giovedì, 25 Aprile 2024

Conflitto Russia-Ucraina e cibo: che cosa aumenterà di più

Sommario

La Russia e l’Ucraina sono due importanti produttori di grano. In base ai dati FAO relativi al 2020, la Russia è al terzo posto al Mondo dopo Cina e India con 86,9 milioni di tonnellate. Mentre l’Ucraina occupa l’ottava posizione con 24,9 milioni. Quest’ultima si piazza molto bene nel settore patate con 20,8 milioni di tonnellate, terza in classifica, seguita dalla Russia con 19,6 milioni. Per quanto riguarda il mais l’Ucraina è al quinto posto con 30,3 milioni di tonnellate e la Russia decima con 13,9 milioni. La Russia è seconda nel settore avena con 4,1 milioni di tonnellate alle spalle del Canada (4,6 milioni). Nei semi di soia Ucraina e Russia occupano rispettivamente l’ottava e la nona posizione (poco più di quattro milioni di tonnellate a testa), molto distaccate da Brasile e USA (oltre 120 milioni a testa).

MATERIE PRIME AGROALIMENTARI: QUANTO IMPORTIAMO DA RUSSIA E UCRAINA

Per quanto riguarda la dipendenza dell’Italia da materie prime agroalimentari provenienti da Russia e Ucraina la situazione non sembra eccessivamente preoccupante. In base ai dati Cia Agricoltori Italiani importiamo il 65% del grano tenero necessario a soddisfare la domanda per il pane e i prodotti da forno. Parliamo di 4,8 milioni di tonnellate di cui 120 mila dall’Ucraina e 100 mila dalla Russia, ovvero complessivamente il 4,6% dell’import. Per quanto riguarda il grano duro con cui si produce la pasta, ne facciamo arrivare dall’estero circa il 40% del fabbisogno ma i numeri di Russia e Ucraina sono trascurabili. L’Italia utilizza circa 12 milioni di tonnellate di mais di cui il 50% deve essere importato. 700 mila tonnellate su 6 milioni arrivano da Kiev, pari al 12% circa dell’import, 14% in termini di valore. Ma il maggior tasso di dipendenza dall’Ucraina si riscontra nell’olio di girasole: ben il 62% delle importazioni in termini di valore.

MATERIE PRIME AGROALIMENTARI: PREZZI ALLE STELLE

L’invasione dell’Ucraina e le sanzioni contro la Russia stanno causando un effetto scarsità sui mercati delle materie prime – anche quelle agroalimentari – e di conseguenza i prezzi sono schizzati in avanti. Il contratto future scadenza dicembre 2022 – attualmente quello con il maggior open interest – sul grano quotato al MATIF-Euronext di Parigi ha segnato un rialzo di oltre il 13% nel mese di febbraio, ma sulla scadenza marzo il rally è stato di ben il 21%. Indicazioni simili anche per il mais: il contratto scadenza giugno 2022 a febbraio è salito del 17% e il future marzo del 24% circa.

GLI EFFETTI CONCRETI PER I CONSUMATORI

Il forte rialzo delle quotazioni del grano ha effetti diretti sul prezzo del pane, su cui si scaricano anche i recenti aumenti dei costi dell’energia utilizzata per la produzione. Le associazioni di categoria parlano di probabili rialzi del 10% per i consumatori, se non ci saranno forme di sostegno da parte dello Stato. Il mais è invece tenuto sotto stretta osservazione dagli allevatori dato che è la componente principale (circa il 47%) del mangime degli animali. Il balzo delle quotazioni di questo vegetale potrebbe quindi riverberarsi sul prezzo di carne, latte e latticini. ©

Simone Ferradini

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Foto: jessica guzik da unsplash