martedì, 23 Aprile 2024

Green ports: una sfida di competitività da 270 milioni

Green ports

Nella classifica dei 15 porti più trafficati d’Europa, solo due sono italiani: Genova e Trieste, peraltro tra gli ultimi posti. In un mondo che mira a essere sempre più “verde” il tema dei porti riveste particolare importanza. Nel PNRR sono 270 milioni i fondi destinati agli interventi per il Green ports. Una sfida che non riguarda solo l’environmental sustainability ma sul tavolo c’è anche un tema di competitività economica. «Chi non si muove rischia non solo di rimanere indietro dal punto di vista del rispetto ambientale, ma anche e, soprattutto, di essere irrimediabilmente tagliato fuori», dice Alessandro Migliorini, Ceo di European Energy A/S Italia. «Se vogliamo pensare di avere porti verdi occorre produrre energia rinnovabile vicino a dove serve con fotovoltaico ed eolico e, in molti casi, si potrebbe pensare poi di interagire con progetti di generazione di carburanti puliti o idrogeno, oltre, ovviamente, al cold ironing».

Condivide l’idea delle navi alimentate con gas naturale liquefatto?

«Ogni soluzione che contribuisca alla riduzione delle emissioni, nel caso delle navi commerciali si parla di un meno 90% rispetto ai combustibili fossili tradizionali, non può che essere valutata positivamente per chi come noi pensa sempre in ottica green. Ma come sempre amo sottolineare, sarebbe bene guardare al mix e alla sostenibilità nel lungo termine perché comunque si tratta di implementare impianti di stoccaggio e di produzione o dipendere anche dall’importazione. Non lo dico io, ma la UE proprio nel piano REPowerEU. Quindi è una soluzione positiva che necessita di essere integrata con tecnologie più pulite e forse più sostenibili anche in un’ottica geopolitica di lungo termine, dove l’investimento sul green e le rinnovabili si sta dimostrando una necessità stringente».

Secondo alcuni imprenditori l’idrogeno sarà la terza rivoluzione industriale. Le barche a idrogeno possono avere un futuro e, da un punto di vista normativo ed economico, l’Europa su cosa dovrebbe investire?

«Non ci sono dubbi che la via dell’idrogeno sarà importante nel futuro. Quello che però rimane decisivo e occorre ricordare sempre è il metodo di produzione: per produrre idrogeno green e non fare ambientalismo di facciata bisogna tener conto che solo quello generato tramite elettrolisi è realmente green e che solo l’integrazione nel processo di produzione e stoccaggio di energia da fonti rinnovabili lo rende realmente sostenibile».

Ha citato il cold ironing: basterà per ridurre le emissioni nei nostri porti?

«Le emissioni di CO2 prodotte da una grande nave ormeggiata in porto per 10 ore equivalgono a quelle di 25 milioni di automobili con motore termico in un anno. Il cold ironing mi pare anche l’unica via perseguibile per risolvere le problematiche derivanti dalle emissioni vicini ai centri abitati. Ma quello che vorrei sottolineare ancora una volta è la necessità di produrre energia in modo pulito, con tecnologie rinnovabili vicino ai porti, ottimizzando quindi anche la rete di distribuzione. Il cold ironing per essere tale e non di facciata deve essere basato sul massimo utilizzo di energia pulita possibile. Se invece al di fuori di ottiche emergenziali ed estremizzando, lo dico per provocazione, quest’ultima viene prodotta con il carbone allora avremmo solo spostato le emissioni di qualche centinaio o migliaia di chilometri e questo significherebbe gettare alle ortiche l’occasione unica per cambiare davvero paradigma».

Sperimentate tecnologie tradizionali, come l’eolico o il biometanolo nei porti. Quale apporto danno e quali sono i risultati raggiunti?

«Abbiamo vari progetti in corso con diversi partner e tecnologie. Tra questi quello con Maersk per le navi alimentate con metanolo green, ma anche quello con i carburanti green per l’aviazione, il tutto in ottica “power to x”. L’obiettivo è l’interazione delle diverse tecnologie con le rinnovabili e allargare la filiera: il green deal richiede sforzi congiunti di operatori del settore energia, dei trasporti… legislatori e governi, sono essenziali per arrivare a buoni risultati. Alcuni anni fa abbiamo pensato, progettato e realizzato il più grande parco fotovoltaico italiano che ha recentemente attirato l’attenzione di un player di riferimento come IREN, che lo ha acquistato e con cui stiamo pensando anche a nuovi impianti in ottica di partnership».

Il conflitto in corso in Ucraina quanto e come incide sui prezzi delle materie prime?

«Il mondo ha bisogno di energia e materie prime, l’unico modo per rendere il quadro più stabile è attenuare squilibri ed eccessive dipendenze da forniture, fonti e tecnologie uniche. Un mix energetico con le rinnovabili protagoniste contribuirebbe a migliorare sensibilmente un problema che comunque rimane globale: come si dice “piuttosto, è meglio che niente”». ©

Mario Catalano

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