venerdì, 4 Ottobre 2024

Il rischio bolla dietro gli investimenti ESG

Sommario

I titoli ESG rischiano di diventare una bolla insostenibile. È l’ipotesi avanzata dagli analisti di Bloomberg, che evidenziano come a fronte di un calo degli indici paragonabile solo ai momenti peggiori della crisi pandemica(S&P 500 a -11% e Nasdaq a -26% in sei mesi) i fondi ESG (Environmental Social and Corporate Governance) restino inscalfibili, ma solo in apparenza. Se infatti la percezione presso gli investitori rimane molto positiva, le prestazioni reali dicono di un calo del 13% nel solo mese di aprile, accennando al rischio di un crash nel prossimo futuro. È una situazione che preoccupa anche il mercato europeo? Per rispondere guardiamo ai numeri del settore.

Trend di raccolta

I recenti dati di raccolta ci parlano di un flusso globale ancora tutto sommato positivo, con 96,6 miliardi di dollari di flussi netti orientati verso fondi ESG nel primo trimestre (fonte: rapporto Morningstar sul primo trimestre). Per dare una misura, nello stesso periodo i loro colleghi meno sostenibili hanno totalizzato un ammontare negativo, con deflussi netti di 21 miliardi di dollari. Eppure, rispetto all’ultimo trimestre queste cifre rappresentano una diminuzione del 35,7%, la più alta degli ultimi tre anni. Un fatto di grande interesse per gli investitori, soprattutto se si osserva che il colpo è arrivato per lo più al mercato europeo, il più grande e sviluppato nel settore. Per l’Europa, la diminuzione è stata del 37%. Neppure a marzo 2020, nel mezzo del crollo legato alla pandemia, abbiamo assistito a una battuta d’arresto tanto consistente.

Una performance insufficiente

Il più chiaro parametro di valutazione dell’efficacia delle strategie di un fondo sono le sue effettive prestazioni. E le prestazioni dei “campioni” del settore ESG non performano particolarmente bene. Anche considerando solo gli asset valutati con i massimi valori di sostenibilità e con un rating Morningstar da 5 stelle, i numeri sono piuttosto deludenti. A livello europeo, il Candriam Sustainable Equity EMU EUR Acc, uno dei principali Azionari Area Euro Large Cap, ha totalizzato dall’inizio dell’anno un -13%. Quanto ai titoli a media capitalizzazione, non se la passano certo meglio, con il DNCA Invest Archer Mid-Cap Europe Class I shares EUR in calo a sua volta di più di dodici punti. Un risultato, insomma, che ricalca quasi precisamente quello degli omologhi americani e nel prossimo periodo potrebbe impensierire ulteriormente i mercati.

Rischi e prospettive

Per un reale paragone è necessario però rilevare la situazione radicalmente differente dell’economia americana in questo periodo. Se già l’impatto negativo dell’ultimo mese è stato forte sugli indici statunitensi, ciò che viene, un inevitabile rialzo dei tassi da parte della Fed, preoccupa ulteriormente. La situazione europea, nettamente diversa, risentirà invece molto delle scelte che la BCE farà nei prossimi mesi. Certo, quello ESG è un mercato globale fortemente interconnesso, ma il peso degli Stati Uniti resta minoritario. È comunque notevole il calo di performance mostrato negli ultimi mesi, anche a livello europeo. E se di bolla ancora non si può parlare, la reazione dei mercati non sembra del tutto commisurata. L’offerta è in aumento vertiginoso, con 227 nuovi fondi ESG aperti dall’inizio dell’anno, di cui due terzi in Europa. Quanto alla domanda, come si è visto, cala non marginalmente, ma mantenendosi a livelli molto lontani dal resto del mercato.

Marco Battistone

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Foto di 3844328 da pixabay

Da sempre appassionato di temi finanziari, per Il Bollettino mi occupo principalmente del settore bancario e di esteri. Curo una rubrica video settimanale in cui tratto temi finanziari in formato "pop".