La violazione delle norme europee per la tutela della privacy costa alle aziende quasi 2 miliardi di euro in tre anni. Quasi la metà delle multe colpisce la company di Mark Zuckerberg. Ma neanche Amazon e Google sono immuni. L’ultima sferzata arriva dalla Commissione Irlandese per la protezione dei dati e costa a Meta 265 milioni di euro. L’efficienza dei sistemi di protezione delle informazioni personali e la corretta profilazione per la pubblicità saranno temi centrali nel futuro digitale che ci attende. Le sanzioni per il mancato rispetto della privacy sono la goccia che farà traboccare il vaso dell’oligopolio delle Big Tech?
Meta è il gruppo più sanzionato
Il Metaverso non decolla e Meta naviga in cattive acque. Il boom vissuto durante la pandemia è ormai un lontano ricordo e la company ha annunciato che licenzierà 11.000 dei suoi 87.000 dipendenti. Come se non bastasse, il gruppo di Zuckerberg guida la speciale classifica dei più multati con 955 milioni di euro. Nel biennio 2021/22 le autorità di regolazione della privacy hanno sanzionato Instagram (405 milioni di euro), Facebook (325 milioni) e Whatsapp (225 milioni).
L’ultimo provvedimento proviene dall’autority irlandese, che ha accertato il mancato rispetto delle norme del General Data Protection Regulation (GDPR), il regolamento dell’Unione Europea per la protezione dei dati, vigente nell’UE e nello Spazio economico europeo.
La decisione della Commissione nasce da un’indagine di aprile 2021, avviata dopo il furto e la diffusione su un sito hacker di informazioni sensibili di mezzo miliardo di utenti di Facebook.
Big Tech, Small Privacy
Rappresentanti di Meta assicurano che i meccanismi di tutela dei dati degli utenti sono stati rivisti e migliorati per far fronte alle criticità. Novità che permetterebbero, ad esempio, di effettuare lo scraping (estrazione di dati dalla piattaforma) utilizzando numeri di telefono.
Tuttavia, l’inadeguatezza dei sistemi di protezione delle informazioni personali è un tema che preoccupa non solo esperti e analisti, ma anche i milioni di utenti che hanno affidato i loro dati personali a Amazon, Facebook, Instagram, Whatsapp.
Accuratezza, limitazione dell’archiviazione, responsabilità, integrità e riservatezza sono i pilastri che compongono il GDPR. Principi inderogabili che hanno un ruolo importante nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
Amazon, quanto costa il mancato consenso?
L’azienda di Jeff Bezos si distingue in negativo nel tema della raccolta del libero consenso alla profilazione a fini pubblicitari. Amazon vanta infatti il primato di azienda con le sanzioni in tema di privacy più alte. Nel 2021 la Commission Nationale Pour La protection Des données (CNPD) del Lussemburgo ha condannato la Tech company al pagamento di 746 milioni di euro per la violazione degli obblighi GDPR.
Cookies indigesti per Google
Male anche Google in tema di cookies. Dall’anno scorso la Big Tech californiana ha ricevuto multe per violazioni che ammontano a circa 200 milioni di euro. In questo caso a infliggere le sanzioni è l’autorità di controllo francese, che ha accertato le difficoltà per gli utenti di rifiutare la profilazione a fini pubblicitari.
Big Tech, l’America rimane la Terra delle opportunità
Se l’universo delle Big Tech non gode di buona salute, l’America è ancora un’eccellenza del settore. La classifica mondiale delle dieci società con capitalizzazione di mercato più alta al mondo vede infatti gli Stati Uniti comparire sette volte su dieci. Al primo posto c’è Apple, seguita da Microsoft, Alphabet, Amazon, Tesla, NVIDIA, TSMC (Taiwan), Samsung (Corea del Sud), Tencent (Cina) e Meta Platforms. Un Continente dal grande potenziale nel campo dell’innovazione, che sconta però un vuoto normativo sul tema della privacy. Una carenza ormai sistemica che rappresenta un ostacolo al pieno sviluppo del settore.