L’Indice di Percezione della Corruzione (CPI) rileva che negli ultimi 10 anni sono stati irrisori i progressi fatti per contrastare il fenomeno nel settore pubblico e nella politica. È infatti rimasta stabile la media globale, come ormai succede da 12 anni consecutivi. Sono 28 i Paesi che, secondo l’analisi svolta da Transparency International Italia, hanno migliorato le proprie performance sul fronte del malaffare. La situazione è invece peggiorata in 35 Stati.
Indice di percezione della corruzione
Il CPI varia da 0 a 100 su una scala che cresce all’aumentare dell’anticorruzione e viene valutata su parametri definiti da esperti in materia. L’Italia ha ottenuto 56 punti nel 2023, nel 2022 e nel 2021. La media del Paesi dell’Europa occidentale è invece scesa di un punto: da 66 a 65.
Il contrasto alla corruzione
La stabilità dell’Indice di Percezione della Corruzione in Italia, che dal 2012 ha guadagnato 14 punti, è in teoria un buon segnale nel contrasto al malaffare. È stata infatti inserita negli unici 6 Paesi, su un totale di 38, che hanno applicato norme utili a fronteggiare i reati corruttivi nella pubblica amministrazione e in campo politico. In 3/4 del resto dei Paesi europei invece le iniziative anticorruzione risultano contenute e in fase di stagnazione.
Lo scenario internazionale
Sul piano internazionale i livelli di corruzione percepita sono rimasti invariati. La media globale è di 43 punti. I Paesi dove il malaffare nella gestione della cosa pubblica pare sia meno diffuso sono: la Danimarca (90 punti); la Nuova Zelanda (87 punti) e la Finlandia (85 punti). Gli Stati nei quali invece le “mazzette” sarebbero più comuni sono: la Somalia (11 punti); il Venezuela, la Siria e il Sud Sudan (con 13 punti). ©
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