sabato, 20 Aprile 2024

LAVORO E COVID-19: LA RIVOLUZIONE NEL MERCATO DÀ SPAZIO A NUOVE PROSPETTIVE

Cambiamento epocale nel mercato del lavoro. Il fenomeno delle dimissioni in massa negli USA e l’avvento dello smart working dominano l’attuale fase di ricerca di una nuova normalità post-pandemica del sistema economico. In parte, però, si tratta di effetti collaterali causati dall’onda d’urto iniziale del Covid-19 ed è prevedibile che svaniscano in breve tempo.

Ma ciò che sembra destinato a rimanere è l’estrema flessibilità che i lavoratori hanno scoperto con la pandemia e cui non sembrano intenzionati a rinunciare. Questo significa lavorare meno e quindi danneggiare il sistema produttivo? Il recente report ISTAT sulla produttività dice esattamente il contrario. Nel 2020 in Italia il valore aggiunto per ora lavorata (ovvero la produttività del lavoro) è salito dell’1,3% contro il +0,5% del 2019 e il +0,5% medio tra il 2014 e il 2020. In base a questi dati lo smart working, il lavoro flessibile/da remoto sembrano portare solo vantaggi da entrambi i lati della barricata. Pertanto è lecito ipotizzare che in futuro il mercato del lavoro sarà sempre più liquido, con dipendenti pronti a cambiare casacca dall’oggi al domani. L’obiettivo delle aziende sarà quindi fidelizzare non solo il cliente ma anche il dipendente. ©

Il problema è trovare la forza lavoro. Il fenomeno è particolarmente evidente negli USA – come dice il rapporto Economic Outlook dell’OCSE – dove la Great Resignation, ovvero “Le grandi dimissioni”, sono al centro del dibattito occupazionale. A settembre è stato raggiunto il massimo storico di 4,4 milioni.

Un’analisi di Barclays fissa tra l’inizio della pandemia a marzo 2020 e settembre dello stesso anno il periodo in cui la maggior parte della forza lavoro “persa” ha deciso di restare a casa. Si tratta in massima parte di persone impiegate nei servizi (quindi con contatti frequenti) e sposate con coniuge lavoratore: soggetti che quindi possono contare su almeno un reddito in famiglia e non hanno il problema del come arrivare alla fine del mese. Ma come mai hanno deciso di rinunciare al proprio reddito? Per gli analisti della banca britannica la risposta è un mix tra la paura di contrarre il Covid-19 a causa dei contatti interpersonali per lavoro, e la possibilità di usufruire degli aiuti statali straordinari.

Ma è verosimile ipotizzare che in buona parte dei licenziamenti volontari ci sia anche l’intenzione di cambiare e cercare opportunità migliori nel mercato del lavoro. Questo accade soprattutto per chi è (o era) impiegato nei comparti dei servizi e delle vendite al pubblico. In base ai dati U.S. Bureau Of Labor Statistics elaborati da Barclays la strategia sta funzionando: rispetto ai livelli pre-pandemia proprio in questi comparti si registra la crescita maggiore a livello retribuzioni, +2,7% e +2,3% rispettivamente.

Secondo i dati del U.S. Bureau Of Labor Statistics a ottobre 2021 i lavoratori dipendenti nei settori non agricoli erano ben 4,2 milioni in meno rispetto al febbraio 2020, ovvero prima dell’inizio della pandemia. Ma il dato che colpisce maggiormente è quello sulle posizioni lavorative aperte contenuto nell’analisi mensile JOLTS (Job Openings and Labor Turnover Summary): a ottobre 2021 le avevano raggiunto la cifra record di 11,03 milioni da 5,05 milioni ad aprile 2020, quando si registrava il livello minimo dall’inizio dell’emergenza Covid-19.

Simone Ferradini

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