venerdì, 4 Ottobre 2024

INVESTIMENTI RESPONSABILI: entra in vigore l’SFDR. Giangrande, Head of Passive sales Italy:«Non sarà facile aggiornare tutti i documenti»

Conto alla rovescia per l’entrata in vigore del Sustainable Finance Disclosure Regulation, il nuovo regolamento sugli investimenti responsabili che dovranno fare attenzione alle politiche sociali, ambientali e di governance. «Il piano d’azione dell’UE sulla finanza sostenibile è un’iniziativa fondamentale per la “trasformazione verde” e lo SFDR è il primo importante regolamento a partire», dice Mauro Giangrande, Head of Passive sales Italy, Iberia, France & MENA di DWS. La normativa coinvolge asset manager, gestori di fondi, provider di informazioni ESG, aziende che dovranno attrezzarsi e rispondere alle richieste dei regolatori europei. Il regolamento prevede requisiti di trasparenza molto completi ed esaurienti sia per le principali dichiarazioni sugli impatti negativi sia per le informazioni da rendere disponibili sul sito web, relative a ciascun prodotto.
«Siamo tenuti ad aggiornare tutti i documenti precontrattuali e i report periodici. Inoltre, dall’analisi della bozza finale del cosiddetto Livello II, ossia le proposte degli Standard Tecnici (RTS – Regulatory Technical Standards), che dovrebbe entrare in vigore il primo gennaio 2022, restano ancora diverse questioni aperte che capiremo a tempo debito. Ciò può essere osservato anche nelle domande che le ESA (Autorità di vigilanza europee) hanno posto alla Commissione a metà gennaio 2021. Ad esempio, il fatto che la parola “promuovere” (“pubblicizzare”), nella descrizione di un prodotto finanziario classificato in base all’art. 8, non sia stata chiaramente definita. Questo complica la classificazione dei fondi, motivo per cui DWS ha scelto un approccio conservativo».

Il Sustainable Finance Disclosure Regulation determinerà un importante cambiamento negli obblighi di informativa e nei processi di investimento, organizzativi e di compliance ad enti creditizi, assicurazioni, società di gestione del risparmio, enti pensionistici…

«Sì, un esempio possono essere i Principals Adverse Impacts (PAI). In futuro, gli operatori del mercato finanziario dovranno pubblicare una dichiarazione che indichi se prendono in considerazione i principali impatti negativi delle decisioni di investimento rispetto a criteri di sostenibilità. Inoltre, DWS sarà tenuta a pubblicare informazioni sugli indicatori relativi ai principali impatti negativi (ad esempio le emissioni di gas serra)».

Un recente report paragona l’impatto dei fattori ESG a quello provocato circa due decenni fa dalla nascita degli Etf, con la conseguente definizione degli investimenti passivi. Il confine tra investimenti sostenibili e tradizionali è destinato a crollare entro il 2022 e nel giro di 5 anni i fondi sostenibili potrebbero arrivare a rappresentare il 57% del totale degli attivi dei fondi di comuni di investimento in Europa…

«Crediamo che i prodotti ESG aumenteranno significativamente nel corso del prossimo anno, sia per effetto dell’interesse del cliente sia grazie alla regolamentazione. Come già osservato il nuovo regolamento è sicuramente un primo importante passo in avanti e le prossime introduzioni (ad esempio l’EcoLabel UE, il regolamento sulla tassonomia) aumenteranno ulteriormente la domanda di investimenti sostenibili».

Potrebbero esserci dei problemi sulle tempistiche, come rispettare l’agenda?

«Vediamo come una sfida il fatto di conformarsi prima al regolamento di informativa secondo il livello I a partire dal 10 marzo, e poi secondo il livello II (RTS) a partire dal (presumibilmente) 1° gennaio 2022. Ciò implica ad esempio adeguare due volte l’informativa precontrattuale, il che potrebbe confondere gli investitori retail. Inoltre, vediamo il rischio che l’implementazione debba avvenire sulla base di una bozza degli standard tecnici (RTS) e non su un documento definitivo, dato che i Regulatory Technical Standards non saranno finalizzati fino alla fine del 2021. Se durante l’anno ci saranno ancora cambiamenti significativi negli RTS, sarà difficile implementare le modifiche richieste in così poco tempo».

Quali saranno le principali difficoltà (cambiare i regolamenti, la modulistica e l’approccio agli investimenti)?

«La principale sfida è costituita dalle interdipendenze tra i vari regolamenti. Per esempio, è necessario aggiornare i documenti precontrattuali seguendo le indicazioni del Regolamento sulla Tassonomia e del regolamento SFDR, ma entrambi i regolamenti non sono perfettamente allineati. Un altro esempio sono i cambiamenti previsti dalla MiFID, che classificano un prodotto sostenibile in modo leggermente diverso rispetto al regolamento SFDR. Tutto ciò implica necessariamente un’incertezza normativa ed un ulteriore sforzo di implementazione».