giovedì, 28 Marzo 2024

VOLA LA MODA MADE IN ITALY IN CINA: IMPORT + 96%

Risultato storico per la moda italiana in Cina. Per la prima volta il Made in Italy è in vetta nella classifica dei principali esportatori del fashion nella Repubblica Popolare. Lo dicono i dati divulgati dall’ufficio ICE di Pechino, relativi ai primi sei mesi di quest’anno. «L’abbigliamento è uno di quei prodotti di esportazione capaci di cogliere più rapidamente l’opportunità di ripresa del mercato dei consumi e quella dei consumi esteri è guidata innanzitutto dalla Cina», riferisce CRI (China Radio International).

Tra gennaio e giugno 2021, il Dragone ha aumentato del 46% le importazioni di articoli del comparto tessile-moda dal mondo e, in questo quadro, i prodotti italiani hanno superato quelli francesi con un incremento del 96% rispetto allo stesso periodo del 2020, contro il +58% della Francia. L’import dal nostro Paese ha raggiunto i 6 miliardi di dollari, conquistando una quota di mercato del 12%. L’export dei vicini d’Oltralpe si ferma al secondo posto, con un valore di 5,6 miliardi e una quota di mercato pari all’11%. Segue il Giappone, a +22% con 5,1 miliardi. Chiudono la top five dei partner commerciali nel comparto fashion il Vietnam, in crescita del 29% a 5 miliardi di dollari, e la Corea del Sud con un +18% a 3,6 miliardi. Il successo della moda tricolore appare ancora più marcato se confrontato con i dati dei due anni precedenti.

Nel primo semestre del 2019, le importazioni cinesi nel settore provenivano principalmente dal Vietnam (4,1 miliardi), seguito dal Giappone (3,7 miliardi), mentre l’Italia era al terzo posto con 3,4 miliardi di dollari. Un anno dopo, in prima posizione c’era il Giappone (4,1 miliardi), in seconda il Vietnam (3,8 miliardi), terza la Francia (3,5 miliardi) e l’Italia era scivolata al quarto posto con poco più di 3 miliardi di dollari.

«La recente accelerazione del Made in Italy è legata alla continua evoluzione dei gusti dei consumatori cinesi, che si stanno allontanando dai grandi e noti marchi tradizionali della moda per abbracciare brand più piccoli e di nicchia, brand capaci di mantenere vivo l’artigianato tradizionale e di migliorarlo con moderne tecniche di produzione. I marchi del Bel Paese hanno sempre goduto di uno status preferenziale nella percezione dei clienti cinesi, dovuto in parte all’alta reputazione dell’artigianato italiano e dell’estetica del design e in parte alle strette relazioni culturali e diplomatiche tra le due nazioni», ha spiegato Yuan Zou, Head of Fashion & Luxury Europe di Hylink Digital Solutions.

Il deciso aumento degli acquisti di prodotti d’eccellenza nostrani nella Repubblica Popolare, in particolare pelletteria, gioielleria, cosmetica e profumeria, calzature e abbigliamento, è riconducibile anche al nuovo slancio dei consumi interni, già evidente nel corso del 2020. Se prima della pandemia da Covid-19 gran parte delle spese venivano effettuate durante i viaggi all’estero, ora le vendite delle maison occidentali sono alimentate principalmente dal mercato domestico del Dragone. Anche l’influenza della “chiusura” di Hong Kong, tradizionale hub commerciale regionale per i beni di lusso, si fa sentire. Se in passato questi articoli venivano introdotti illegalmente nella Cina continentale, con le attuali restrizioni logistiche, devono comparire gioco-forza nelle statistiche di importazione. E il fenomeno è particolarmente evidente nel settore dei gioielli.

La forza del lusso, nell’ex-Impero Celeste, è legata ai consumi di una classe media in costante espansione. A dirlo sono gli analisti di BofA-Bank of America, che hanno evidenziato come un’eventuale lieve flessione della domanda di questi beni, nel corso del terzo trimestre, sarà da imputare alle restrizioni per salvaguardare la situazione sanitaria e non da confondere con un rallentamento strutturale. Pare comunque che il trend crescente non si arresterà dinanzi all’aumento dei contagi registrato negli ultimi mesi, con la diffusione delle nuove varianti nell’area continentale del Paese, né i lockdown fortemente mirati e localizzati impatteranno sul consumo del lusso. ©

Nata e cresciuta in Brianza e un sogno nel cassetto – il mare. Ama leggere e scrivere ed è appassionata di comunicazione. Dopo la laurea magistrale in Lingue e Culture per la Comunicazione e la Cooperazione Internazionale, entra nella redazione de “il Bollettino” con un ricco bagaglio di conoscenze linguistiche acquisito durante il percorso scolastico. Ai lettori italiani porta notizie che arrivano da lontano – dall’Asia al mondo arabo.