venerdì, 29 Marzo 2024

La moda cambia: l’imprenditoria fashion in Italia è sempre più al femminile

DiRedazione

1 Aprile 2022 , ,
Sommario

Dopo due anni di pandemia, ad assestare l’ennesimo duro colpo al settore della moda è il conflitto russo-ucraino. In questo momento il comparto del tessile e abbigliamento non sia incluso nel pacchetto di sanzioni decise dall’Ue. Eppure il blocco dei pagamenti rende praticamente impossibile qualsiasi operazione commerciale verso la Russia. Una circostanza che incide notevolmente sulle scelte degli acquirenti. «I Russi sono tra i principali buyer della moda europea, tra cui quella italiana, ora si orienteranno verso i mercati asiatici e arabi pur di non soccombere. Almeno per il momento», dice Roberto Jannelli, Presidente di IFTA – Independent Fashion Talent Association, piattaforma che nasce con l’intento di promuovere la moda italiana con un focus particolare sulle piccole aziende emergenti. 

Quali sono le principali difficoltà vissute dalle piccole imprese in questo settore?

«In riferimento al delicato momento storico che ci vede tutti coinvolti, a pagare il costo più alto sono senza dubbio le piccole imprese che non possono competere con e-commerce  di brand affermati o con piattaforme multibrand, tantomeno su budget da investire in operazioni di marketing straordinarie».

Che effetti hanno avuto prima la crisi pandemica e ora la guerra russo ucraina?

«In passato la delocalizzazione ha avvantaggiato molti settori economici favorendo una produzione spinta, ma l’altra faccia della medaglia l’abbiamo vista nel corso della pandemia. Ossia, i Paesi asiatici, tra i maggiori produttori, con frontiere bloccate e fabbriche chiuse hanno subìto il blocco della produzione tessile e moda destinata all’Europa. Il conflitto in corso evidenzia invece, ancor più le nuove conquiste commerciali dei mercati asiatici». 

Che tipo di supporto hanno ricevuto o dovrebbero ricevere? 

«È un tema delicato, gli aiuti significativi in riparazione dei danni della pandemia possiamo dire esser stati scarsi, oggi si necessita di misure d’urto per contrastare la chiusura delle esportazioni. Ci attendiamo un Tavolo Nazionale di settore e un serio impegno da parte del Ministero dello Sviluppo Economico».

Che spazio stanno conquistando le donne in questo settore e qual è il loro identikit?

«Il mondo della moda è determinato da una buona percentuale di creatività e da una massiccia dose di managerialità. È stato dimostrato che in tempo di crisi le donne imprenditrici, siano esse a capo di  aziende di famiglia o di aziende nuove, battono gli uomini  per determinazione e senso pratico. I dati a cui riesco a fare riferimento sono fermi al  2019, a prima che ci fosse il blocco. In Italia sono 93 mila le imprenditrici del settore, Napoli è in testa alla classifica nella categoria “numero di imprese femminili nella moda”, con quasi 7mila realtà; seguono Roma con oltre 6mila, Milano con oltre 4mila, Firenze con 3-mila. Un altro dato significativo è che il 21% delle imprese sono gestite da donne straniere e il 13% da giovani. Crescono le designer (+ 5%) e sono circa il 70 % dei partecipanti al talent per giovani stilisti ideato e realizzato da IFTA». 

Quali sono i mercati più promettenti per i marchi emergenti?

«La Cina si conferma il principale cliente moda in Europa, ma il dato è riferibile soltanto ai marchi di alta gamma. Per i piccoli marchi la crisi è stata determinata non solo dalla scarsa competitività, ma anche dal blocco del turismo. In passato anche la bottega sartoriale italiana riusciva a conquistare gli stranieri in visita a Roma, Napoli e Firenze». 

Marketing, digitalizzazione, export, supporto nella logistica e vendita. Una società multiservizi. Come nasce il progetto IFTA?

«Con l’obiettivo di dare alle piccole aziende di moda un’ulteriore opportunità,  ecco perché ci sono progetti come Phenomena ed Evening Dresses Show. La prima iniziativa è stata Iftawards, che quest’anno è alla sesta edizione. Dai giovani talenti delle Accademie di Italia alle piccole aziende il passo è stato obbligato, insomma diamo sostegno a tutti coloro che hanno bisogno di aiuto nei mercati internazionali. La società conserva il suo carattere associativo perché credo rafforzi un confronto franco e sincero con gli operatori del settore, in maniera più orizzontale e collaborativa. I risultati  migliori si ottengono dalla sinergia di più forze, prova ne è il recente accordo concluso nei primi giorni di marzo con CNA Federmoda per dare slancio a nuovi progetti condivisi. Il protocollo con scadenza triennale, firmato dal presidente di CNA Federmoda Marco Landi, ha lo scopo di aiutare le piccole aziende della moda a trovare nuove opportunità di mercato sia in Italia sia all’estero con eventi mirati. Cominciando dai primi due in calendario: Phenomena, la rassegna tutta al femminile dedicata alle imprenditrici del Sud Italia nei settori food & wine, fashion e design che tornerà per la sua seconda edizione all’Aurum di Pescara il 1 e 2 luglio 2022 e IFTA  Evening Dress che estende a tutta l’Italia i focus sulle nuove proposte di abiti, accessori e gioielli da sera. Si terrà a Vietri sul Mare dal 19 al 21 luglio prossimi. L’intesa comprende anche nuovi progetti mirati ad allargare il ventaglio di presenze delle aziende rappresentate dalle due associazioni, nei principali mercati internazionali».

Quali consigli darebbe a un giovane imprenditore della moda oggi?

«Realizzare un prodotto unico, riconoscibile. In un mercato così affollato bisogna distinguersi attraverso la specializzazione. Associare il proprio nome a un segmento specifico o a un prodotto specifico».                            

Marianna
D’Alessio