L’aumento dell’energia rischia di mettere il freno a mano alla ripresa economica. Il caro bollette di luce e gas, causato dalla crescita dei prezzi dell’energia elettrica e del gas naturale sul mercato all’ingrosso e quella dei permessi di emissione di CO2 all’interno del sistema europeo ETS (scambio delle quote di emissione), svuota le tasche di tutti, nessuno escluso.
I partiti chiedono di più al Governo per contenere i rincari, che ha già messo in campo 3,8 miliardi di euro previsti dall’ultima legge di Bilancio, destinati a 29 milioni di famiglie e 6 milioni di microimprese, che consistono innanzitutto in una riduzione sostanziosa degli oneri di sistema presenti in bolletta e ne prevede altri a sostegno senza i quali l’impatto economico sarebbe ancora più rilevante: l’Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente che ha la funzione di favorire lo sviluppo di mercati concorrenziali tramite – tra gli altri aspetti – la regolazione tariffaria e la tutela dei clienti) parla di un aumento assoluto del 65 per cento della bolletta dell’elettricità e del 59,2 di quella del gas.
«Relativamente all’aumento del costo dell’energia, come sappiamo, il Governo ha adottato dei provvedimenti per intervenire nel breve termine. Tuttavia il tema è complesso e va affrontato in maniera più ampia e strutturale», dice Michaela Castelli, Presidente di ACEA. «Nel lungo periodo bisogna investire nello sviluppo delle energie rinnovabili, che consentono di abbassare i costi di produzione, oltre alla necessità di individuare delle soluzioni per evitare che i prezzi subiscano aumenti repentini. In Italia è necessario recuperare il tempo perduto e accelerare sui processi autorizzativi, per raggiungere i target che ci siamo dati, sia a livello di sistema Paese sia a livello europeo».
Multiutility, primo operatore idrico in Italia, attivo nella gestione e nello sviluppo di servizi nel business dell’acqua, dell’energia e dell’ambiente: come vi state comportando in merito e che cosa potreste fare per andare incontro al consumatore-cliente?
«Acea sta contribuendo a questo processo di transizione realizzando, sul piano della produzione energetica, investimenti nel settore delle rinnovabili, mentre nelle relazioni con i propri clienti mette in essere tutte le azioni necessarie a supportarli, come ad esempio le politiche di rateizzazione delle bollette oppure offerte mirate sia nei confronti dei singoli cittadini che delle piccole e medie imprese. Inoltre, per la sensibilità che da sempre l’azienda mostra verso questi temi, particolarmente accentuatisi in questo periodo in cui è aumentata la povertà energetica, lo scorso dicembre Acea ha aderito al Banco dell’Energia, per sostenere le famiglie in difficoltà economica. Crediamo sia estremamente importante e fondamentale fare sistema con i diversi soggetti coinvolti adottando un approccio strutturato che concorra a mettere in campo tutte le possibili soluzioni per ridurre quanto più possibile le disparità».
Le multiutility, società, spesso quotate, diretta emanazione degli enti locali a cui si affiancano però anche azionisti privati, hanno il controllo su numerosi servizi essenziali come luce, gas, acqua e rifiuti. Ma i loro ambiti di intervento si sono ampliati sempre più, tanto da trasformarle in un vero motore di sviluppo sostenibile nelle comunità in cui operano.
In che modo realtà come la vostra possono assumere un ruolo determinante per la ripartenza del Paese quando si parla di sostenibilità?
«Le utility giocano un ruolo estremamente rilevante nell’energy transition e possono sicuramente contribuire alla ripartenza, anche in senso sostenibile, del Paese. È la natura stessa dei loro business – energia, idrico e ambiente – a costituire una leva per operare il passaggio verso un modello di sviluppo più efficace. Per portare un esempio concreto, è stato stimato che la realizzazione del piano industriale di Acea, con 4,7 miliardi di euro di investimenti, di cui quasi la metà destinati a specifici target di sostenibilità, inciderà positivamente sia sull’ambiente sia sul PIL per circa 6 miliardi di euro».
Questi ingenti investimenti presentano anche un incremento rispetto al piano industriale precedente. Quali sono le principali innovazioni previste nel campo delle infrastrutture energetiche, rispetto alla sfida rappresentata da energie rinnovabili e decarbonizzazione? E nel campo idrico?
«Acea sta rafforzando la sua vocazione industriale investendo in maniera costante nello sviluppo dei suoi asset infrastrutturali gestiti in un’ottica di sostenibilità. Ci stiamo focalizzando infatti nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, in particolare nel fotovoltaico. Abbiamo destinato 1,3 miliardi di investimenti alle infrastrutture energetiche, la cui evoluzione implica il passaggio, già in corso di realizzazione, da un’intelligenza centralizzata a sistemi che prevedono un’intelligenza distribuita e che, grazie a una maggiore automazione, facilitano la gestione e il monitoraggio locale accelerando anche la risoluzione delle criticità. Nell’idrico sono previsti investimenti di 2,2 miliardi di euro, quasi la metà del totale. Molti progetti riguardano la tutela della risorsa idrica, per cui abbiamo istituito in tutte le Società del Gruppo una struttura dedicata. Tra le azioni messe in atto la distrettualizzazione e la digitalizzazione delle reti, finalizzate a efficientare l’uso delle risorse riducendone il fabbisogno. Riguardo alle fonti di approvvigionamento abbiamo avviato progetti di ricerca mirati a sviluppare modelli previsionali in grado di determinare la disponibilità dell’acqua in base alle variazioni dei parametri meteo-climatici. Stiamo inoltre portando avanti il progetto relativo al raddoppio dell’Acquedotto del Peschiera, che metterà in sicurezza l’approvvigionamento idrico di Roma e della sua area metropolitana per i prossimi decenni».
Quali sono i problemi dell’infrastruttura idrica ed elettrica italiana?
«Per il settore idrico uno dei principali problemi è rappresentato dalla frammentarietà della gestione (circa 700 operatori) delle infrastrutture – spesso obsolete – che non consente la pianificazione strategica degli investimenti in ottica industriale. Soprattutto nel Centro-Sud, dove si può parlare di un vero e proprio Water Divide».
La questione è più articolata per le infrastrutture elettriche
«La corsa alla decarbonizzazione, in cui l’Italia si è posta su livelli in linea in Europa e superiori rispetto a Francia, Spagna e Germania, impone un ripensamento dello scenario energetico del futuro. Occorre infatti rimodulare la rete di distribuzione potenziandola sul piano della digitalizzazione e della resilienza, installare nuovi sistemi di generazione e di accumulo, puntare sulla mobilità elettrica, attivare comunità energetiche di piccola scala e spingere sul risparmio energetico. I dati e gli investimenti in tutti questi settori dimostrano che il sistema si sta muovendo in tale direzione anche se ha ancora bisogno di tempo per adeguarsi totalmente agli obiettivi che si è prefissato».
Tutta l’offerta di Acea Energia è basata su commodity 100% green, cioè tutta l’energia venduta è prodotta da fonti 100% rinnovabili e per il gas l’emissione di CO2 netta è pari a zero. Che significa esattamente?
«La società del Gruppo che è tra i principali operatori in Italia nella vendita dell’energia, ha reso le sue commodity completamente a impatto zero. L’energia elettrica per la fornitura di luce è infatti prodotta esclusivamente da fonti rinnovabili e certificata con “Garanzia d’origine”, mentre, grazie all’acquisto di crediti di carbonio certificati, i cosiddetti “carbon credits”, si possono compensare le emissioni di anidride carbonica legate alla fornitura di gas. Questa iniziativa permette di concorrere al raggiungimento di uno dei principali Obiettivi di Sviluppo Sostenibile promossi dalle Nazioni Unite, quello relativo all’energia pulita e accessibile».
Mobilità elettrica: la vede come una realtà vincente nel futuro?
«È una grande opportunità nel percorso verso la decarbonizzazione, essendo il settore dei trasporti il maggior responsabile delle emissioni di CO2 e supporta pertanto la transizione energetica in particolare nei grandi centri urbani, che risentono maggiormente dell’impatto ambientale. L’auto elettrica non è più qualcosa di avveniristico, ma una realtà vincente già adesso, nonostante la flessione causata dalla pandemia. L’e-mobility è strettamente legata all’adeguamento delle reti elettriche, che devono essere più intelligenti, flessibili e resilienti anche per consentire l’installazione e l’efficiente funzionamento delle colonnine di ricarica. Il nostro Piano Industriale prevede di realizzare 2200 colonnine entro il 2024, prevalentemente nella Capitale. Siamo inoltre impegnati nella realizzazione di una rete di infrastrutture di ricarica che attraverso l’App Acea e-mobility consente, grazie al regime di interoperabilità, di ricaricare il proprio veicolo su oltre 10.000 punti attivi in tutta Italia».
Il cambiamento climatico è un problema urgente a cui trovare delle risposte, visto che quelle arrivate finora sono decisamente insufficienti e inadeguate. Le multiutility giocano un ruolo cruciale in quest’ambito
«Per le caratteristiche strutturalmente sostenibili dei loro business, le multiutility contribuiscono già significativamente a contrastare gli effetti del cambiamento climatico. Oltre agli investimenti in fonti rinnovabili, all’integrazione della sostenibilità in tutte le attività e i processi aziendali, e alla tutela della risorsa idrica, è possibile tuttavia adottare ulteriori specifiche misure. Il cambiamento climatico, come noto, ha intensificato i fenomeni metereologici estremi che impattano sulle reti elettriche e idriche rendendo necessario il loro adeguamento al nuovo contesto. In particolare, riguardo alla rete elettrica Acea ha predisposto un piano di interventi orientati al contrasto e alla limitazione del rischio associato alle ondate di calore determinate da prolungati periodi di elevate temperature e siccità, e agli allagamenti dovuti a piogge particolarmente intense». ©
Simona Sirianni
Credits: Michaela Castelli