venerdì, 4 Ottobre 2024

Russia: le big del settore tech bloccano l’export di chip. La reazione dei mercati

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USA E TAIWAN UNITI IN UN FRONTE COMUNE

Mentre l’esercito russo cinge d’assedio le città ucraine, l’Occidente (e non solo) stringe il cappio attorno all’economia di Mosca.

L’industria USA dei semiconduttori (SIA) si unisce al coro delle sanzioni con una dichiarazione lapidaria del CEO, John Neuffer: la SIA «è pienamente impegnata a rispettare le nuove regole di controllo delle esportazioni in risposta agli eventi profondamente inquietanti che si stanno verificando in Ucraina. (…) Sebbene l’impatto delle nuove regole sulla Russia potrebbe essere significativo, la Russia non è un consumatore diretto significativo di semiconduttori, rappresentando meno dello 0,1% degli acquisti globali di chip». «Inoltre», prosegue Neuffer, «l’industria dei semiconduttori ha una serie diversificata di fornitori di materie prime e gas, quindi non crediamo che ci siano rischi immediati di interruzione della fornitura legati a Russia e Ucraina». Ovvero: minima spesa, massima resa.

Al blocco dei chip deciso degli Stati Uniti si aggiunge un Paese strategico, non solo per il settore ma anche in ottica geopolitica: Taiwan.

I COLOSSI DEL TECH E I MERCATI

Le statunitensi Intel, Advanced Micro Devices (AMD) e GlobalFoundries, a cui si è aggiunta la taiwanese TSMC, hanno sospeso le spedizioni dei loro prodotti verso la Russia. E, come pronosticato da Neuffer, i mercati quasi non se ne sono accorti. Dopo l’annuncio della SIA, all’apertura di lunedì 28 febbraio, il Philadelphia Semiconductor Index (SOX), composto dalle 30 maggiori società del settore, ha perso lo 0,7%. Per poi recuperare rapidamente nei giorni successivi, guadagnando oltre 3 punti percentuali. Stesso andamento anche per le azioni delle big del tech.

Nonostante l’ultimo meeting degli investitori di Intel non abbia convinto i mercati, facendo perdere al titolo il 5% in un giorno, l’azienda di Santa Clara ha assorbito bene la decisione del governo USA. Al calo di 0,7 punti è seguito un rimbalzo che ora fa guadagnare al titolo oltre il 4%. E con buone previsioni da parte degli analisti, visto lo stanziamento da 27 miliardi di dollari come budget di spesa in conto capitale netto per il 2022.

Perdita più consistente per AMD che, il 1° marzo, chiude le quotazioni lasciando sul terreno il 7%. Ma il calo del titolo, attualmente in ripresa, sembra più da imputare alla generale incertezza sul fronte dei prezzi dei combustibili e a fattori interni, come la probabile decisione della FED di alzare i tassi di interesse.

Approdata in Borsa nell’autunno 2021, GlobalFoundries ha recentemente annunciato che la sua produzione di chip è tutta prenotata fino al 2023. Più volatile rispetto agli altri, l’andamento del titolo è altalenante ma comunque in ripresa dopo il leggero calo conseguente all’annuncio della SIA.

In rialzo anche la taiwanese TSMC, e anche in questo caso con qualche oscillazione. A preoccupare gli investitori dell’azienda di Hsinchu City, fornitore chiave di compagnie come Apple e Qualcomm, è soprattutto la situazione con i vicini cinesi. Il timore di un passo avanti di Pechino per annettere l’isola con la forza è però esclusa da molti analisti, data la dipendenza di Stati Uniti ed Europa proprio da aziende come TSMC.

Sara Zolanetta

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