L’immigrazione potrebbe salvarci dalla crisi demografica. Ma serve una regolamentazione precisa. Altrimenti si pagheranno le conseguenze. Da un lato con la mancanza di lavoratori che possano fare fronte alle esigenze di una popolazione che invecchia incessantemente. Dall’altro il rischio che i posti di lavoro che si creeranno, invece che regolari, finiranno nel mare magnum del nero.
Lavoro domestico sempre più richiesto
Prendiamo il caso dei lavoratori domestici come badanti e colf. Ne serviranno sempre di più, dicono i dati. Nel 2020 la popolazione under 65 nella UE27 era pari al 20% del totale nel 2020. Nel giro di 25 anni, entro il 2050, arriverà a coprire quasi un terzo di tutti gli abitanti (il 29,5%). Tradotto, ci sarà un bisogno crescente di chi si occupa di curare gli anziani. Sarà il lavoro nero la modalità principale per reclutare i domestici di cui il Paese ha sempre più bisogno?
Senza contratto
La maggior parte dei lavoratori della categoria è infatti composta da stranieri (70%) secondo le stime di Domina, associazione dei datori di lavoro domestico. Di questi, l’80% è proveniente da Paesi extra UE e ha bisogno di un permesso di soggiorno per essere inquadrata con contratto. Nel 2022 i domestici irregolari erano invece la maggioranza, il 51,8%, contro il 48,2% di lavoratori a norma di legge. Per un totale di 1,85 milioni di assistenti domiciliari.
Il decreto flussi insufficiente
Ogni anno il Governo pubblica un decreto che contiene il numero massimo di lavoratori ammessi a entrare regolarmente in Italia dall’estero. Tramite una piattaforma messa a disposizione sul sito del ministero dell’Interno le famiglie possono fare domanda per l’assunzione regolare, con permesso di soggiorno, di uno straniero da impiegare nell’assistenza domiciliare. Una modalità che fa gola, perché consente di regolarizzare la persona da contrattare e di accedere ad agevolazioni fiscali. Tant’è che nei primi giorni del click day fissato per fine marzo 2024, le richieste sono state ben 112mila. Peccato però che la previsione ministeriale di ingressi di stranieri, contenuta appunto nel decreto flussi, sia del tutto insufficiente, e pari a soli 28.500 lavoratori per il triennio 2023-2025. Vale a dire 9.500 ogni anno. Neanche un decimo delle richieste.
Il risparmio per lo Stato
Senza permessi di soggiorno non si firmano contratti. E il lavoro nero significa anche mancati introiti per lo Stato. I calcoli li ha fatti ancora una volta Domina, sul 2022. L’impatto economico della spesa delle famiglie per il lavoro domestico è pari a un punto di PIL, 17 miliardi. Nel caso di lavoratori irregolari la cifra annuale nel 2022 è stata di 6,6 miliardi. Che diventano 7,7 nel caso di contratto regolare, includendo retribuzione, TFR e 1,1 miliardi di contributi: gli stessi che le casse INPS vanno invece a perdere.
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