In Europa è in corso il dibattito sulla revisione del Patto di stabilità. Ma di che si tratta e come funziona?
I termini dell’accordo
Il Patto di stabilità e crescita è un accordo sottoscritto dai Paesi dell’Unione Europea nel 1997 che regola le politiche fiscali e di spesa pubblica dei singoli Stati membri. Impone delle restrizioni ai bilanci pubblici, che devono in sostanza rispettare due requisiti fondamentali, già previsti nel 1992 dal trattato di Maastricht. Il primo è il mantenimento del deficit annuale, ovvero la differenza tra entrate e uscite, entro il 3% del prodotto interno lordo. Il secondo è un debito pubblico al di sotto del 60% del PIL. Se i parametri non sono rispettati, la Commissione Europea può avviare contro il Paese “insolvente” una procedura di inflazione (EDP, cioè Excessive Deficit Procedure). Chi supera i limiti previsti riceve un primo avvertimento dalla Commissione. Se avvia tempestivamente le riforme strutturali necessarie a rientrare entro i limiti, la procedura è sospesa. Altrimenti, gli Stati possono incorrere in sanzioni.
I parametri non funzionano
I limiti imposti dal Patto si sono spesso rivelati irrealistici e difficilmente applicabili. Nel 2017, ben prima cioè della crisi legata al Covid-19, solo 7 dei 19 Paesi dell’Eurozona rispettavano il limite di 60% del debito. Anche per questo, la misura del debito è stata attenuata, autorizzando valori oltre la soglia, a patto che si facessero significativi progressi nella riduzione. Meno frequenti, ma altrettanto significative, le eccezioni alle regole sul deficit: non mancano i casi in cui la procedura di infrazione non è stata applicata, nonostante fosse teoricamente possibile. Per questo, perché il Patto possa tornare ad avere una concreta utilità e credibilità sono necessarie delle modifiche che rendano più realistici i requisiti.
Il Covid-19 ha aumentato il deficit
Il fortissimo impatto economico della pandemia ha richiesto provvedimenti economici urgenti e straordinari. Per attuarli, i membri dell’UE hanno dovuto produrre quantità ingenti di nuovo debito e di deficit. Per questo, la Commissione ha attivato la clausola di salvaguardia del Patto, che sospende l’applicazione dei limiti previsti in caso di emergenza. Ad oggi, anche a causa delle conseguenze della guerra in Ucraina, le condizioni usuali non sono ancora state ripristinate. Per la prima metà del 2023 non sarà avviata alcuna EDP, ma le autorità dell’Unione suggeriscono che sia il momento per cominciare a ridurre la spesa.
La revisione del Patto
Nel frattempo, in Europa si avvia il dibattito, che si dovrà concludere entro il 2024, sulle nuove misure di stabilità. La discussione sarà lunga, ma è già stata avanzata una prima proposta. Infatti, il commissario europeo per gli affari economici e monetari Paolo Gentiloni ha proposto una nuova modalità, basata sulla spesa più che sul deficit. Al centro ci sarebbe l’obiettivo di ragionare sul medio termine, senza fermarsi alla contingenza. Un’ottica fondamentale, se non si vuole azzoppare una crescita economica già in difficoltà.
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