mercoledì, 24 Aprile 2024

Inflazione, taglio al cuneo fiscale: chi ci guadagna e quanto

Taglio cuneo fiscale

Il taglio del cuneo fiscale fino al 5% è uno degli obiettivi annunciati entro la legislatura. La forbice tra stipendio lordo e netto nella busta paga dei lavoratori, però, sarà ridotta attraverso un intervento progressivo, come specificato dal ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso, che ha anche sottolineato che il taglio interesserà «per due terzi il lavoratore e per un terzo l’azienda».

Così, come da manovra recentemente approvata, per il 2023 sarà confermato lo sgravio contributivo del 2% per i redditi tra 20mila e 35mila euro introdotto dal governo Draghi.

Diverso il discorso per chi guadagna fino a 20mila euro: in questo caso il taglio del cuneo fiscale sale dal 2% al 3% e, di conseguenza, gli stipendi per questi lavoratori saranno leggermente più alti con il nuovo anno.

Cuneo fiscale, chi ci guadagna e quanto

A beneficiare del taglio del cuneo fiscale, dunque, saranno solo i lavoratori dipendenti (pubblici o privati) con reddito fino a 20mila euro.

Per chi guadagna 1.000 euro lordi al mese (quindi 13mila annui, considerando anche la tredicesima), l’ulteriore taglio dei contributi dell’1% porta a versare non più 71,90 euro al mese ma 61,90. Il che vuol dire che gli stipendi aumenteranno di 10 euro al mese.

Per uno stipendio di 1.300 euro al mese (16.900 euro annui) i contributi scendono da 93,47 a 80,47 euro al mese, per un aumento in busta paga di 13 euro. Su uno stipendio di 1.500 euro (quindi vicino alla soglia massima, con 19.500 euro annui) si passa da 107,85 euro di contributi a 92,85, per un aumento in busta paga di 15 euro mensili.

Cuneo fiscale, una battaglia già persa con l’inflazione?

Tenuto conto di queste cifre, sono in molti a credere che quella con l’inflazione sia già una battaglia persa. Secondo l’indagine «Reddito e condizioni di vita» dell’Istat, che misura il carico fiscale e contributivo sulle buste paga, tra il 2007 e il 2020 gli stipendi netti degli italiani sono calati del 10%. Difficile pensare che in due anni caratterizzati da ulteriore crisi dovuta alla pandemia e alla guerra, la tendenza possa essere cambiata. A peggiorare il quadro è anche l’inflazione alle stelle che non sembra arrestarsi, in una spirale crescente, cui però non segue un aumento dei salari, come invece avviene in altri Paesi.

Anche a voler guardare i precedenti si direbbe che il taglio del cuneo operato dal governo attuale sia del tutto insufficiente e non riesca nell’intento di proteggere il potere d’acquisto degli italiani.

Il governo Prodi, con le Finanziarie del 2007 e 2008, lo tagliò di cinque punti portando nelle tasche dei lavoratori dipendenti 468 euro medi all’anno in più, in un momento storico in cui gli stipendi erano il 10% più alti di adesso. Il taglio al cuneo fiscale di 2 e 3 punti percentuali operato dall’esecutivo per il 2023 comporta una variazione da 231 a 395 euro all’anno, a seconda dei livelli di reddito.