giovedì, 18 Aprile 2024

Diritti Tv: quanto valgono davvero e chi ci guadagna

DiMarco Catanzaro

15 Settembre 2022 , , ,
diritti tv

DAZN, Sky, digitale terrestre, partite in chiaro e co-esclusive. Il vocabolario del calcio parla sempre più spesso del problema della trasmissione delle partite e dei rapporti di potere tra i network contendenti.

Tanto che nel giro di tre anni aziende che hanno offerto 800 milioni possono non riuscire a racimolarne 100 per diritti secondari, network in grande crescita possono essere rilevate dai loro diretti avversari o, semplicemente, sparire nel nome di un piano d’azione mutato nel tempo.

Ogni triennio di assegnazione dei diritti per la Serie A o per le coppe Europee presenta vincitori e vinti, e quello attualmente in regime non fa differenza. Protagonista assoluto nelle conversazioni calcistiche del 2022 è la trasmissione di DAZN, criticato per i frequenti ritardi e temporanei blocchi nel broadcasting di partite del massimo campionato nostrano.

Eppure, in termini economici, l’offerta che DAZN ha formulato per acquisire i diritti è stata impareggiabile per Sky e eventuali ulteriori concorrenti: 840 milioni di euro. Sintomo di un network deciso e in grande salute, ma che dal 2024, ridiscuterà tutto. Come dare un senso e una dimensione economica all’eterna disfida per trasmettere sulle proprie reti lo sport più amato e discusso dagli italiani?

Diritti Tv, la situazione odierna: come DAZN ha preso in mano il calcio italiano

La situazione attuale, ridiscussa al termine del triennio 2018-2021, si è invece ribaltata. Ora DAZN fa la voce grossa, con un’offerta di 840 milioni di euro annui per l’esclusiva di tutte le partite e Sky si è ridotta a chiedere 3 partite in co-esclusiva. Quello stesso pacchetto cui il network che fu di Rupert Murdoch, passato di proprietà alla Comcast proprio nel 2018, aveva relegato Perform e la sua DAZN, le costa ora 87,5 milioni di euro a stagione e non offre alcun diritto esclusivo: semplicemente, anche Sky può trasmettere tre gare in concomitanza con i propri concorrenti.

Ma i diritti TV della Serie A non sono solo una questione italiana: anche all’estero la Lega Calcio ha raccolto offerte per la trasmissione del nostro campionato. Per l’attuale triennio 2021-2024 i diritti sono andati a CBS per la trasmissione negli USA (65 milioni di Euro), a Abu Dhabi Media per il Medio Oriente e il Nord Africa (rispettivamente 23 milioni di Euro per la prima stagione, già trascorsa, e 25 e 31 per l’attuale stagione e la prossima), e 139 milioni annui da InFront per il resto del mondo.

Ecco come si configurano le proporzioni del ricavo da 1,154 miliardi di Euro che la Lega Calcio guadagna dall’annualità in corso. L’affare per la regione nordafricana e mediorientale è stato particolarmente concorrenziale, con Abu Dhabi Media raggiunta in extremis dalla BeIn Sports di Nasser Al-Khelaifi, già presidente del Paris Saint-Germain, e costretta a rialzare di due milioni l’offerta finale per mantenere un primato che pareva consolidato.

Come i diritti tv vengono ridistribuiti alle squadre

Il riflesso di una Lega in grado di guadagnare molto dai diritti TV è soprattutto sulle squadre, cui va una parte dei ricavi da spendere soprattutto nel miglioramento della propria rosa. Nel 2021/2022, per esempio, la somma ripartita è ammontata a 940 milioni di euro.

La sua ripartizione è complessa: il 50% viene ridistribuito in parti eguali, 20% va al radicamento sociale (12% di spettatori paganti allo stadio e 8% di audience televisiva) e 30% ai risultati sportivi (di cui 5% di meriti storici, 10% in base ai risultati negli ultimi 5 campionati, 12% per la posizione in classifica nella stagione corrente e 3% per i punti guadagnati).

Questa suddivisione dei diritti tv ha portato, nell’ultima stagione, ai seguenti ricavi squadra per squadra.

Come risulta evidente dal grafico, l’Inter è riuscita a vincere la sfida dei diritti pur perdendo di misura il campionato in sé, e la forbice tra le più e meno ricompensate dalla Lega è davvero ampia: i nerazzurri hanno ricevuto quasi il triplo del fanalino di coda Venezia.

Sky molla la presa sulla Serie A, ma per concentrarsi su altre competizioni

Il network americano ha concentrato i propri sforzi su altre battaglie. Non sempre con risultati eccelsi: la gara per i diritti della Serie B è stata quantomeno anomala, con Sky aveva acquistato sia il pacchetto 1 (comprendente la trasmissione via satellite e via digitale terrestre) che il pacchetto 2 (online) per 32 milioni. A cose fatte Helbiz si è inserita nell’affare per il pacchetto online offrendo 12 milioni (e abbassando così la quota iniziale dovuta da Sky da 16 a 12 milioni) e infine DAZN ha offerto 10 milioni di euro per lo stesso affare, abbassando a sua volta il contributo altrui alla stessa cifra. Insomma, da 32 milioni per due pacchetti a 30 per il solo diritto di tramissione in rete. Un altro segnale del tempo che passa, privilegiando sempre di più la fruizione tramite computer e Smart TV.

Più mirata, invece, è stata la scelta di concentrarsi sul mantenere al meglio i diritti della Champions League. Il principale competitor, Amazon, è riuscito a ottenere il pacchetto con le 16 migliori partite del mercoledì e la finale di Supercoppa Europea per una cifra attorno agli 80 milioni di euro a stagione. Sky è riuscita però a ottenere i diritti su tutte le altre gare, per una cifra che dovrebbe aggirarsi attorno ai 350 milioni di euro in tre anni. Un successo per gli americani, che nel triennio 2018-2021 avevano speso oltre 900 milioni e recuperato appena 120 milioni dalla cessione di match in chiaro a Rai e Mediaset. 420 milioni circa di risparmi per una competizione meno costosa di un campionato (a fronte però di un numero inferiore di incontri), ma forse ancor più reputata dai tifosi italiani ed europei.

Ad Amazon e Sky si è aggiunta infine Mediaset, che per 43 milioni di euro annui si è aggiudicata i migliori 16 incontri del martedì da trasmettere in chiaro. Un passo in avanti che non cancella, però, l’andamento in Borsa della società fondata da Silvio Berlusconi, che ha perso oltre il 40% negli ultimi 6 mesi.

Mondiali 2022, la gara per i diritti risente dell’uscita degli Azzurri

Altrettanto importante la disfida di metà stagione per i mondiali in Qatar 2022, dove la Rai ha fatto piazza pulita: tra i 170 e i 190 milioni di Euro per le 64 partite della competizione. Qui il ricorso storico è importante: la televisione di stato aveva perso i diritti nel 2018 a favore di Mediaset, che per 80 milioni si era portata a casa il pacchetto completo. L’asta per questa edizione si è tenuta prima delle gare di spareggio per la qualificazione, in cui i ragazzi di Mancini sono stati sorprendentemente stati eliminati dalla Macedonia del Nord, e certificata la mancata partecipazione degli Azzurri per alcuni mesi da gennaio a maggio si è parlato di una potenziale contrattazione tra Rai e potenziali compratori. I ricavi pubblicitari di un mondiale senza l’Italia, infatti, per la Rai si prospettavano (e prospettano tuttora) diminuiti del 25%, e le altre concorrenti hanno ripreso a monopolizzare la conversazione: possibile un accordo di cessione anche parziale con Sky, Amazon o Mediaset?

A maggio è arrivata però la smentita definitiva: nessuna contrattazione di diritti, tutto resta nelle mani di mamma Rai. Come ai vecchi tempi.

Dal 1980 a oggi, come i diritti tv in Italia si sono evoluti.

Tre miliardi di lire. Con questa cifra il presidente della Lega Calcio Antonio Matarrese, fresco di elezione, assegnava formalmente alla Rai il diritto alla trasmissione sulle proprie reti delle partite di calcio di Serie A. Si trattava di una formalità legale, ma da quel 1980 a oggi sono passati 42 anni in cui le partite del massimo campionato sono passate per molte mani: dalla Rai alla satellitare Tele+, da Stream all’arrivo del colosso Sky, dal passaggio a digitale terrestre di Mediaset con Premium, per finire in fine a Perform, che ha dovuto contrattare con Sky il suo ingresso nella tv satellitare venendo dalla piattaforma DAZN, pensata in origine esclusivamente per l’online. Oltre al passaggio economico, insomma, c’è stato un inevitabile spostamento tecnologico. Non è però tutto: diritti parziali sono stati esercitati, negli anni ’90 e 2000, anche da Cartapiù, Onefootball, TeleMontecarlo e la meteora Gioco Calcio, consorzio mirato a sostenere i diritti delle provinciali. Gioco Calcio è durato un solo anno, ma anche gli altri network citati sono oggi out of business. Troppa concorrenza.

Proprio quella concorrenza, però, negli ultimi anni ha interessato il mercato italiano in quantità decisamente minore. Nel 2018 due bandi gestiti tramite l’intermediazione dell’iberica Mediapro sono risultati in un nulla di fatto. Aste chiuse senza avvicinarsi al minimo stabilito, buste che anziché offerte contenevano richieste di rendere la gara per i diritti più contendibile e, naturalmente, nessun vincitore.

L’interruzione dei rapporti tra Mediapro e la Lega Serie A ha portato alla ridiscussione dei diritti e all’assegnazione a Sky di due dei tre pacchetti di partite – 7 incontri a turno e all’inglese Perform (che ha così potuto portare in Italia la sua piattaforma DAZN) del terzo, contenente i diritti per i rimanenti 3 confronti di giornata.

Nessuna delle due contendenti era, apparentemente, provvista di sufficienti disponibilità economiche per acquistare l’interezza dei diritti, ma accordi tra le due società hanno permesso ai tifosi di fare a meno del famigerato “doppio abbonamento”, permettendo a DAZN visibilità tramite Sky.