Nei prossimi due anni si giocherà la partita più importante per il destino del nucleare europeo: il piano finanziario dell’Ue. Il tema centrale, spesso sottovalutato, è che il nucleare è ancora oggi un investimento ad alto rischio. Infatti, gli sforamenti di costi e i ritardi sono all’ordine del giorno nei grandi cantieri. Problematiche che rischiano di allungare sensibilmente i già lunghi tempi di realizzazione di un impianto, con il rischio che tassi e condizioni di Mercato cambino radicalmente.
Gli investitori dubitano ancora del nucleare
C’è poi la questione della reputazione finanziaria. Nonostante il riconoscimento del nucleare nella tassonomia verde europea, molti investitori istituzionali hanno ancora dubbi sull’effettiva sostenibilità di questa tecnologia. La conseguenza è un accesso disomogeneo al credito, che rischia di tradursi in costi più alti per gli operatori. Fino a oggi, Bruxelles non ha ancora definito un quadro di finanziamento europeo coerente. Un ritardo che potrebbe rallentare lo sviluppo del nucleare.
Per questa ragione, da qui al 2027 nella capitale belga si lavorerà a ritmo serrato per definire un quadro solido per il rilancio dell’energia dell’atomo. I negoziati sulla politica industriale, le decisioni sugli aiuti di Stato e le prime scelte di investimento su SMR (Small Modular Reactor) e progetti dimostrativi saranno decisivi per aiutare questa fonte ad avere un ruolo importante nel mix energetico, attraendo flussi di capitale pubblico e privato. A giugno anche l’Italia ha fatto il suo ingresso nell’Alleanza europea per il Nucleare, ma trovare i fondi per il rilancio dell’energia dell’atomo non sarà una passeggiata di salute per il nostro Paese.

Quanto costerà lo sviluppo del nucleare?
L’ingresso nella Nuclear Alliance permette all’Italia di sedere al tavolo europeo e nei gruppi di lavoro dove si discute il ruolo dell’energia nucleare nel mix energetico e si definiscono le policy e i progetti strategici legati a questa fonte di energia. Dopo l’ingresso di 14 Paesi nella coalizione, nata nel 2023 per promuovere il ruolo dell’energia nucleare nel Green Deal e nella strategia industriale europea, si pone il tema di dove trovare i fondi per investire in Ricerca e sviluppo, favorire lo sviluppo di una filiera industriale e accelerare la costruzione di nuovi impianti. Non parliamo certo di spiccioli. Complessivamente, da qui al 2050 l’Ue dovrà spendere 241 miliardi di euro solamente per allungare la vita dei reattori nucleari esistenti e per costruire nuovi impianti, secondo la Commissione Europea.
Una cifra importante che non considera i nuovi Advanced Modular Reactor (AMR) e Small Modular Reactor, tecnologia scelta come prioritaria dal Governo italiano per il rilancio dell’energia dell’atomo. L’Europa e l’Italia saranno chiamate a uno sforzo economico-finanziario importante per realizzare gli obiettivi prefissati. Per questa ragione, i governi europei membri della Nuclear Alliance e i ministri competenti hanno inviato diversi messaggi formali alla Commissione chiedendo chiarimenti su strumenti e garanzie. I Paesi dell’Ue chiedono a gran voce a Bruxelles di definire al più presto un quadro di finanziamento europeo coerente per attrarre capitale privato e sostenere la catena di fornitura. Altrimenti, il piano di rafforzare l’autonomia energetica dell’Europa, riducendo la dipendenza da importazioni extra-Ue, rischia di naufragare.

La strategia di Bruxelles
Intanto, nella capitale belga si ragiona su come rilanciare il nucleare. Sono tre gli attori che giocheranno un ruolo principale nella strategia per il rilancio del nucleare allo studio dell’Unione Europea: le banche multilaterali e Ue, i governi nazionali, gli investitori privati e i Mercati dei capitali. L’idea allo studio di Bruxelles prevede di combinare grant, prestiti e garanzie per ridurre il rischio e attirare capitale privato. In particolare, il piano consiste nel puntare sul supporto congiunto di Banca Europea per gli Investimenti (EIB), Euratom e capitale privato per trovare i fondi che serviranno per il ritorno in grande stile dell’energia dell’atomo. Esistono già programmi europei e strumenti finanziari di supporto dedicati a progetti di SMR e AMR. Infatti, la Commissione Ue ha già selezionato proposte (per esempio, Ansaldo, Newcleo) per progetti nucleari che facilitano l’accesso a fondi Ue.
La task force della Nuclear Alliance lavora a un pacchetto di strumenti europei combinati per facilitare prestiti, garanzie, co-finanziamento di prototipi di SMR e rafforzare la filiera europea. Il “pacchetto nucleare europeo” punta su prestiti EIB, linee Euratom, grant per l’innovazione e soprattutto garanzie sovranazionali per ridurre il costo medio ponderato del capitale. Nei tavoli di lavoro della capitale belga si discute anche della possibile estensione degli IPCEI (Important Projects of Common European Interest) alla filiera nucleare, al fine di permettere sussidi mirati e accelerare gli investimenti industriali. Dietro le quinte si lavora a un progetto importante: l’armonizzazione delle regole sugli aiuti di Stato. Un risultato che permetterebbe di evitare che un Contratto per Differenza in Francia o in Polonia si trasformi in un dumping regolatorio rispetto ad altri Stati membri. Inoltre, la Commissione dovrà lavorare per bilanciare esigenze di Mercato interno e urgenze di sicurezza energetica.
I pilastri del piano dell’Ue
Il primo pilastro della strategia finanziaria allo studio di Bruxelles è lo storico Euratom Loan Facility, che consente prestiti europei a progetti nucleari. Un veicolo finanziario che fino a oggi è stato poco sfruttato. La Commissione Europea, però, lo considera uno strumento utile per sostenere estensioni di vita degli impianti e investimenti nella sicurezza. Il secondo tassello del piano di Bruxelles è composto dalla Banca Europea per gli Investimenti. Dopo anni di cautela, la banca con sede a Lussemburgo ha segnato un cambio di passo. Infatti, nel 2025 ha concesso 400 milioni di euro a Orano per ampliare l’impianto di arricchimento Georges Besse II. È il segnale che la filiera nucleare può tornare a intercettare capitale multilaterale, almeno nelle sue componenti industriali.
Il pilastro della strategia allo studio della Commissione Europea per finanziare il rilancio del nucleare è l’Innovation Fund, il grande contenitore europeo per progetti di decarbonizzazione e R&D. Fino a oggi il fondo ha incentivato rinnovabili e idrogeno, ma i ministri della Nuclear Alliance lo hanno menzionato tra le possibili fonti per progetti dimostrativi di SMR e reattori avanzati. Infine, sul piano nazionale, avanzano i contratti per differenza (CFD) e altri schemi di sostegno statale. Varsavia, ad esempio, ha ottenuto il via libera Ue per un impianto nucleare basato su un CFD pluridecennale.
Quale mix di strumenti finanziari è necessario per rilanciare il nucleare?
La strategia dell’Europa prevede che i prestiti diretti della European Investment Bank e del fondo Euratom finanzino grandi progetti o parti della filiera, ad esempio l’espansione degli impianti di arricchimento. I prestiti e l’Innovation Fund, invece, saranno destinati a R&D, nuovi prototipi di SMR e tecnologie avanzate. Inoltre, Bruxelles punta su garanzie, contratti di fornitura e CFD per stabilizzare il cashflow e permettere il leverage bancario. Infatti, per coinvolgere equity privato, project finance, fondi infrastrutturali e investitori istituzionali serviranno strutture di garanzia e da modelli di revenue (per esempio, CFD, tariffe garantite). In aggiunta, l’Ue vuole spingere su project finance e partenariati pubblico-privati (PPP) per impianti di grande taglia, al fine di ripartire costi e rischi. Da ultimo, non certo per importanza, troviamo i Governi nazionali. Finanziamenti diretti, garanzie sovrane, contratti di supporto saranno strumenti fondamentali per ridurre il rischio di Mercato e attirare debito privato.

Tra le opzioni al vaglio della task force europea sul nucleare c’è la modifica di condizioni di accesso al credito e l’uso di fondi pubblici per attrarre capitali privati. Infine, la Commissione Europea pensa a sovvenzioni specifiche per l’integrazione con meccanismi industriali e progetti di interesse comune per rafforzare le componenti europee (vendor, arricchimento, gestione scorie), combinando grant e capitale privato. La strategia finanziaria dell’Ue per il nucleare rischia però di vacillare davanti ai tanti rischi. In primo luogo, per attrarre investitori privati la Commissione Europea dovrà decidere quali misure saranno effettivamente utilizzate e a quali condizioni. In quest’ottica, dovrà dotarsi di un quadro comunitario coordinato per il de-risking.
La bancabilità è la chiave per il successo del nucleare
Qualsiasi piano finanziario non può trascurare il fatto che gli investitori chiedono una pipeline chiara, permessi, contratti di garanzia e tempi certi. In altre parole, l’Ue dovrà assicurare agli operatori una pipeline di progetti bancabili. Infatti, i progetti per la produzione di energia dell’atomo sono storicamente soggetti a problemi di over runs, aumento dei costi e di tempistiche. Per attrarre grandi investitori in Europa servono progetti con permessi chiari, contratti di revenue e timeline affidabili. Inoltre, meccanismi di condivisione del rischio con tecnici e fornitori, quali EPC e garanzie vendor, potrebbero incentivare gli investimenti. In quest’ottica, anche le alleanze industriali potranno giocare un ruolo centrale. Un altro problema per il rilancio del nucleare potrebbe arrivare dalle regole che riguardano i principi ESG (Environmental, Social and Governance). Infatti, la Banca Europea per gli Investimenti e le banche nazionali devono bilanciare la spesa “strategica” in nucleare con regole di rendicontazione Green.
Questo potrebbe comportare un aumento dei costi di finanziamento. Sarà compito di Bruxelles definire come le istituzioni europee (EIB, EBRD, eccetera) integreranno la politica di sostenibilità con il supporto al nucleare, al fine di evitare di creare ulteriore incertezza tra gli investitori. Il terzo passo è la definizione di regole sugli aiuti di Stato. Inoltre, sarà importante chiarire come CfD, garanzie statali e meccanismi IPCEI si armonizzano con il Mercato interno e con la disciplina Ue sugli aiuti di Stato. Esistono già casi, come ad esempio la Polonia, che hanno adottato soluzioni in questo senso, non senza però complessità regolatorie. La Commissione Europea si trova davanti a una sfida non semplice: quali strumenti finanziari sceglierà per rendere i nuovi reattori e SMR realtà.
📸Credits: Canva
Articolo tratto dal numero del 15° ottobre 2025 de Il Bollettino. Abbonati!
