lunedì, 4 Novembre 2024

LA CINA DICE “NO” AL BITCOIN: 887.000 POSSESSORI LIQUIDATI IN 24 ORE

La Cina blocca il Bitcoin e sostiene la sua criptovaluta. La Repubblica Popolare supporta il renminbi o yuan digitale, presentato anche come “Digital Currency Electronic Payment”. La nuova valuta digitale, abbreviata in e-CNY, si affianca a quella corrente e le istituzioni cinesi responsabili della vigilanza delle banche e dell’industria dei pagamenti hanno invitato chi opera nella finanza del Paese a non effettuare operazioni con altre criptovalute. «I prezzi sono estremamente facili da manipolare e le attività di trading speculativo correlate presentano molteplici rischi, come attività fraudolente e speculazione sugli investimenti. In base all’attuale prassi giudiziaria in vigore in Cina, le operazioni in moneta virtuale non sono disciplinate dalla legge e le conseguenze e le eventuali perdite che ne derivano sono a carico degli investitori», ha dichiarato la Banca Centrale con un post sul proprio account WeChat. Non è un reato possedere in Cina, ma non è accettato il loro libero utilizzo. «Recentemente i prezzi delle valute virtuali sono saliti alle stelle, per poi rapidamente crollare, con il commercio speculativo che ha colpito duramente sia le istituzioni monetarie, sia le proprietà individuali, minando il normale ordine finanziario ed economico. Gli attuali contratti che prevedono operazioni di questo tipo non sono protetti dalla legge», ha detto l’istituto bancario cinese. Una sentenza che non ha tardato a far sentire i propri effetti, causando il crollo del Bitcoin del 30%. Il tonfo a quota 32 mila dollari ha mandato in fumo 270 miliardi di “crypto market”. Ben 887.000 possessori sono stati liquidati in sole 24 ore. Negli ultimi giorni la crescita è stata minima e l’andamento si è attestato attorno ai 30 mila dollari. il Bitcoin ha toccato il livello più basso dal 28 gennaio anche dopo alcuni tweet in cui Elon Musk ha segnalato il fatto che la creazione di criptovalute consuma troppa energia e la notizia che gli Stati Uniti stanno considerando un provvedimento che obblighi a segnalare all’IRS (l’agenzia USA deputata alla riscossione dei tributi) tutti i trasferimenti di criptovaluta superiori ai 10.000 dollari. A confermare il giro di vite di Pechino sul Bitcoin è stata la Commissione centrale degli affari economici e finanziari. «Contrasteremo duramente le attività illegali e ci impegneremo a mantenere la stabilità dei mercati azionari, obbligazionari e valutari. La politica monetaria cinese sarà flessibile, mirata e appropriata e manterrà il tasso di cambio dello yuan fondamentalmente stabile su livelli ragionevoli ed equilibrati», ha dichiarato il vice premier Liu He, direttore della commissione. L’avversione di Pechino per il Bitcoin non è cosa nuova: già nel 2013 erano state vietate le transazioni con il pretesto di mantenere la stabilità economica e di evitare che fosse utilizzato per il riciclaggio di denaro. ©