martedì, 30 Aprile 2024

Inflazione e ritmo dei tassi negli Stati Uniti: previsioni per il 2023

inflazione

Il discorso del Presidente della FED, Jerome Powell fatto al Washington D.C. presso l’Hutchins Center on Fiscal and Monetary Policy (ne parliamo anche ne I MERCATI a pag.11), di fatto ha confermato tre punti importanti, ma già noti:

1- rallenteremo il ritmo dell’innalzamento dei tassi

2- il picco sarà superiore a quello segnalato a dicembre

3- dopo il picco, terremo i tassi fermi per un certo periodo.

Ma a sorprendere i mercati sono state soprattutto le parole aggiuntive del Presidente che ha detto di non voler «arrecare enormi danni all’economia con il rialzo dei tassi» e di non voler «esagerare e per questa ragione si è deciso di rallentare il ritmo di rialzo dei tassi».

In altri termini, un discorso che ha voluto rassicurare i mercati su intenzioni non bellicose della FED

che inizia l’atterraggio verso l’approdo finale intorno al 5% l’1 febbraio (la prima riunione FED del 2023) prima di una pausa sui tassi per un certo tempo.  Ironia della sorte, questo 5% è un numero che è risuonato anche nei dati sull’inflazione preliminare Euro.

Il dato generale è sceso dal 10,6% al 10% mentre il dato core, al netto di energia e alimentari, è rimasto inchiodato proprio al 5%. In sostanza, anche per la BCE si pone la possibilità di rallentamento del ritmo dei rialzi, basandosi sul rallentamento dell’inflazione, a fronte della discussione sulla partenza del quantitative tightening (ossia di lasciar scadere una parte dei titoli in portafoglio senza reinvestire)  a causa della necessità di porre freno alla parte core dell’inflazione, che non accenna ancora a chinare la testa. 

Il contesto di maggiore morbidezza ha trovato oggi anche la sponda cinese, che ha annunciato misure che rendono più sopportabili quelle di contenimento del Covid-19. In sintesi: dicembre dovrebbe complessivamente regalare un finale positivo su base mensile.               ©                         S.S.