sabato, 20 Aprile 2024

Bene i settori Tech, Health e Media. Soffre il Food: agri e retail

In un’Italia dove la digitalizzazione soffre di un ritardo cronico sparso lungo tutto lo Stivale, ci sono, però, anche punte di eccellenza. Genova è la città più tech del Paese. Il capoluogo ligure supera Milano, al secondo posto, e la Capitale, che si ferma al terzo gradino del podio. Subito sotto Bologna, quindi Torino, Firenze e Napoli. Tutti grandi centri metropolitani, dunque. Tra le ultime, invece, si trovano Nuoro, Isernia, Macerata, Pesaro Urbino, Carbonia Iglesias, Crotone, Rovigo, Vibo Valentia, Enna e Fermo.
A dirlo è il rapporto “EY Digital Infrastructure Index” che analizza il livello di efficienza e maturità delle infrastrutture digitali delle 107 province italiane, prendendo in considerazione sia la diffusione delle infrastrutture TLC e broadband, sia il grado di digitalizzazione delle altre infrastrutture presenti su un territorio.
«È ormai assodato che l’Italia per il rilancio economico debba accelerare su tech e digitalizzazione. A partire dagli investimenti sulle infrastrutture digitali, che non si limitano solo a Banda Ultralarga e 5G. Ma devono comprendere anche cloud computing, reti IoT e sensoristica», commenta Andrea D’Acunto, Med Telco, Media & Tech Leader di EY, uno dei due autori della ricerca.
«L’accelerazione deve avvenire sulla base dei business needs delle imprese, con una definizione delle priorità che metta in relazione la localizzazione del sistema produttivo italiano con la diffusione delle infrastrutture digitali sul territorio. Parte del supporto economico agli investimenti digitali necessari ai territori, che si trovano oggi in una condizione di gap infrastrutturale, può venire dal Recovery Fund e dal Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza, con le opportune differenze. Nel caso delle PMI per la modernizzazione dell’impresa, nel caso delle aziende più grandi per costruire o rafforzare l’ecosistema di filiera».


Ma a emergere con evidenza dall’analisi è anche l’assenza di una spaccatura tra Nord e Sud. La «sofferenza digitale» è presente dappertutto, nel Mezzogiorno, in particolare Sardegna, Sicilia, Calabria. Ma salendo anche molto in Piemonte, in zone penalizzate in Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia. E soprattutto al Centro, in bassa Toscana, Lazio al di fuori di Roma, Marche e Abruzzo.
Il secondo dato importante è il ritardo diffuso della dorsale adriatica. Sconta una tradizionale minore priorità da parte degli operatori TLC, e un sistema di utilities locali meno sviluppato rispetto al resto del Paese. Marche, Abruzzo, Molise, fino alla Puglia del Nord, sono tutti territori con indice di infrastrutturazione digitale di molto inferiore alla sufficienza.
Disomogeneo, invece, è il grado di supporto di infrastrutture digitali del loro territorio alle filiere produttive. Sette superano il valore medio nazionale di infrastrutturazione digitale e si tratta. Non a caso di quelle, come Technology & Telco e Media & Entertainment, Farmaceutico e Dispositivi Medici, nelle quali pesa fortemente l’alta concentrazione nel territori metropolitani del Nord e del Centro: Milano, Torino, Bologna, Roma. Viceversa, le filiere meno infrastrutturate sono l’Agrifood e il Retail Food, che scontano una certa concentrazione nelle aree rurali, dove gli impianti digitali risultano meno diffusi.