La Commissione europea prevede di obbligare le società cripto a segnalare le partecipazioni degli utenti alle autorità fiscali. Ma l’organismo afferma che sta ancora lavorando su come applicare le misure agli exchange stranieri.
L’ottava direttiva
Le nuove norme fiscali proposte, note come l’ottava direttiva sulla cooperazione amministrativa, o DAC8, cercano di fermare l’evasione di miliardi di euro da parte dei contribuenti che nascondono criptovalute all’estero.
«L’anonimato significa che molti utenti di cripto-asset, che realizzano profitti significativi, eludono il radar delle autorità fiscali nazionali. Questo non è accettabile», ha detto Paolo Gentiloni, commissario europeo per le tasse.
«Ciò che conta per noi è che i residenti dell’Unione europea siano presi di mira da queste misure, anche se utilizzano fornitori di criptovalute altrove», ha affermato Gentiloni.
Le implicazioni del nuovo regolamento
Il piano fiscale richiede a qualsiasi azienda con clienti dell’UE di registrarsi e riferire all’interno dell’Unione; ma potrebbe dover affrontare sfide logistiche in un settore in cui le aziende sono in gran parte online e talvolta affermano di non avere affatto una sede centrale.
«Lo scambio di informazioni attraverso i confini avviene già nel mondo fiscale tradizionale, e le autorità sono desiderose di espandere l’ambito di questi accordi di condivisione dei dati alle transazioni di criptovalute», ha dichiarato Danny Talwar, responsabile delle imposte di Koinly.
Dea Markova, amministratore delegato di Forefront Advisers, società di consulenza, ha dichiarato che il piano «sta per toccare attori globali che altrimenti avrebbero potuto evitare la necessità di ottenere una licenza».
La Commissione ritiene che i suoi nuovi piani genereranno fino a 2,4 miliardi di euro per le casse nazionali; rendendo più difficile l’evasione fiscale attraverso le criptovalute.
Quindi, con l’aumentare dell’utilizzo delle criptomonete, aumentano anche le normative messe in atto per governarle e tutelare i piccoli investitori.
Il settore cripto necessita di più tutele
A seguito della popolarità dell’industria, hanno incominciato ad avvicinarsi anche i piccoli risparmiatori. Di conseguenza, quando questi risparmiatori detengono criptovalute non sono protetti in alcun modo. Ad esempio, se sbagli l’indirizzo a cui inviare le tue valute digitali non puoi più chiederle indietro; oppure se subisci una truffa non c’è nessuno a cui appellarsi. A differenza del sistema bancario tradizionale, in cui le autorità di vigilanza tutelano gli investitori.
«In generale, parliamo di attività connotate da un forte elemento di innovazione, che porta con sé un certo appetito e cultura del rischio. Noi come banche, insieme ai regolatori, dobbiamo portare il tema al centro dell’attenzione, per fare in modo che le conseguenze di azioni azzardate non abbiano impatti su chi non ha avuto l’opportunità di sviluppare questa cultura», ha detto Andrea Prampolini, head of financial markets analytics & digital solutions di Intesa Sanpaolo.
Va sottolineato che costruire fiducia con le autorità di vigilanza è un modo per aiutare a costruire l’ecosistema. Quest’intero spazio ha bisogno di una coordinazione globale. Tuttavia, è molto difficile regolamentare come la finanza tradizionale un’industria decentralizzata e che lavora differentemente.
Changpeng Zhao, fondatore di Binance, noto exchange di criptovalute, commenta: «le autorità di vigilanza devono fornire regolamenti bilanciati, che da un lato proteggono i consumatori mentre allo stesso tempo incoraggiano l’innovazione».
I benefici delle cripto
Diverse nazioni hanno riconosciuto i benefici che le cripto possono portare sia in termini di creazione di posti di lavoro, sia in termini di innovazione finanziaria. In Europa, la Bce lavora al progetto di euro digitale. La banca centrale cinese ha già fatto sperimentazioni coinvolgendo milioni di cittadini e consumatori. Negli Stati Uniti la Fed non sembrava disposta all’idea di un dollaro digitale; mentre, di recente ha aperto un centro di innovazione e sta lavorando ad alcuni progetti. ©