lunedì, 7 Ottobre 2024

Avendo un portafoglio quasi totalmente azionario, in che modo dovrei considerare l’investimento in obbligazioni? (Francesco, Aosta)

Dopo quasi un decennio di tassi a zero, molti si sono trovati quasi costretti a sovraesporre il portafoglio ad asset tipicamente più rischiosi come le azioni, in cerca di rendimenti. Adesso, il mondo dei mercati e delle banche centrali sta tornando alla normalità, con tassi in costante aumento un po’ ovunque, nella speranza di combattere l’inflazione.

È importante capire il contesto in cui ci muoviamo per fare delle considerazioni su come inserire l’asset delle obbligazioni in portafoglio.

Prima considerazione

Un portafoglio con una componente obbligazionaria, aiuterà in chiave di diversificazione, ad avere un rapporto rischio/rendimento migliore rispetto a quello che si otterrebbe con un portafoglio 100% azionario.

Facciamo un esempio e confrontiamo 4 scenari con composizioni diverse tra azioni e obbligazioni, calcolando il tasso di rendimento composto annuo (CAGR) e la massima perdita ottenuta (Max Drowdown, indicatore del rischio). Per tutti i portafogli è stato preso in considerazione un periodo che va dal 1991 al 2023 e utilizzati due ETF, SPY come indicativo di un paniere di azioni, IEF come indicatore di un paniere di obbligazioni governative. Ecco i risultati:

PTFCAGRMAX DROWDOWNRISCHIO/RENDIMENTO
100 % AZIONI9,96%-50,80%0,188976378
70% AZIONI – 30% BOND8,49%-33,15%0,256108597
50% AZIONI – 50% OBBLIGAZIONI7,93%-20,14%0,393743793
20% AZIONI – 80% OBBLIGAZIONI5,15%-17,33%0,297172533

Dalla tabella si può notare che, nel lungo periodo, all’aumentare della componente obbligazionaria il rapporto rischio/rendimento, ottenuto come semplice divisione del CAGR/MaxDowDown, migliora via via (è più alto) fino alla composizione 50/50, per poi tornare a scendere quando la composizione diventa a maggioranza obbligazionaria. Tradotto, e senza entrare nei tecnicismi di quella che gli addetti ai lavori chiamano frontiera efficiente, vuol dire che nell’esempio il miglior rapporto rischio/rendimento si ottiene con una composizione equa tra azioni e obbligazioni (50%/50%). Ciò significa che, con la sua esposizione quasi totale al mercato azionario, non sembra avere un portafoglio efficiente dal punto di vista rischio/rendimento.

Seconda considerazione

Bisogna considerare l’attuale congiuntura economico-finanziaria e lo facciamo con un breve confronto: rendimento da dividendo contro rendimento da cedola.

Per i dividendi prendiamo in considerazione lo yeld di due ETF a distribuzione, uno esposto al mercato USA (Ticker EKUS), uno esposto al mercato ITA (Ticker ETFMIB) e lo yeld dei bond governativi a 2 anni dei rispettivi Paesi.

PaeseRendimento Bond 2YRendimento da Divdendo ETF Bora
USA4,892,125
ITA3,811,21

Come si può facilmente notare e considerate le incertezze globali, gli investimenti in obbligazioni governative hanno una cedola, tra l’altro “certa” (risk free), all’incirca doppia rispetto al dividendo medio, incerto, che si può ottenere dall’investimento in fondi azionari. Alla luce di questo è chiaro che le obbligazioni, cadute nel dimenticatoio nell’ultimo decennio, tornano ad essere un asset, anche nel breve periodo, che vale la pena prendere in considerazione quando si costruisce un portafoglio. Anche in questo caso, prendendo il suo esempio di portafoglio quasi 100% azioni, l’inserimento di obbligazioni potrebbe giovare dal punto di vista dei flussi di cassa cedolari in ingresso, maggiori rispetto a quelli ottenibili solo con azioni.

Attenzione però, queste sono considerazioni generali: prima di esporsi al mercato obbligazionario tenga in considerazione che non tutte le obbligazioni sono uguali (sia per una questione di emittenti sia per una questione di valute di emissione sia per una questione geografica) e un’attenta analisi della propria propensione al rischio, dell’orizzonte temporale e degli obiettivi di vita è la base da cui partire. ©

Risposta a cura di Giammarco Dalessandro, EGOS