Situazione molto variegata in Italia, dove di fianco ai grandi marchi internazionali di birra, convivono piccole realtà locali: sono infatti oltre 900 i birrifici artigianali presenti sul nostro territorio. I primi 4 gruppi (Heineken Italia, Birra Peroni, AB InBev Italia e Birra Castello) realizzano però il 65% delle vendite nazionali. A questi si aggiungono imprese di modeste dimensioni quali Semedorato, Amarcord e Birra Lucana.
ANALCOLICHE ITALIANE
L’Italia è anche attiva nel segmento delle birre alcol free. Peroni, che fa capo alla giapponese Asahi, produce la Nastro Azzurro Zero; estensione di gamma della birra premium italiana più bevuta al mondo. Mentre la Forst commercializza la sua birra Forst 0,0%.
A-B INBEV
A livello mondiale, Anheuser-Busch InBev è uno dei principali produttori di birre, con un fatturato di oltre 51,4 miliardi di euro, +16% rispetto all’anno precedente. L’attività del gruppo è focalizzata sulla produzione di birre, attraverso noti marchi come Budweiser, Corona, Beck’s e Leffe per il 91% del fatturato. Il restante 9% deriva dalla produzione, imbottigliamento e vendita di bevande analcoliche, per esempio i soft drink. Il gruppo produce la versione alcool free della Budweiser, della Leffe e della Stella Artois. Quest’ultima ha ottenuto il primo premio come migliore birra alcol free al The Drinks Business Global Masters, rinomata competizione di degustazione.
Il titolo Anheuser-Busch InBev registra un + 3,57% il primo giorno dell’anno, arrivando a 55,81 €. Sale fino a raggiungere i 59,54 €, + 6,68%, verso la metà di gennaio. Da tale quota scende fino ai 53,20 €, toccati il 4 febbraio, -10,57%. Tenta un recupero verso la fine di febbraio, sfiorando i 58,26 €, ma poi precipita a 48€ i primi di marzo, lasciando il 17,64% al mercato. Da tale data recupera il 12,86% e viene scambiato intorno a 54 € nei primi giorni di maggio. Da inizio anno ha perso circa il 3%.
HEINEKEN
Heineken possiede 165 birrifici, malterie e stabilimenti di sidro in oltre 70 paesi. Vanta un fatturato di oltre 22 miliardi di euro, + 11% rispetto allo scorso anno. Questo lo rende il secondo maggiore produttore della bevanda alcolica a livello mondiale.
Il gruppo commercializza anche marchi nazionali come Birra Moretti, Foster’s e Kingfisher. L’azienda olandese è anche attiva nel segmento dell’analcolico, attraverso la birra Heineken 0.0 e la Moretti 0. Quest’ultima è prodotta in Italia.
Il titolo inizia l’anno a quota 99,6 €. Nella prima metà di gennaio arriva a 104,9 €, + 4,51%. Dopodiché precipita a quota 92,44€ all’inizio di febbraio, – 11,15%. Tenta un recupero nella seconda metà del mese arrivando a 98,96 €; ma poi scivola del 20,95% schiantandosi a 78,22 € nella prima metà di marzo. Durante il mese di aprile recupera e nei primi giorni di maggio scambia a 92,58 €, + 18,37%. Da inizio anno ha perso circa il 7%.
CARLSBERG
Altro gigante del settore della birra è Carlsberg, che vanta 79 birrifici. L’anno scorso ha venduto 119,6 milioni di ettolitri di birra e 22,6 milioni ettolitri di bevande analcoliche (bibite gassate ed energetiche). Ottenendo un fatturato di 66,6 miliardi di corone danesi (circa 8,9 miliardi di euro), + 14% rispetto all’anno precedente. Il gruppo produce la Carlsberg 0.0, alternativa per coloro che non vogliono rinunciare al gusto della birra danese, anche in quelle occasioni in cui non si può bere alcool.
Il titolo inizia l’anno a quota 1135,2 DKK. Apre il secondo giorno a 1163,5 DKK e da tale valore inizia a scendere fino ai 1044,4 DKK toccati a fine mese, – 10,19%. A febbraio tenta un leggero recupero arrivando a 1096,2 DKK e poi giù in picchiata, schiantandosi a 771,6 DKK nel mese di marzo, lasciando al mercato un doloroso – 29,61%. Ad aprile incomincia il recupero che porta il titolo a 902 DKK nei primi giorni di maggio, + 16,91%. Da inizio anno il titolo ha perso il 20,54%.
IL FUTURO DELL’ALCOL FREE
Considerando che i grandi produttori di birra sopracitati producono anche birre analcoliche, quest’ultimo, più che un mercato a parte, sembrerebbe un ramo del settore. Un mercato più florido che mai, come testimoniano i dati pubblicati da Global Market Insights, che stimano, per il mercato mondiale delle birre alcol free, un valore superiore ai 9,5 miliardi di dollari e una previsione di crescita del 7,5% annuo fino al 2026.
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Marco Castrataro
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