venerdì, 4 Ottobre 2024

Millennial e Gen Z: ecco come investono i giovani

Sommario
Giovani

I giovani italiani possono contare su 34.298 consulenti finanziari attivi (dati OCF-organismo che gestisce l’Albo unico). La maggior parte, pari a 33.870, esercita la professione operando per intermediari finanziari quali banche, Sim o Sgr mentre i restanti 428 esercitano la professione in maniera autonoma, remunerati a parcella direttamente dai clienti. Le donne consulenti sono circa il 20% degli iscritti all’Albo.

«Nello scenario attuale, la consulenza finanziaria rappresenta la scelta distruptive in un processo di innovazione e digitalizzazione», dice Luigi Conte, Presidente ANASF.

«Come indicato nell’VIII Rapporto Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, l’utilizzo di internet per i servizi finanziari si conferma diffuso per l’online banking; ma resta circoscritto per i servizi di investimento». 

Quali sono le sfide?

«Ricambio generazionale, valorizzazione del ruolo sociale, tutela della categoria, accrescimento dell’educazione finanziaria in maniera sistemica di tutti i risparmiatori e sviluppo socioeconomico del Paese: sfide che è possibile vincere solo attraverso l’unione di intenti di tutti gli attori coinvolti nel settore».

In che modo si può contribuire al rilancio dell’economia italiana?

«Attuando strategie volte al raggiungimento degli obiettivi del PNRR, che si allineano a quelli di ANASF: coinvolgimento attivo dei giovani professionisti della consulenza e nello studio delle tematiche legate all’innovazione tecnologica in ambito finanziario, ma anche nella promozione di valori ESG e di strumenti che consentano di veicolare il risparmio privato verso l’economia reale, con particolare riferimento alle PMI».

Divario con altri Paesi

L’educazione finanziaria in Italia deve recuperare un pesante ritardo nei confronti degli altri Paesi OCSE. Non è solo questione di competenze: il divario si traduce in un livello inferiore di inclusione e fiacca le prospettive di sviluppo sostenibile.

L’interesse per i temi economico-finanziari è cresciuto in modo significativo rispetto al 2021. La quota degli italiani che si dice interessata è passata dal 76% all’82%. Gli uomini (al 90%) si dicono più interessati rispetto alle donne (69%), mentre la generazione più attenta resta quella dei boomer (93%).

Ma segnali di crescita arrivano anche dai più giovani: l’interesse sfiora l’80% per la Generazione X, è al 61% per la Gen Y (nati tra l’81 e il 1996) e al 52% per la Gen Z (i nati tra il ’97 e il 2006).

Economia e finanza continuano a essere percepite come materie complesse per un intervistato su quattro e difficili da comprendere per il 27% del campione. Da questi dati emerge un altro tema: l’efficacia dei contenuti, che spesso non incontrano l’interesse né sono adeguati alla preparazione degli utenti. Il 30% degli intervistati afferma di non trovare argomenti o referenti adatti, cui si aggiunge un altro 10% che li trova troppo banali o complessi.

Come affrontano i principali ostacoli che frenano la diffusione di una cultura finanziaria innovativa e sostenibile a livello nazionale?

«Per accelerare la diffusione della cultura finanziaria tra i cittadini bisogna essere tenaci, diffondendo progetti propedeutici alla materia, e anche audaci».

Il 2023 è stato proclamato “Anno europeo delle competenze” dalla Presidente della Commissione EU Ursula von der Leyen…

«Certo, perché la disponibilità di un ricco bagaglio di competenze è fondamentale per essere fautori della transizione verde e digitale. Sviluppare know how in ambito finanziario significa lavorare su tre dimensioni, tra di loro integrate: conoscenze, abilità e atteggiamenti».

Gap tra studio e lavoro

La situazione del mondo del lavoro in Italia presenta ad oggi un gap non indifferente fra le competenze richieste dalle aziende e quelle che il mercato riesce a offrire. Nel 2022 – dati Confartigianato – in generale le piccole imprese avrebbero avuto difficoltà a reperire 1.406.440 lavoratori, circa il 42% delle assunzioni auspicate. La percentuale sale al 50,2% se si parla di artigiani.

Come muoversi affinché i giovani siano preparati ad affrontare il mondo del lavoro?

«Per esempio noi da anni incontriamo i ragazzi nelle scuole superiori e negli atenei presentando, attraverso la voce diretta dei professionisti, l’attività del consulente finanziario. La diretta testimonianza di chi opera sul campo può fornire tutte le informazioni di contesto su come diventare consulenti: la retribuzione, il rapporto con i clienti e la gestione del portafoglio nel tempo».

In che modo la formazione professionale e culturale del professionista, unitamente a quella del cittadino, genera un processo virtuoso?

«Stabilendo una volta per tutte un patto di valore tra i protagonisti dello scenario socioeconomico: organizzazioni, istituzioni, imprese e cittadini. Quattro attori che devono operare di comune accordo per produrre iniziative concrete, nei vari ambiti, finalizzate alla crescita e allo sviluppo. È fondamentale un cambio di prospettiva dirompente e decisivo in un contesto tanto complesso quanto stimolante. In questa fase storica non si può perdere l’opportunità di mettere in moto e far correre la macchina economica in maniera efficiente e produttiva».

Come investono i giovani

Negli ultimi dieci anni, le reti di consulenti finanziari hanno più che triplicato la propria quota di mercato.  Nel 2026 il giro d’affari dell’industria dovrebbe toccare gli 800 miliardi di euro (dati Prometeia (società di consulenza, sviluppo software e ricerca economica per banche, assicurazioni e imprese), pari al 19% della quota di mercato. A cosa è dovuto questo incremento?

«La consulenza fornita in questi anni si è caratterizzata per un’assistenza finanziaria qualificata, personalizzata e innovativa, offrendo la possibilità di costruire il proprio portafoglio in base alle specifiche esigenze, modificandolo ogni qual volta cambino gli obiettivi di investimento. Ma il vero successo del modello del tied agent italiano si caratterizza per avere un rapporto continuativo consulente-cliente, instaurato in oltre mezzo secolo di attività, soddisfacendo l’aspettativa di una relazione umana e professionale che i nostri investitori ripongono nel servizio fornito».

Il 37% degli italiani ha incrementato i propri investimenti nel 2022, questa percentuale sale al 51% nei giovani tra 20 e 38 anni; nonostante crisi economica e tensioni geopolitiche.

Tuttavia, solo il 15% degli intervistati da Fidelity International ha messo da parte qualcosa in più rispetto a giugno 2022, e il 36% ha ridotto il risparmio. Le persone con reddito più basso spendono più di quanto potevano permettersi rispetto ai soggetti con reddito più elevato.

La maggior parte degli italiani considera il benessere finanziario come la disponibilità di denaro per le emergenze; ma il 37% ha iniziato a investire di più a causa della pandemia.

I giovani tra 20 e 38 anni sono i più lungimiranti per la pensione, con il 25% che ha aumentato gli investimenti in questo senso rispetto al 16% di coloro che hanno tra i 39 e i 54 anni e all’11% di quelli che hanno più di 55 anni.

Come si differenzia il modo di investire dei più giovani rispetto a quello dei loro genitori?

«Le nuove generazioni sono molto attente all’etica e ai temi sociali. La loro interazione avviene molto sui canali digitali, ma l’elemento umano rimane indispensabile. Un esempio è determinato dai beni di lusso: per la Generazione Z non sono più “status symbol” ma oggetti culturali e creativi, che devono avere un valore e che diventano un elemento di personalità. Solo attraverso la consulenza “umana” è possibile intercettare e valorizzare le loro esigenze di investimento».             ©

Articolo tratto dal numero del 15° marzo 2023 de il Bollettino. Abbonati!