Cala del 2% il consumo di latte vaccino e aumenta dell’8% quello delle bevande vegetali (dati Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona). Si stima che entro il 2025 il valore che raggiungerà il mercato globale del latte vegetale sarà di 22,4 miliardi di dollari. E anche da noi il trend segue la linea mondiale. Secondo l’istituto di analisi IRI Italia, il consumo di latte vegetale è di oltre 150 milioni di litri all’anno per 12 milioni di consumatori. Nel 2020 è aumentato dell’8,2% in volume e del 7,5% in termini di valore, che nel 2020 si è attestato intorno ai 280 milioni di euro.
UN GIRO D’AFFARI DI CIRCA 300 MILIONI DI EURO
Le vendite di bevande vegetali nella grande distribuzione – a fine agosto 2021 – ammontano a 103 milioni di litri, per un valore di 219 milioni di euro. Nel canale discount le vendite sono state pari a 42 milioni di litri per un valore di 53 milioni di euro. E se si considera anche gli altri canali, come la vendita al dettaglio tradizionale e l’HoReCa, il volume complessivo del mercato dovrebbe ora collocarsi intorno ai 200 milioni di litri, per un giro d’affari di circa 300 milioni di euro.
Dati che provocano più di qualche malumore tra i produttori di latte nostrani. «Sono il chiaro segno di una cattiva informazione», spiega Massimo De Bellis, direttore generale di CremonaFiere. «Negli ultimi anni, purtroppo, il latte ha goduto di una pessima pubblicità mediatica. Del tutto immotivata. Siamo stati impegnati più a contrastare le fake news che non a valorizzare tutti i lati positivi del prodotto», continua. Come riparare il danno? «L’inversione di rotta, tra produttori, aziende e ministero, ora punta ad andare proprio in questo senso: a una forte sensibilizzazione del consumatore».
IL PRESUNTO RUOLO DELLA DISINFORMAZIONE
Perché se c’è una fetta di pubblico che acquista le bevande vegetali a causa di allergie o intolleranze, c’è un’altra grande fetta di utenza che ha cambiato le proprie abitudini alimentari pare per disinformazione.
Le bevande a base di soia, mandorle, avena e riso sono spesso commercializzate come più sane e sostenibili. I vegani e gli intolleranti al lattosio sono tra i principali consumatori, ma si stanno facendo sempre più strada anche nei “flexitariani”, ovvero chi segue un’alimentazione di tipo vegetariano senza rinunciare ad alimentarsi sporadicamente con proteine animali.
«La tipologia di latte vegetale più consumata è il latte di soia, con 52 milioni di litri nel 2020. È poi seguito dal latte di riso e da quello di mandorla», ha sottolineato Manila Bianchi, dell’Istituto Zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. «I consumatori, spesso, utilizzano bevande alternative per motivazioni etiche».
«Una parte di chi ha sempre bevuto latte oggi ci rinuncia perché colpito negativamente da tutte le notizie che parlano di allevamenti intensivi. Le mele marce ci sono ovunque, ma la gran parte degli allevatori tratta gli animali come i propri figli», dice il direttore di CremonaFiere. De Bellis sottolinea anche come la cura del bestiame non è solo frutto di una questione etica ma va a tutto vantaggio degli allevatori. In che modo? «I produttori hanno l’interesse di trattare bene i loro animali e spesso questo concetto non passa. Basti pensare, però, che un animale trattato bene produrrà la giusta quantità di latte, l’allevatore avrà un allevamento sostenibile e pure una produzione di alta qualità. E quindi, alla fine dei conti, siamo così sicuri che la produzione di latte sia davvero meno sostenibile rispetto a quella delle bevande vegetali?».
Curiosità, moda e, a detta di De Bellis, disinformazione hanno tuttavia dato un brutto colpo all’industria lattiero-casearia.
UNA MODA DESTINATA A SPARIRE?
Che direzione prenderà il mercato lattiero-caseario? «Una buona parte del consumo di bevande vegetali avviene per tendenza. Quindi la mia opinione è che, come tutte le mode, anche questa sia destinata, se non a scomparire, sicuramente ad affievolirsi negli anni», dice fiducioso il direttore generale di CremonaFiere. Che confida anche nella forza di un modello produttivo integerrimo: «Il nostro è eccellente. Ed è efficiente proprio perché punta sempre alla qualità. In Italia vengono tante aziende straniere per imparare le nostre metodologie di lavoro. La mia speranza è che tutto li settore, a livello internazionale, prenda la nostra direzione creando un circolo virtuoso che possa ridare al latte la giusta importanza che merita». ©
Giada Bellegotti
LinkedIn Giada Bellegotti
Instagram @giadabellegotti
Credits: Massimo De Bellis