giovedì, 2 Maggio 2024

L’inflazione cala in Europa, ma il taglio della produzione di petrolio rischia di far risalire i prezzi

Sommario
recessione

Il taglio della produzione di petrolio decisa dall’Opec+ rischia di far risalire i prezzi nonostante l’inflazione cali in Europa. In America manifattura e lavoro iniziano a peggiorare sensibilmente, dunque la Fed potrebbe smettere di alzare i tassi però c’è l’incubo recessione. Non c’è una direzione precisa, nemmeno a Wall Street, numeri contrastanti in attesa del dato sull’occupazione Usa previsto per venerdì. Così Piazza Affari, dopo 6 sedute in verde consecutive, tira il fiato e cede lo 0,56% tenendo comunque i 27mila punti.

L’inflazione parte bene

L’inflazione a monte, quella dei prezzi alla produzione, nell’area dell’euro è ulteriormente diminuita al 13,2% su base annua a febbraio, in calo rispetto a un aumento del 15,1% rivisto nel mese precedente e leggermente al di sotto delle aspettative del mercato del 13,3%. È stato anche il tasso più basso da luglio 2021. Senza energia, l’inflazione dei prezzi alla produzione sarebbe scesa al 10,2% su base annua dall’11,1% di gennaio. Mese su mese inoltre i prezzi alla produzione sono calati dello 0,5%, più delle previsioni che ipotizzavano un -0,3%. Questo aveva spinto il Dax sui massimi da 14 mesi, tenendo in positivo anche Milano.

Razzo Olidata

Dopo i dati americani è cambiata la musica a Piazza Affari. Bene Saipem, benché il petrolio abbia perso terreno, ed Erg, maglia rosa con +3,5%, per le prospettive nel Regno Unito e non solo sull’eolico. Chi invece va in retromarcia è Cnh industrial, quasi -2,8%, che ha lanciato una nuova emissione obbligazionaria. Ancora debole Intesa Sanpaolo, nel podio dei peggiori con un -1,5%. Giù Stellantis, nonostante la cessione di Fca Bank a Credit Agricole.

Da segnalare poi il boom di Olidata. La storica azienda informatica rimasta sospesa dagli scambi per sette anni è tornata ieri operativa con un nuovo socio di riferimento, Cristiano Rufini. Più 50%. E oggi replica: +63% a 0,45 euro.

A Parigi intanto Lvmh e Hermes toccano nuovi record storici.

Oro ai massimi da un anno

Jamie Dimon, numero uno di Jp Morgan, ha scritto nel suo messaggio annuale che «l’attuale crisi non è ancora finita e, anche quando sarà alle nostre spalle, ci saranno ripercussioni per gli anni a venire». Wall Street però si è concentrata su altro. Ovvero il cosiddetto Job Openings and Labor Turnover Survey (l’indagine sulle opportunità e sul turnover del lavoro), cioè le offerte di lavoro scoperte, un dato molto seguito dalla Federal Reserve. Ebbene, a febbraio sono vacanti “solo” 9,9 milioni di posti rispetto ai 14,4 milioni stimati e ai 10,56 di gennaio, dato più basso da maggio 2021. Se migliora l’incrocio domanda-offerta, secondo la Fed, possono calare gli stipendi richiesti e dunque l’inflazione. L’indice ha subito fatto volare l’oro che ritocca il suo record, salendo sopra i 2030 dollari l’oncia, ai massimi da un anno, scommettendo su uno stop a nuovi rialzi dei tassi negli Usa per una possibile recessione, complice la diminuzione (-0,7%) superiore alle attese degli ordini alle fabbriche americane.

Taglio tassi prima del previsto

«Mi aspetto che l’attuale livello elevato del Bank Rate richiederà un’inversione più rapida e tempestiva, per evitare un significativa sottostima dell’inflazione», ha spiegato Silvana Tenreyro, responsabile della politica monetaria della Banca d’Inghilterra, aprendo alla possibilità di iniziare a tagliare i tassi di interesse prima del previsto. 

Chi si è giù fermata con la stretta è la Reserve Bank of Australia che ha mantenuto il costo del denaro stabile al 3,6%, segnando la prima pausa nel ciclo di rialzi della banca centrale da quando ha iniziato ad alzare i tassi nel maggio 2022. «La decisione di mantenere i tassi di interesse costanti questo mese offre al consiglio di amministrazione più tempo per valutare lo stato dell’economia e le prospettive, in un contesto di notevole incertezza», ha dichiarato il governatore Philip Lowe in una nota, aggiungendo che la crescita dell’economia è rallentata, con un’espansione nei prossimi due anni che dovrebbe essere inferiore al trend. ©

Classe 1977. Giornalista. Lavoro all’agenzia di stampa Green Economy Agency, dove seguo il mercato dell’energia e non solo. Ex vicedirettore di Libero. Da sempre appassionato di economia e finanza, su il Bollettino scrivo la rubrica “Buy Buy, cosa succede in Borsa”, dove racconto gli spunti della seduta appena conclusa e segnalo appuntamenti e possibili titoli da seguire per il giorno successivo.