sabato, 20 Aprile 2024

LA PRIMA SCUOLA A EMISSIONI ZERO: IN CEMENTO ARMATO, CON PANNELLI FOTOVOLTAICI

Sommario

Valsamoggia guarda al futuro. È a Monteveglio, comune vicino a Bologna, la nuova scuola primaria d’Italia a impatto zero. «Per noi è una commessa vinta», spiega con orgoglio il sindaco Daniele Ruscigno. «I temi della transizione e del risparmio energetico stanno permeando sempre di più le azioni quotidiane della nostra vita, interessando non soltanto l’edilizia pubblica ma anche quella privata».

«Grazie a una concomitanza di eventi quando ci sono state le elezioni amministrative del Comune dove vivo. Insieme ad altri ragazzi siamo usciti vincenti dalla competizione elettorale e sono diventato sindaco. Una delle prime cose che ho fatto è stata quella di aderire con una delibera, poi ripresa in tutta Italia, al movimento internazionale delle città di transizione che si propongono di lavorare su una serie di progetti di transizione energetica. Il primo è stato la scuola primaria di Monteveglio e lo abbiamo chiamato La scuola senza tubo di gas, ovvero completamente auto sostenibile».

Come è stata accolta la sua idea così innovativa?

«All’inizio con un po’ di scetticismo, perché c’era chi diceva che sarebbe stato impossibile realizzarla proprio a consumo zero e chi, invece, pensava che avremo speso il doppio del previsto. In realtà abbiamo smentito entrambe questa fazioni perché è stata la prima scuola d’Italia certificata Casaclima GOLD e abbiamo rispettato il preventivo di spesa che corrispondeva a 4 milioni e 800 mila euro, comprese iva e spese di progettazione».

Quali materiali sono stati utilizzati per la costruzione della scuola?

«La parte portante dell’edifico è in cemento armato, mentre quella di coibentazione e i tetti sono stati utilizzati materiali ad alta efficienza energetica. Gli infissi sono a triplo vetro con doppia camera e quando li si apre sembra di farlo con una cassaforte perché sono molto spessi, ma in realtà sono leggerissimi. Ai pannelli fotovoltaici sul tetto sono collegate due maxi pompe di calore che fanno raffrescamento, riscaldamento e ricircolo dell’aria, con dei pannelli radianti montati al soffitto».

Come mai avete optato per questa soluzione?

«L’impianto radiante è nel controsoffitto ed è molto rapido, essendo elettrico, perché riscalda la scuola quando stanno per arrivare gli studenti e il sistema si adatta velocissimamente al nuovo calore emanato anche dai ragazzi che popolano la scuola. Inoltre il ricircolo forzato dell’aria permette di filtrarla, estraendo il calore e questo fa sì che si possa riscaldare l’aria fresca e pulita che arriva dall’esterno, comprimendo i consumi. Infine è stato introdotto un sistema di accumulo di energia con un impianto di batterie che consentono di massimizzare il consumo dell’impianto fotovoltaico sul tetto, che si aggira intorno ai 40 kilowatt».

In che cosa si differenzia questo tipo di scuola dalle altre?

«Tutto ciò che la rende unica non è visibile a prima vista. Quello che colpisce è la nostra scelta di realizzarla su un unico piano, nonostante le sue dimensioni siano di 3.500 metri quadrati. Ogni aula ha la capienza di 50 metri quadrati e ha un proprio cortile privato dove gli studenti possono dedicarsi all’orto e a fare piccoli esperimenti. L’altra particolarità sono le grandi vetrate che si affacciano su un’abbazia millenaria e le piante che crescono nei corridoi interni della scuola grazie a un sistema di tubi di luce. Sembra che le luci siano sempre accese, ma in realtà sono delle lenti che la ricavano dall’esterno che contribuiscono a un notevole risparmio energetico».

Come è stata accolta questa trasformazione della scuola da studenti e insegnanti?

«Molto bene, anche se all’inizio l’impianto domotico ha creato qualche piccolo problema… Insegnanti e studenti non trovavano i pulsanti per accendere le luci perché si regolano in automatico a seconda delle necessità. La stessa cosa vale per riscaldamento e raffrescamento. È una scuola che vive da sola».

La scuola primaria di Monteveglio può essere considerata un punto di partenza, che può essere esteso ad altre realtà sul territorio italiano?

«Dopo l’inaugurazione il nostro progetto è stato replicato in molte altre città. Noi per primi abbiamo fatto uno step successivo, realizzando una scuola per l’infanzia a Castello di Serravalle tutta in bioedilizia, costruita completamente in legno».

Che previsioni fa?

«Siamo in una fase in cui finalmente l’attenzione ai temi della transizione energetica ormai è diventata una priorità che interessa tutti i settori, per cui siamo passati da una fase in cui servivano delle opere modello per far capire che si possono fare le cose, ad una in cui non è più necessario. Nel nostro caso ci voleva qualcuno che facesse da apripista per le scuole, ma ora che la pista è aperta la nostra missione è quella di continuare a tenere alta l’attenzione per poter fare ancora di più».©