Il vertice di Nairobi è un punto di svolta. Per la prima volta la messa in campo di misure concrete per affrontare a livello globale il problema della plastica. L’Italia non si trova una posizione brillante, al contrario è responsabile, solo con il consumo degli spazzolini da denti, dello spreco di 4mila tonnellate di plastica.
La bozza zero per contrastare l’inquinamento da plastica
Sono 175 i Paesi riuniti per negoziare. L’incontro avrà termine il prossimo 19 novembre presso la sede del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), a Nairobi. È la terza di cinque sessioni e l’obiettivo è uno: l’adozione del trattato entro la metà del 2025. A ciascuno dei Paesi firmatari (già coinvolti nell’ambito degli Accordi di Parigi nella missione di contenere la temperatura globale sotto i 2°C), si chiede di provvedere a un piano nazionale autonomo per soddisfare gli obblighi legati al trattato globale. All’interno della bozza si presentano le molteplici strade da seguire, la base per le deliberazioni ad alto rischio del vertice in corso. Nel frattempo, non si placano le proteste. Centinaia di attivisti per il clima sabato marciano a Nairobi chiedendo attenzione alla riduzione della quantità di plastica prodotta.
L’inquinamento da plastica
Ogni anno si producono circa 430 milioni di tonnellate di plastica, due terzi dei quali solo per uso a breve termine. L’Italia è tra i peggiori Paesi inquinanti che si affacciano sul Mediterraneo, contribuendo soprattutto in qualità di secondo più grande produttore di rifiuti plastici in Europa.
La quantità non è destinata a diminuire, anzi. Le stime segnalano che l’aumento triplicherà entro il 2060. La volontà di ridurre l’uso e la produzione di plastica da combustibili fossili è sicuramente una misura sostenuta dai gruppi ambientalisti. Al contrario, le economie del settore non ci stanno. Quest’ultime, compresi gli Stati Uniti, preferiscono puntare su riciclo, innovazione e una migliore gestione dei rifiuti.
L’impatto climatico dell’ossessione per la plastica
Negli anni Cinquanta, il mondo produceva 2 milioni di tonnellate di materiale all’anno. Oggi, la quantità è salita a oltre 400 milioni di tonnellate. Se la produzione attuale rimanesse in linea, la produzione annuale di plastica potrebbe raggiungere 1,1 miliardi di tonnellate entro il 2050.
La plastica contribuisce anche al riscaldamento globale. Nel 2019 i dati stimano 1,8 miliardi di tonnellate di emissioni di gas serra prodotti a causa del materiale inquinante. Si tratta del 3,4% del totale globale, più della percentuale di CO2 apportata dal settore dell’aviazione o delle emissioni di tutto il riso coltivato nel mondo.
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