giovedì, 25 Aprile 2024

Vuole rialzare la testa, il Marocco, a dieci anni dalla Primavera Araba che ne ha sconvolto gli equilibri sociali ed economici, e lo fa investendo su capitale umano ed ecologia. «È necessario sviluppare modelli di produzione nuovi ed ecocompatibili, che richiedono competenze di alto livello», ha detto Amhein Elaraby, professore di economia presso l’Università Mohammed V di Rabat. La strategia è guardare ai successi delle grandi potenze occidentali chiamando a raccolta gli specialisti espatriati per trovare le giuste competenze. Un progetto ambizioso che viene dal Nord Africa ma che potrebbe essere di esempio al nostro Paese: la “fuga” all’estero di molti giovani laureati, infatti, è una questione prioritaria per l’Italia, insieme, tra le altre, alla transizione ecologica. La sfida alla sostenibilità è stata raccolta dal nuovo Governo seguendo le linee guida della Commissione Europea e il Piano nazionale di ripresa e resilienza previsto dal Recovery Fund. «La ripresa italiana non dovrà riportarci al tempo di prima. Dovrà costruire un’Italia nuova, cogliendo le opportunità connesse alla transizione ecologica e digitale», si legge nel documento.

Il governo marocchino ha già avviato da diversi anni progetti a tutela dell’ambiente che ne fanno uno dei Paesi africani più all’avanguardia sul fronte dello sviluppo sostenibile, come la conversione al solare del più grande ospedale africano, a Casablanca, l’iniziativa WestMed, promossa insieme ad altri 10 Paesi tra cui l’Italia, per lo sviluppo dell’economia blu nel Mediterraneo occidentale, o ancora gli autobus elettrici di Marrakech, alimentati a energia solare. Ma tra tutti, questo è di certo il progetto più grandioso e complesso: basti pensare alla quantità di soggetti coinvolti e alle risorse messe in campo.

«Per costruire un piano di crescita sostenibile, il Marocco sta richiamando i connazionali che nella carriera all’estero hanno dimostrato competenze significative relativamente alla green economy e che si sono dichiarati pronti a mettere il proprio bagaglio di esperienza a disposizione della patria. In questo modo otterremo un grande vantaggio non solo nell’ambito della green economy, ma soprattutto in quello delle energie rinnovabili», ha spiegato Elaraby. «Naturalmente il Marocco deve sviluppare una valida strategia di “attrazione” e costruire un clima favorevole per accogliere i ricercatori».

Nel mondo ci sono molti esperti di origini marocchine che hanno riportato risultati eccellenti nei rispettivi campi, arrivando in molti casi a ricoprire posizioni di prestigio, da Rachid Yazami, inventore dell’anodo di grafite delle batterie agli ioni di litio, Moncef Slaoui, a capo del team per lo sviluppo di un vaccino anti Covid-19 sotto l’amministrazione Trump, Kawtar Hafidi, ricercatrice di fisica sperimentale nucleare negli Stati Uniti, fino a Kamal Oudrhiri, responsabile del Dipartimento di studi planetari alla NASA. Sono tutti esempi di marocchini specializzati che vanno a costituire quella parte importante di capitale umano di cui il Paese non può beneficiare.

Per costruire un ponte di cooperazione con i suoi esperti all’estero, il governo ha recentemente lanciato un programma nazionale di mobilitazione delle competenze rivolto a 10mila specialisti e a 500mila dei marocchini in tutto il mondo, con scadenza nel 2030. Lo scopo è quello di coinvolgerli nei progetti di sviluppo economico del Regno, favorendo la condivisione di esperienze e conoscenze tra esperti e ricercatori della diaspora e le loro controparti in Marocco. Per concretizzare il programma è stato firmato un accordo di collaborazione tra diversi settori, volto ad accrescere l’importanza del Paese nel mondo attraverso la creazione di partnership con aziende straniere e centri di ricerca.

Se il fine ultimo è lo sviluppo economico, il focus è sulla sostenibilità ambientale: il programma incentiverà tutti quei progetti legati alle energie rinnovabili e alla green economy che negli ultimi anni si sono moltiplicati.

«Il ritorno degli specialisti con l’esperienza accumulata nei Paesi più sviluppati contribuirà ad accelerare la transizione energetica, che negli ultimi anni ha fatto passi da gigante, e rafforzerà la posizione internazionale del Marocco in vari campi. Il ricercatore Rachid Yazami è un esempio significativo del successo del programma, infatti ha scelto il Marocco per ospitare il suo progetto industriale che consente di ricaricare le auto elettriche in 20 minuti anziché in un’ora», ha detto Abd el-Hakim Al-Felali, membro del comitato amministrativo della Moroccan Climate Association. «Parallelamente agli sforzi per attrarre esperti che potrebbero far fare un salto di qualità al nostro Paese nel campo dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile, è necessario cercare soluzioni per fermare la fuga di cervelli marocchini, ad esempio aumentando il budget per la ricerca scientifica nei laboratori e nelle istituzioni universitarie e migliorando l’ambiente di investimento. Bisogna considerare che la qualificazione delle risorse umane è una vera leva di sviluppo, soprattutto nel campo dell’energia e della crescita sostenibile», ha continuato l’esperto di clima.

Nonostante le difficoltà economiche e sociali e i vincoli associati al modello di consumo esistente e alla dipendenza di molti settori dall’energia fossile, il Marocco è stato in grado di compiere passi importanti nel campo della green economy grazie a una legislazione specifica finalizzata alla tutela delle risorse naturali e della biodiversità e orientata all’adozione di fonti di energia meno inquinanti.

«Negli ultimi anni ha preso avvio una serie di progetti strategici nel campo della green economy: i più importanti sono quelli legati alle energie rinnovabili. Un esempio significativo è stato la creazione del più grande impianto solare termodinamico al mondo», ha detto Mohammed Benabbou, ingegnere ed esperto di clima e sviluppo sostenibile.

«Nuove limitazioni al traffico, lo sviluppo dei trasporti ferroviari, il potenziamento dei mezzi pubblici e il passaggio a trasporti sostenibili per ridurre le emissioni di gas serra sono solo alcune delle grandi battaglie che il Regno deve affrontare oggi, oltre a favorire le industrie sostenibili e scoraggiare tutte le attività umane che minacciano gli ecosistemi. Bisogna sempre tenere presente che tutti i progetti legati alla salvaguardia ambientale hanno ripercussioni positive anche a livello economico e sociale». Il Marocco è un Paese in crescita costante, sul futuro quali previsioni si possono fare?

«La situazione economica si sta gradualmente riprendendo nel 2021 per effetto delle prospettive favorevoli per la stagione agricola e del buon andamento dell’operazione di vaccinazione, nonché per gli effetti della prevista ripresa dell’attività nei principali partner commerciali. Escludendo l’agricoltura, oltre ai settori del turismo e del trasporto aereo, che ancora risentono degli effetti negativi della crisi sanitaria, i settori con un forte contributo al valore aggiunto nazionale stanno mostrando trend positivi nel corso dell’anno 2021, per esempio il settore minerario, elettrico, alcuni settori industriali e delle telecomunicazioni». ©

Nata e cresciuta in Brianza e un sogno nel cassetto – il mare. Ama leggere e scrivere ed è appassionata di comunicazione. Dopo la laurea magistrale in Lingue e Culture per la Comunicazione e la Cooperazione Internazionale, entra nella redazione de “il Bollettino” con un ricco bagaglio di conoscenze linguistiche acquisito durante il percorso scolastico. Ai lettori italiani porta notizie che arrivano da lontano – dall’Asia al mondo arabo.