Al via da maggio il fondo per l’impresa femminile. Attivato col decreto direttoriale del 30 marzo 2022, sfrutta 40 milioni di euro della legge di bilancio 2021 e 160 del PNRR per fornire un aiuto concreto alle imprese a partecipazione prevalentemente femminile e alle lavoratrici autonome. Adopera contributi a fondo perduto e finanziamenti a tasso agevolato ed è rivolto sia alle imprese in fase di nascita sia a quelle in fase di sviluppo. L’obiettivo: accrescere e incoraggiare una cultura imprenditoriale femminile, finora minoritaria nel nostro Paese. Una questione di cruciale importanza anche nella realizzazione del PNRR: come ha detto Ursula von der Leyen, «la metà della popolazione, la metà delle idee e la metà dell’energia non sono sufficienti».
A chi si rivolge
Il contributo è indirizzato a tutte le lavoratrici autonome con partita IVA e a tutte le società di persone con almeno il 60% di socie donne. Se si parla di società di capitali, la quota è di almeno due terzi di donne componenti dell’amministrazione. Il fondo è destinato a enti già esistenti da più di 12 mesi, ovvero in fase di sviluppo, ma anche alle entità più giovani, nate nell’ultimo anno. Le prime avranno accesso a un massimo di 400.000 euro tra contributi a fondo perduto e finanziamenti a tasso zero, da restituire entro un massimo di 8 anni. I secondi avranno fino a 250.000 euro, ma tutti a fondo perduto. Perfino le persone fisiche possono proporre progetti, sotto l’impegno di costituire una nuova società una volta ottenuto il finanziamento. Le domande potranno essere inoltrate a partire dal 5 maggio per le imprese di nuova costituzione e dal 24 per quelle già avviate.
Ampliare la partecipazione femminile
Si tratta di un intervento importante, che si muove lungo il binario della Gender equality strategy dell’Unione Europea. E lo fa volgendosi a un tema ancor oggi molto delicato, quello dell’equa partecipazione all’economia. Il quadro evidenziato dall’ultimo Report on gender equality della Commissione Europea, uscito lo scorso 8 marzo, è tutt’altro che roseo. La segregazione delle donne in pochi settori (in particolare istruzione, sanità e servizi sociali) è un’idea più che mai radicata nella nostra società. Un dato lo evidenzia con chiarezza: dal 1998 al 2019 la porzione di mestieri gender-mixed in Europa è scesa dal 27 al 18%.
Un sostegno concreto
Oltre alla sostenibilità sociale, l’iniziativa porta un aiuto diretto all’economia del Paese. I progetti presentati dovranno contenere programmi di investimento per industria, artigianato, agricoltura, commercio e turismo, che permetteranno di convogliare l’investimento nell’economia reale. E l’apporto positivo non finisce qui: secondo le ultime norme, la copertura massima fornita dal denaro pubblico alle imprese idonee potrà constare di un massimo dell’80% delle spese ammissibili. Nello specifico, per le imprese di nuova o recente creazione con spese superiori ai 100.000 euro, la copertura si attesterà al 50%. In questo modo, nel pieno spirito del PNRR, al contributo pubblico si accompagna un necessario apporto privato, fondamentale alla ripresa.
Marco Battistone
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