giovedì, 28 Marzo 2024

Serie A: quanto valgono i crypto-sponsor?

DiMatteo Runchi

15 Dicembre 2022
Sommario
Serie A

Un’invasione iniziata nel 2018 da quando il primo Governo Conte vietò le sponsorizzazioni delle aziende di scommesse nello sport. È esattamente da quel momento che i club italiani, deprivati da ricavi che valevano decine di milioni di euro, si sono affidati sempre più massicciamente al mondo delle crypto. Sulle maglie di tante grandi squadre, sono comparsi nomi come Socios, Digitalbits e Bitmex e la stessa Lega di Serie A ha scelto un sito specializzato in blockchain: Crypto.com. Una scelta nata da una situazione di necessità, che si è rapidamente trasformata in una ricchissima opportunità. 

Il Decreto Dignità e l’addio al gioco d’azzardo

Il Decreto Dignità che conteneva una serie di misure tra cui, appunto, la sospensione totale della pubblicità al gioco d’azzardo e alle scommesse, fu un colpo durissimo per il calcio italiano. In un contesto come quello del 2018 in cui il calcio nostrano era già in difficoltà nell’attrarre investimenti, trovandosi ancora nel pieno del decennio di successi della Juventus che, ai tempi, non sembrava vicino alla fine, la chiusura delle sponsorizzazioni del mercato delle scommesse poteva essere disastrosa. Molte squadre avevano stabilito legami storici con marchi del settore, che ne avevano beneficiato diventando molto riconoscibili tra gli appassionati. Era il caso, per esempio, del Milan con Bwin. Immediatamente la nuova legge crea una voragine nei conti delle maggiori squadre di Serie A.

La Roma perde la sua sponsorizzazione con Betway, un accordo pluriennale da 15,5 milioni di euro. L’altra squadra della capitale, la Lazio, deve rinunciare ai 7 milioni di Marathonbet. Le milanesi si vedono costrette a disdire le partnership milionarie con StarCasino e Bwin. Alla fine della stagione 2019, si parla di perdite per 100 milioni di euro per quell’anno e, senza un sostituto credibile, per tutte le stagioni successive. E proprio quando sembrava che peggio di così non potesse andare, ecco la pandemia.

Serie A e Crypto: domanda incontra offerta

Il Covid-19, infatti, ha costretto il Governo a chiudere gli stadi, fino a fermare il campionato. I ricavi delle squadre di Serie A, già messi a dura prova dal Decreto, sono crollati brutalmente. In una stagione il calcio italiano ha bruciato il 18% del proprio fatturato, un calo superiore di sette punti alla media dei grandi campionati europei, dimostrando quanto la massima serie fosse stata resa vulnerabile dall’esodo delle agenzie di scommesse. È in quel particolare momento di estrema debolezza che l’attenzione delle società calcistiche italiane viene attratta dal mondo crypto che in quel momento stava esplodendo.

Nel 2021 Bitcoin fa segnare due record storici di valore, 51.000 dollari a marzo e oltre 56.000 a novembre. Nel frattempo esplodeva anche il fenomeno NFT, i certificati di proprietà digitali che permettono ad artisti sconosciuti di diventare milionari. Un mondo complesso, a tratti opaco, con specifiche tecniche difficili da comprendere per i più. Ma anche un mondo ricco di denaro affluito negli ultimi anni, ancora racchiuso, però, in una nicchia che gli impedisce di raggiungere il successo mainstream. Un limite risolvibile tramite contratti di sponsorizzazione, specialmente se si tratta di accordi con società sportive.

Il successo dei Fan Token

È così che la domanda di denaro della Serie A e la sua offerta di spazi pubblicitari incontrano il mercato delle criptovalute, che ha la quantità di denaro giusta al momento giusto. In poco tempo ogni squadra di Serie A stipula partnership, accordi di sponsorizzazione per le maglie e per tutti gli spazi che ha a disposizione. Nomi prima sconosciuti come Socios e Binance appaiono sulle casacche dei grandi club. Le crypto non sono però penetrate nelle società di Serie A soltanto a livello di sponsorizzazioni tradizionali. Le grandi squadre si sono infatti attrezzate per sfruttare la tecnologia della blockchain per un particolare tipo di partnership, il Fan Token.

Utilizzando il supporto di una blockchain, spesso e volentieri quella di Socios, la squadra emette un certo numero di token. Possederne uno significa poter prendere parte ad alcune scelte della Società, come una sorta di azionariato diffuso secondario. Queste decisioni prese tramite sondaggi sono per lo più estetiche. Ad esempio la grafica dell’autobus della Juventus o il nome del nuovo campo di allenamento della Roma.

Ma è accaduto che alcune squadre demandassero ai possessori di questa sorta di criptovaluta la scelta di quale squadra affrontare in un’amichevole. Il token può essere scambiato e quindi il suo valore non rimane fisso, ma segue la legge della domanda e dell’offerta. Più vantaggi possiede un token, più sarà richiesto, più il suo valore si alzerà. Secondo i dati raccolti, nella scorsa stagione sportiva, conclusa nell’estate del 2022, il valore delle sponsorizzazioni relative alle criptovalute in Serie A ha superato i 180 milioni di euro. Unita al mercato delle partnership, alimentato soprattutto dai Fan Token, questa cifra crescerebbe fino a raggiungere 250 milioni di euro totali. Una cifra due volte e mezza quella che si calcolava fosse fornita dal mondo delle scommesse prima del 2019 e che ha il vantaggio di non essere accompagnata da un dilemma morale che la sponsorizzazione del gioco d’azzardo portava con sé.

Serie A e Blockchain, un rapporto burrascoso

Anche il mondo crypto però non è esente da critiche e punti oscuri. In questi anni di aumento incontrollato della fama e del valore dei token, si sono diffuse su internet le cosiddette CryptoSkam. Si tratta di truffe a base di criptovalute che hanno sottratto enormi quantità di denaro a investitori inconsapevoli, spesso attratti proprio da sponsorizzazioni sconsiderate. Ora che la febbre da blockchain sembra essersi raffreddata e che le aziende che hanno sponsorizzato la Serie A stanno perdendo valore, iniziano ad emergere i primi problemi e con essi le prime domande.

La maggior parte delle aziende attive nelle tecnologie blockchain che sponsorizzano squadre di Serie A sono solide e trasparenti. Da Socios, che ormai è un’autorità nel settore, a Crypto.com che sponsorizza il VAR della massima serie, si tratta per lo più di brand che hanno superato l’incertezza dei primi anni e possono essere ormai considerate come consolidate. Alcuni casi eclatanti hanno però acceso i riflettori su determinati accordi di sponsorizzazione e collaborazione. Il primo che fu sollevato da un accordo di sponsorizzazione tra una squadra italiana e una società di criptovalute risale al 2021.

La Lazio firma un accordo da 30 milioni di dollari con Binance. Il sodalizio è un successo. Il fan token dei biancocelesti in particolare, pur non avendo dati di capitalizzazione ufficiali, sarebbe il primo in Serie A per fatturato e il secondo al mondo dietro quello del Paris Saint-Germain. L’entusiasmo dei tifosi è però spento dalla Consob. L’agenzia per il controllo del mercato finanziario italiano avverte che la società, con sede alle isole Cayman, non ha le autorizzazioni necessarie per fornire servizi e attività di investimento in Italia. La questione viene risolta circa sei mesi dopo, quando Binance entra a far parte dell’Organismo Agenti e Mediatori. Una vicenda conclusasi senza troppi colpi di scena, che però ha sollevato un’importante questione. Pur somigliando a membership, i fan token sono considerati strumenti finanziari.

Serie A

Nella scorsa stagione invece un altro caso relativo alle criptovalute in Serie A ha fatto sorgere qualche dubbio. Sulla maglia del Napoli, sul retro per essere precisi, è comparso come sponsor Floki Inu, una Meme Coin. Questo particolare tipo di token nasce per gioco, in questo caso da un Tweet di Elon Musk sul nome del proprio cane, e spesso si spengono nel nulla poco dopo.

Meme Coin e Digitalbits

Floki però aveva resistito, cominciando una campagna di sponsorizzazione massiccia nel mondo del calcio. Gli azzurri non erano un caso isolato. Anche i tedeschi del Bayer Leverkusen, gli olandesi del Twente e i turchi del Fenerbache hanno firmato accordi con Floki-inu. Secondo un articolo di IrpI (Investigative reporting project Italy) però, dietro a questa coin ci sarebbe un team di developer anonimi, un blogger nigeriano e una cinquantenne georgiana, definita nel report come una prestanome dagli stessi rappresentanti della criptovaluta. Le strade di Napoli e Floki si sono separate dopo una sola stagione, e il Meme Coin sta soffrendo come tutto il mercato della crisi energetica e dell’aumento del prezzo del denaro. 

Ma il caso che ha fatto più scalpore è sicuramente quello legato a DigitalBits e all’Inter. All’inizio della stagione in corso l’Inter dichiara di aver raggiunto un accordo pluriennale da 85 milioni con il proprio sponsor di manica per diventare il marchio presente sul petto dei giocatori in ogni partita. Si tratta di DigitalBits, token creato da ZytaraLabs, che però fin dall’estate inizia a destare qualche sospetto. I pagamenti per la stagione 2021/2022, quella in cui l’azienda era sponsor di maglia dei nerazzurri, sono in ritardo.

I rapporti tra Inter e DigitalBits iniziano a degradarsi: prima lo sponsor scompare dalle maglie della primavera, poi da quelle della squadra femminile e infine dal sito della Società. Rimane solo sulle maglie della prima squadra, mentre gli avvocati tentano di recuperare almeno parte dell’investimento promesso. Una rottura totale che a gennaio porterà l’Inter ad avere un nuovo sponsor. Nel frattempo la criptovaluta su cui si basava il progetto è crollata a quasi zero. Il caso digitalbits ha fatto sorgere alcuni dubbi su quanto sia opportuno, da parte delle squadre di Serie A, sponsorizzare prodotti finanziari rischiosi come a volte sono le criptovalute. Non saranno scommesse, ma sicuramente anche questi accordi hanno alcuni dilemmi etici. ©

📸 credits: Unsplash

Attento alle tendenze e profondo conoscitore della stampa estera, è laureato in Storia del giornalismo all’Università degli Studi di Milano. Dinamico, appassionato e osservatore acuto, per il Bollettino si occupa principalmente del mondo dello sport legato a quello finanziario e del settore dei videogiochi, oltre che delle novità del comparto tecnologico e di quello dell’energia.