Sulle sanzioni UE alla Russia il fronte europeo dà i primi segni di cedimento, e la prima a mostrare un’apertura è la Germania. È probabile, infatti, che il governo tedesco disponga, in deroga alle sanzioni UE sulle esportazioni verso la Russia, la restituzione di una turbina del gasdotto Nord Stream che era stata affidata a Siemens in riparazione. Il pezzo era rimasto bloccato presso la filiale canadese della multinazionale tedesca in virtù delle sanzioni vigenti. Ora è stato autorizzato dal governo canadese a tornare in Germania.
Le difficoltà con Ucraina e Russia
Una decisione che va ad aggiungersi a un rapporto tutt’altro che positivo nei rapporti con l’Ucraina: da più di un mese i tedeschi, preoccupati per l’impatto sul debito, stanno bloccando l’approvazione al pacchetto europeo di aiuti da 9 miliardi destinato agli Ucraini. Ed è recente la notizia del licenziamento dell’ambasciatore ucraino a Berlino, Andryi Melnyk. Un’operazione descritta da Zelensky come “una normale rotazione” dei ruoli nel corpo diplomatico. Ma la vera chiave di lettura della situazione è quella dei rapporti con la Russia e della sempre più critica fornitura di gas. Nord Stream, che trasporta ogni anno 55 miliardi di metri cubi di gas naturale dalla Russia all’Europa, è una porta attualmente socchiusa.
Un nuovo scenario
La motivazione ufficiale russa è che è oggetto di operazioni di manutenzione. Molti però sono preoccupati che si tratti del primo assaggio di un’eventuale politica di “chiusura dei rubinetti”. Il ministro delle finanze francese Bruno Le Maire ha addirittura descritto “il taglio totale delle forniture di gas dalla Russia” come “lo scenario più probabile oggi”. Se ciò fosse vero, la Germania, che dipende enormemente dalle forniture da Nord, potrebbe reagire inaspettatamente. Secondo fonti interne riportate da Bloomberg, il governo potrebbe decidere, rompendo con le dichiarazioni dello stesso ministro delle finanze, Christian Lindner, di produrre ulteriore debito per fronteggiare la crisi. Una via che non potrebbe che portare a una ulteriore deviazione dalla linea di Bruxelles e avere anche effetti non da poco su un’economia già colpita dalla forte inflazione.
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