MiCAR, emessa da un istituto vigilato e pienamente collateralizzata, può diventare il primo standard di affidabilità istituzionale nel Mercato globale dei Token. Se riuscirà ad affermarsi come modello di trasparenza e Compliance, potrà rafforzare la presenza internazionale dell’euro e attrarre operatori orientati alla sicurezza e alla tracciabilità».
Potrebbe diventare uno strumento di scambio intraeuropeo tra imprese o si punta anche ai Mercati globali e alle valute estere?
«In una fase iniziale, la Stablecoin bancaria avrà probabilmente un ruolo intraeuropeo, semplificando i regolamenti istantanei tra imprese e istituzioni finanziarie nello Spazio Economico Europeo. La sua natura, di moneta elettronica tokenizzata regolamentata ne fa uno strumento sicuro per operazioni in euro.
Tuttavia, la prospettiva più interessante potrebbe anche essere un’altra: la possibilità di utilizzare la Stablecoin come collaterale digitale interoperabile tra diverse Blockchain e Mercati decentralizzati, in grado di abilitare prestiti e operazioni di finanza strutturata basate su asset tokenizzati. Se sviluppata in questa direzione, la Stablecoin bancaria europea non sarebbe solo una moneta di pagamento, ma un asset infrastrutturale capace di proiettare l’euro nell’economia web3, favorendo l’integrazione tra finanza tradizionale e DeFi, la Decentralized Finance».
Se la BCE dovesse accelerare sull’euro digitale, come cambierebbe la strategia delle banche coinvolte?
«Un’accelerazione decisiva della BCE sul progetto dell’euro digitale condurrebbe a una ridefinizione dei termini del confronto, ma non necessariamente a una contrapposizione netta. Oggi l’euro digitale ha già oltrepassato la fase istruttoria: è entrato in fase preparatoria di design e sperimentazione. Tuttavia, niente sarà definitivamente realizzato senza l’approvazione da parte dei due organi colegislatori europei – Parlamento e Consiglio –, che dovranno dare il via libera a un quadro legislativo vincolante. Da parte sua, la Stablecoin bancaria resta un progetto annunciato, senza certi passi avanti ancora formalizzati.
Se entrambi i percorsi evolvessero, potremmo assistere non tanto a una sostituzione, quanto a una co-azione. L’euro digitale potrebbe fungere da base istituzionale di fiducia, mentre la Stablecoin bancaria, se realizzata, potrebbe rivestire un ruolo più operativo su casi d’uso specifici e integrabili con il mondo web3. Molto dipenderà dal consenso politico e dal ritmo delle decisioni europee: la costruzione dell’infrastruttura del valore digitale sarà un equilibrio tra sovranità pubblica e innovazione privata». ©
Articolo tratto dal numero del 1 novembre 2025 de Il Bollettino. Abbonati!
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