venerdì, 19 Aprile 2024

Euro in caduta libera: verso la parità contro dollaro

Sommario
Euro in caduta libera

L’euro accelera al ribasso per una combinazione di fattori: da un lato ci sono i tassi d’interesse sempre più alti sul biglietto verde. Dall’altro il rischio di recessione nell’eurozona sempre più elevato in scia al rialzo del prezzo del gas.

Euro ai minimi dal 2002 contro dollaro

La parità contro il dollaro è sempre più vicina. Il ribasso potrebbe non fermarsi e proseguire verso i minimi storici del 2000. Da dove nasce la debolezza della moneta unica nei confronti del biglietto verde? Un primo – e molto evidente – indizio è rappresentato dal differenziale dei tassi. Parliamo dei tassi ufficiali, ovvero quelli determinati dalle Banche centrali nell’esercizio della loro funzione precipua, ovvero la conduzione della politica monetaria. La Federal Reserve americana a giugno ha fissato il tasso sui Fed funds a 1,50-1,75%, incrementandolo di ben 75 basis point: era dal 1994 che a Washington non veniva deciso un rialzo di questa entità. La BCE ha invece lasciato invariato il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali allo 0%. Già da questi dati non è difficile capire la tendenza attualmente in atto: detenere liquidità in dollari rende molto di più che in euro e quindi i capitali in cerca di parcheggio temporaneo finiscono negli USA.

Fed più aggressiva della BCE

In prospettiva questo gap è destinato ad ampliarsi. Con il rialzo di giugno la Fed ha dichiarato senza mezzi termini guerra all’inflazione, una guerra che continuerà fin quando l’indice dei prezzi non darà chiari segnali di rallentamento. In altre parole la Banca centrale americana continuerà ad alzare i tassi. A fine luglio è previsto un altro incremento da 75 punti base, a settembre +50 per arrivare a fine anno a 3,25-3,50%, tasso che dovrebbe segnare il punto di arrivo di questa fase restrittiva (CME FedWatch Tool e Market Probability Tracker Atlanda Fed). Si tratta di un incremento pari a 1,75% rispetto ai livelli attuali. La BCE non starà a guardare, dato che anche nell’eurozona l’inflazione ha toccato a giugno l’8,6% – il massimo dalla creazione dell’Unione Economica e Monetaria – ma agirà più lentamente. Secondo un sondaggio di Reuters, nella riunione di luglio è ormai scontato un incremento da 25 bp, seguito da uno da 50 a settembre e altri due da 25 entro fine anno per un obiettivo finale di 1,25%. Il differenziale quindi si aprirà ancora di più: un ulteriore elemento a favore dell’apprezzamento del dollaro sull’euro.

Prezzo del gas in ascesa: rischio recessione

L’altro fattore che ha scatenato le vendite sulla moneta unica è il rischio di recessione nell’eurozona. Le preoccupazioni di analisti e operatori sono salite nelle ultime settimane insieme al prezzo del gas. Il contratto Dutch TTF Gas Future per consegna agosto – quello con i maggiori volumi scambiati – al momento oscilla sui 185 euro/MW, oltre il doppio rispetto ai livelli visti poco prima della metà di giugno. Le trattative a livello UE sulla possibilità di introdurre un tetto al prezzo del gas sembrano quindi aver sortito l’effetto opposto. Ricordiamo che il 7 marzo – due settimane dopo l’inizio della guerra in Ucraina – le quotazioni toccarono i 345 euro/MW. Per dare un’idea dell’entità del rialzo del prezzo di questa materia prima fondamentale per il riscaldamento – e soprattutto per la produzione di energia – ricordiamo che nella primavera 2021 le quotazioni oscillavano sui 15-20 euro/MW.

Un incremento del prezzo dell’energia di queste proporzioni rischia di causare una recessione tramite la riduzione del potere di acquisto dei consumatori. Le bollette di elettricità e gas, già salite notevolmente, potrebbero subire ulteriori rincari inducendo un taglio delle spese. Non è chiaro se l’impatto maggiore sarà a carico di quelle voluttuarie o di quelle di base – in teoria sulle prime, ci sono però segnali contrastanti su questo punto – ma il perdurare o l’aggravarsi della situazione inevitabilmente avrà questa conseguenza. Esiste inoltre – anche se con percentuali di probabilità basse, al momento – il rischio di razionamento dell’energia. In tal caso ci sarebbero problemi anche sul lato dell’offerta. Si sta pertanto prospettando un forte rallentamento dell’economia europea: anche negli USA la recessione è altamente probabile ma questo rischio era già stato scontato dai mercati.

Euro verso la parità…e oltre?

Differenziale dei tassi sfavorevole e rischio recessione: questo dunque il mix di fattori che sta spingendo euro e dollaro verso la parità. L’obiettivo è ormai a un passo e possiamo considerarlo acquisito. Il problema è capire se la flessione si fermerà in area 1 o se proseguirà verso target inferiori. I segnali grafici inviati negli ultimi giorni propendono per la seconda ipotesi. La violazione degli importanti supporti statici e dinamici posizionati a 1,0340-1,0350 – con riattivazione della tendenza ribassista in essere dal record dell’estate 2008 a 1,0630 – sembrano preludere ad approfondimenti in direzione del minimo dell’ottobre 2000 in area 0,8230, con obiettivo intermedio a 0,96 circa. L’euro invierà segnali di forza in caso di superamento di 1,08, con possibilità di ascesa fino a 1,12 e 1,15, importante riferimento in ottica di medio periodo. ©

Simone Ferradini

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