La pandemia di Covid-19 ha squarciato il velo dell’austerità, spingendo la Commissione europea a congelare le regole del Patto di Stabilità. Mal si conciliavano con l’introduzione di misure di sostegno, indispensabili per affrontare lo shock economico provocato dalle restrizioni. La sospensione dei vincoli di bilancio (la cosiddetta clausola d’emergenza) dovrebbe decadere nel 2023, ma a mettersi di traverso su questa strada potrebbe essere l’incedere del conflitto russo-ucraino. Le sue ripercussioni sul piano economico-finanziario potrebbero essere tante e tali da indurre l’esecutivo europeo a una proroga della flessibilità.
INVESTIMENTI E TOLLERANZA SUL DEBITO: IL NUOVO PARADIGMA EUROPEO
Prima che la pandemia dispiegasse i suoi effetti rovinosi, il Patto di Stabilità e Crescita era il paradigma per la gestione delle finanze di ogni Stato Membro (rapporto debito pubblico/Pil non oltre il 60% e target massimo del deficit pubblico al 3% del Pil). La sua inosservanza per tre anni consecutivi costituiva l’anticamera per l’apertura di una procedura di infrazione da parte della Commissione europea. Regole rigide e vincolanti che però la pandemia e la conseguente crisi economica hanno messo in discussione, al punto che l’esecutivo europeo ha avviato il processo per una revisione, con una fase di transizione dalla sospensione al nuovo Patto, segnato dal sostegno propulsivo agli investimenti (vedi NextGeEu) e flessibilità sul debito (quello italiano ha raggiunto il 150% nel 2021, comunque in calo rispetto al 156% del 2020). A questo punto però le ripercussioni del conflitto russo-ucraino potrebbero nuovamente sparigliare le carte nell’ambito delle politiche fiscali Ue. Due temi apparentemente estranei l’un l’altro eppure potenzialmente connessi.
LE CONSEGUENZE DELLA GUERRA IN UCRAINA
Il conflitto Russia-Ucraina colpirà l’economia dell’eurozona principalmente attraverso l’aumento dei prezzi dell’energia, dando un ulteriore impulso all’inflazione, che influenzerà i redditi reali. L’impatto su ciascuna economia europea dipenderà dal grado di dipendenza energetica, dal commercio diretto e dai legami finanziari con la Russia (noto è che i Paesi Ue più esposti sono l’Italia, la Germania e l’Olanda). Queste circostanze rendono chiaro come il rientro dei conti economici al livello pre-crisi per ora sia procrastinato e che quindi le scelte dell’esecutivo comunitario sul Patto di Stabilità dovranno necessariamente tener conto degli gli sviluppi geopolitici e le loro possibili (o meglio certe) implicazioni economiche e finanziarie.
PATTO DI STABILITÀ ALLA PROVA DEI «FATTI»
La consapevolezza che l’attuale Patto di Stabilità debba essere rivisto è condivisa da tutti gli Stati Membri, maggiori differenze emergono invece su come il documento debba essere modificato. L’orientamento generale è che si terrà comunque conto delle differenze tra Paesi ad alto debito, chiamati a una maggiore cautela sulle spese in bilancio, rispetto agli Stati membri con debiti più contenuti. In ogni caso è quasi certo che il percorso risentirà dei colpi di coda dell’ennesimo evento traumatico che dopo la pandemia di Covid, sconvolgerà ancora l’economia dell’Eurozona. Un ritorno tout court al passato è ormai inimmaginabile.
Marianna D’Alessio
Photo credits: Sara Kurfess per Unsplash