La dispersione idrica totale nella sola fase di distribuzione di acqua in Italia è di 3,4 miliardi di metri cubi. Sono i dati del Censimento delle acque per uso civile dall’ISTAT, che sottolinea uno spreco del 42,4% che si verifica prima ancora che l’acqua arrivi ai nostri rubinetti, quantificabile in 157 litri giornalieri per abitante.
Questi numeri diventano ancora più importanti se pensiamo che solo il volume di acqua disperso nel 2022 soddisferebbe le esigenze idriche di 43,4 milioni di persone per un intero anno: si tratta del 75% del nostro Paese.
Uno spreco che causerebbe un duplice danno: quello ambientale, che colpisce soprattutto l’agricoltura in un momento in cui la crisi climatica colpisce particolarmente le coltivazioni, e quello economico.
Dispersione idrica e comparto agricolo: qualche numero
Il comparto agricolo richiede in media 17 miliardi di metri cubi d’acqua all’anno, il 57% del totale dei prelievi d’acqua (seguito dal 31% per usi civili e dal 12% degli usi industriali): 1 ettaro di terreno irrigato vale 13.000 euro in più di uno non irrigato.
L’Italia continua ad avere un’impronta idrica ancora troppo poco sostenibile. Il riutilizzo e recupero della risorsa idrica in agricoltura è ancora poco utilizzato: solo il 4,6% dei terreni viene irrigato con acque reflue depurate, il recupero delle acque piovane non viene praticato a sufficienza (tratteniamo solo l’11% della pioggia per scopi agricoli) e l’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi incidono anche sulla qualità dell’acqua e delle falde, così come la presenza di microplastiche (Dati Legambiente).

La crisi climatica e la necessità di acqua per le coltivazioni
In particolare, la siccità preoccupa le coltivazioni del sud Italia. Solo i primi quattro mesi del 2025 hanno registrato 1,47 gradi in più rispetto alla media storica e le conseguenze si sono già fatte sentire in Sardegna, dove le coltivazioni di mais, angurie e meloni sono già state compromesse. Coldiretti ha ottenuto fondi che ammontano a 8 milioni per risarcire le aziende danneggiate, ma non sono sono ancora sufficienti a coprire il danno economico totale e potenziale.
Il comparto agricolo, dunque, è quello che utilizza più acqua e, contemporaneamente, è quello che ne ha più bisogno, in un contesto di emergenza climatica. Come ovviare il problema? L’irrigazione a goccia ridurrebbe i consumi di acqua del 40% e il 70%, mentre il recupero e il riutilizzo delle acque reflue potrebbero coprire fino al 45% della domanda irrigua in Italia.
Come funziona la distribuzione dell’acqua?
Il report “Statistiche sull’acqua” dell’ISTAT riporta che nel 2022 le reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile sono gestite da 1.811 enti: nell’84,8% dei casi sono gestori in economia (1.536), ovvero Comuni o enti locali, e nel 15,2% gestori specializzati (275). Dei 4,6 miliardi di metri cubi di acqua erogata agli utenti finali, circa l’88% è affidato a gestori specializzati, mentre il restante 12% è gestito in economia.
E la dispersione idrica nei Comuni italiani? Si differenziano tra i vari modelli di gestione: quelle in economia, infatti, registrano perdite totali in distribuzione pari al 45,5% del volume immesso in rete, il 3,1% in più rispetto alla media nazionale (42,4%). Nelle gestioni specializzate, invece, il valore delle perdite in distribuzione è pari al 41,9%.

I numeri
– Circa 25 milioni di famiglie italiane, il 95,8% del totale, sono allacciate alla rete idrica comunale;
– nel 2022, la dispersione idrica nei capoluoghi di provincia e nelle città metropolitane ammonta al 35,2% dell’acqua immessa in rete ;
– nel 2024, la spesa media sostenuta dalle famiglie italiane per l’acqua corrente è di circa 500 euro, il 4% in più rispetto al 2023 (Dati di Cittadinanzaattiva).
Gli investimenti per la dispersione idrica: PNRR e azioni idriche
Uno degli strumenti messi in campo per ovviare a questo problema è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che prevede un investimento totale di oltre 4 mld di euro non solo per contrastare la dispersione dell’acqua, ma anche per la fornitura di acqua potabile, il potenziamento del sistema irriguo e la depurazione delle acque reflue per il loro riutilizzo in agricoltura e manifattura. Inoltre, la metà di queste risorse mirano a potenziare e completare le reti di distribuzione e di stoccaggio dell’acqua su tutto il territorio nazionale.
Altro tipo di supporto per il comparto è costituito dalle azioni idriche, che investono in diverse realtà della filiera. Principalmente, si tratta di società di fornitura di acqua potabile e gestione delle acque reflue, produttori di attrezzature per il trattamento e la distribuzione dell’acqua, aziende che si occupano di imbottigliare e vendere acqua potabile, fornitori di sistemi d’irrigazione per uso agricolo ed enti sviluppatori d’infrastrutture idriche per lo stoccaggio e la distribuzione dell’acqua.
Investire in una di queste categorie del comparto significa finanziare alcune aziende leader del settore idrico, come American Water Works Company Inc. (AWK), Danaher Corporation (DHR) e Xylem Inc. (XYL), ma quali sono gli indici per tracciare le performance dei titoli dell’asset? Quelli principali da monitorare sono MSCI ACWI IMI SDG 6 Clean Water and Sanitation Select Index, MSCI ACWI IMI Water ESG Filtered, S&P Global Water e Solactive Clean Water. ©
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