Esploso con la pandemia, lo smart working è destinato a restare tra noi. I dati lo confermano: gli smart worker italiani erano nel 2019 570mila; nel 2024 ammontano a 3,55 milioni (Osservatorio Smart Working Italia), in lieve calo sull’anno precedente quando se ne contavano 3,58 milioni (-0,8%). Una riduzione registrata soprattutto nelle PMI – dove si è passati da 570 a 520mila lavoratori da remoto -, ma la tendenza prevista per il 2025 è una crescita del 5%. Perché? Per giustificare il successo di questa modalità di lavoro basta fare i calcoli: la convenienza economica c’è per tutti, imprese e lavoratori.
Le spese per chi lavora in smart working
I costi da sostenere non mancano per chi trascorre le giornate al computer tra le mura di casa. Quali sono gli importi? A pesare sono le spese energetiche. Una famiglia di due persone, entrambe in smartworking, arriverebbe a spendere il 23% di energia in più all’anno, per un totale in media di 300 euro, come se pagasse un bimestre in più (Altroconsumo). Anche il gas aumenterebbe, sia per i termosifoni che per la cucina dei pasti casalinghi, con aumento annuale medio di circa 475 euro. Il tutto però compensato dal risparmio delle spese di trasporto, che potrebbero sfiorare i mille euro annuali per soli due giorni di lavoro da casa a settimana. Senza contare l’abbigliamento: uscendo meno, sono sufficienti pochi capi.
Quanto risparmiano le aziende
Sull’altro fronte c’è tutto un abbattimento di costi sulle spalle delle aziende. A partire dalla restrizione degli spazi per gli uffici, per tutta la strumentazione necessaria, l’arredamento e le spese di mantenimento. Turni in presenza a rotazione tra i colleghi si tradurrebbero in un risparmio fino a 2.500 euro annuali (fonte AIDP). Ma anche uno smart working parziale, di soli due giorni a settimana, comporterebbe un taglio equivalente a 500 euro a postazione (Osservatorio Politecnico di Milano).
Aumenti per il rientro
Nonostante i vantaggi siano su entrambi i fronti, si stanno verificando negli anni richieste di rientri in ufficio (alcune eclatanti, come quelle da parte del CEO di Amazon). Un retrofront che fa storcere il naso ai dipendenti. La contropartita richiesta è un aumento salariale, stando ad esempio a una ricerca di Hays Italia, in collaborazione con lo Studio legale Daverio&Florio. I 700 lavoratori agili intervistati hanno infatti dichiarato che alla cancellazione della modalità di lavoro da casa dovrebbe far fronte un incremento dello stipendio del 30%, pari a circa 7mila euro annui.
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