Le banche americane si preparano da tempo a una recessione. Ma, come evidenziano i risultati trimestrali pubblicati nell’ultima settimana, potrebbe trattarsi di una contrazione più lieve delle attese. Il cocktail micidiale di rialzi dei tassi e inflazione elevata non lasci dubbi su ciò che verrà, ma i bilanci piuttosto positivi lasciano spazio a un moderato ottimismo.
JPMorgan batte le previsioni
I risultati di alcune banche sono abbastanza incoraggianti. In particolare, JPMorgan, la più grande banca americana, ha pubblicato profitti in aumento del 6% e un utile netto di 11 miliardi di dollari (3,57 per azione) nel quarto trimestre. Le entrate sono state in crescita del 18% a 34,55 miliardi di dollari, in gran parte grazie all’aumento del reddito netto da interessi dovuto ai rialzi dei tassi. Un risultato analogo quello di Bank of America, che mostra grande resilienza, in una situazione in cui le commissioni della divisione investment banking sono scese di più del 50% year to year. I ricavi dell’ultimo quarto sono stati di 24,66 miliardi di dollari (85 centesimi ad azione) contro previsioni più negative. Va bene anche Morgan Stanley, che compensa un calo simile dell’investment banking con il trading.
La performance sottotono di Goldman Sachs
Ma tra i colossi di Wall Street c’è anche chi ha deluso. In primis Goldman Sachs, che ha chiuso con ricavi netti a 47,37 miliardi, il 20% in meno rispetto alle sorprese positive dell’anno precedente. Dietro il calo si cela il crollo delle operazioni M&A, una delle divisioni più profittevoli della storica banca, e problemi anche lato Asset Management e Global Banking. Così anche Citigroup, con un utile in calo del 21% nell’ultimo trimestre, e Wells Fargo, che scende addirittura a -50% in seguito agli scandali legali dell’anno passato.
Le riserve per l’inverno
Come si può osservare, i risultati, sebbene complessivamente positivi, sono misti. Eppure, c’è un tratto in comune negli outlook delle più grandi banche d’oltreoceano. Infatti, in vista della probabile recessione, hanno tutte deciso di mettere da parte ingenti riserve finanziarie. La sola JPMorgan Chase, nota per la sua prudenza in materia, ha messo da parte ben 1,4 miliardi di dollari. E le altre non sono state da meno: Bank of America ha accantonato 403 milioni, Wells Fargo 397 e Citigroup 640. A preoccupare è soprattutto l’ammontare di crediti deteriorati, cioè ad alto rischio di solvibilità, contenuti nelle casse degli istituti di credito. In questo senso, se per alcune banche l’aumento dei tassi ha segnato per ora un incremento nei profitti, potrebbe essere altrettanto nocivo nella misura in cui potrebbe aumentare il rischio di credito. Ciononostante, «lo scenario di base – ha detto Mark Mason, CFO di Citi – è una recessione moderata nella seconda metà del 2023». Uno scenario che fa trarre un sospiro di sollievo anche all’Italia, visto l’influsso che tipicamente hanno le vicende finanziarie USA sul nostro Paese.
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