lunedì, 29 Aprile 2024

Pasti “gratis” pagati da tutti: l’errore del deficit spending

Sommario
pasti

Il mondo politico – italiano e non – vive da sempre una grande contraddizione. Quella tra il bisogno di presentarsi come generosi benefattori, riducendo le tasse o introducendo sussidi, e il parallelo compito (teorico, almeno) di mantenere in buona salute le finanze di un Paese. L’Italia, in questo, conosce una lunga tradizione di “pasti gratis”. Non si parla di beneficienza, ma della spesa pubblica. I governi che si sono succeduti alla guida del Paese hanno spesso speso miliardi di euro in interventi-manifesto pubblicizzati in ogni dove. Ben meno spesso sono però menzionati gli effetti di questi interventi, finanziati a debito e gravosi per le tasche di tutti.

Cosa sono i pasti gratis?

«I pasti gratis sono serviti ad avere consenso. Come può non piacere la spesa presentata come senza costi?», dice Veronica De Romanis, Docente di European Economics presso The Breyer Center for Overseas Studies della Stanford University a Firenze e alla Facoltà di Scienze Politiche e al Master in Business Administration della Libera Università degli Studi Sociali Guido Carli (LUISS) di Roma, nonché autrice del libro Il pasto gratis, Dieci anni di spesa pubblica senza costi (apparenti). Il problema è che diventa una sorta di droga legale. I cittadini si abituano in fretta. Votano chi offre di più. E allora chi è al governo rilancia.

De Romanis

Il caso del Bonus 110 per cento, dove si ottiene dallo Stato più di quanto si è speso, è emblematico. Vale la pena ricordare che una simile agevolazione non esiste in nessun altro Paese. Eliminare queste misure diventa praticamente impossibile. E così ci ritroviamo con un bilancio pubblico con oltre 600 voci di spese fiscali erariali, le cosiddette tax expenditures. Una cifra che aumenta nonostante le promesse che ogni partito fa in campagna elettorale di ridurle. Cosa che non avviene mai, perché un’agevolazione tolta è vissuta come una tassa in più. Basti pensare a ciò che sta succedendo con l’Imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) agricola. Il Governo l’aveva tolta mesi fa. Ora viene reintrodotta, sebbene in maniera limitata».

Il conto però è sempre più salato. Infatti, a dicembre l’indebitamento del nostro Paese ha raggiunto circa 2.863 miliardi di euro, secondo l’ultima analisi della Banca d’Italia. Come se non bastasse, il PIL aumenta, ma non abbastanza: il 2024 rimane un’incognita. «La crescita dovrebbe attestarsi al 0,7%: la buona notizia è che non siamo più fanalino di coda in Europa. Quella meno buona è che la cifra è la metà di quella prevista dal Governo nella Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (NADEF) a settembre. Ciò significa che c’è un rischio che l’intero impianto della finanza pubblica debba essere rivisto».

Cosa intende per pasti gratis?

«È un metodo utilizzato da tutti i governi che si sono succeduti alla guida del Paese negli ultimi dieci anni. Dopo le misure di austerità adottate dal governo Monti per rimettere in ordine i conti e tranquillizzare i Mercati – lo spread nell’estate del 2011 aveva toccato quota 500 punti base – gli esecutivi successivi hanno tutti fatto la stessa promessa: basta con il rigore e i tagli. E cosi hanno introdotto misure di spesa presentate come senza costi. Di queste misure si spiegava che ci sarebbe stato un impatto, ma non si spiegava chi avrebbe pagato e come. Chiariamo un punto: se si mettono delle risorse nell’economia, qualche impatto c’è di sicuro. Il punto è capire se questo impatto è maggiore del costo iniziale. Ciò non è avvenuto e il debito pubblico è continuato a crescere. A dimostrazione che i conti si pagano sempre».

Chi ha pagato il conto più salato?

«Noi cittadini. Le misure di spesa presentate come senza costi sono finanziate con maggiore debito, che dovrà essere ripagato in futuro. Un debito che cresce rende vulnerabile un’economia in caso di shock inattesi – un film che abbiamo già visto durante la crisi finanziaria. E poi costa in termini di spesa per interessi, per cui l’Italia spende oltre 80 miliardi in spesa, una cifra superiore a ciò che si destina alla formazione. La spesa per interessi è, peraltro, iniqua perché sottrae risorse alla collettività per distribuirle a chi detiene titoli di debito pubblico, che non è certamente la parte più svantaggiata della popolazione. Vengono quindi a mancare risorse per beni pubblici come la scuola e la sanità. In poche parole, a pagare i pasti gratis sono soprattutto i più deboli e i giovani. Ossia coloro che andrebbero tutelati di più».

Quali sono gli esempi più eclatanti?

«Nel libro ce ne sono diversi. Dagli 80 euro a spese più piccole, come il Bonus Cultura da 500 euro, al reddito di cittadinanza. Tutte misure adottate senza specificare quale sarebbe stato il costo e chi lo avrebbe pagato. Sono state finanziate con l’emissione di maggiore debito. Debito che però è stato nascosto dietro nomi positivi come la flessibilità o presentato come buono, oppure ancora nascosto con artifici contabili come le clausole di salvaguardia».

Come funziona questo tipo di clausola?

Pil

«Chi governa spende oggi ma annuncia che le coperture verranno trovate domani, altrimenti ci sarà un incremento dell’IVA. Quando arriva il momento di trovare queste coperture, però, gli incrementi dell’IVA non vengono mai fatti scattare perché colui che li aveva annunciati sostiene che inasprire la pressione fiscale sarebbe la più scelllerata delle scelte. E, così, la spesa, che è stata già approvata, viene finanziata con maggiore debito. Le clausole di salvaguardia non sono altro che un trucco contabile per finanziare nuove misure di spesa. Un modo perfetto per servire un pasto gratis. Furono introdotte dal Governo Berlusconi, poi da Renzi. Tutti i governi le hanno successivamente aumentate e regolarmente disinnescate con maggiore debito».

Restiamo in tema di bonus. Nel suo libro scrive che in Italia l’eliminazione dei vincoli di bilancio ha sdoganato l’idea che ci fossero i soldi gratis per tutto e per tutti: un messaggio pericoloso, che ha finito col favorire l’adozione di misure come i bonus per le biciclette e i monopattini. Cosa ne pensa, invece, del nuovo piano di incentivi da 1 miliardo di euro per l’acquisto di automobili non inquinanti?

«In linea generale, ogni spesa deve avere una copertura. Chi introduce un sussidio, un bonus un’agevolazione dovrebbe spiegare dove trova le risorse, chi le paga e quali sono gli impatti. I fondi pubblici sono scarsi e limitati. Se si sceglie di tutelare una certa categoria di persone, bisogna spiegare che altre pagheranno il conto».

bancomat

Qual è l’impatto complessivo dei pasti gratis?

«Un debito che cresce, lo si è detto, rende più vulnerabile l’economia. A fronte di un debito elevato e che non scende, i Mercati, ossia chi investe nel nostro Paese, possono reagire in modo violento, imponendo al governo di turno aggiustamenti – in particolare tagli alla spesa e rialzi delle tasse – anche molto severi. Un’opinione pubblica anestetizzata dal miraggio di non dover pagare mai non capisce che questa reazione dei Mercati è inevitabile e di conseguenza la interpreta come un attacco di fantomatici Poteri Forti. I cittadini – spaventati – si rinchiudono nelle loro paure. Il loro desiderio di riscatto finisce per premiare i partiti che gridano al complotto contro la sovranità della Nazione. Il risultato ultimo è un indebolimento della democrazia stessa». ©

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