venerdì, 29 Marzo 2024

Torna la paura, sboom Piazza Affari. Rally Bitcoin, oro verso 2000 dollari

Sommario
recessione

Ci aspetta un altro tranquillo weekend di paura. La Federal Reserve ha messo sul piatto 300 miliardi per soccorrere le banche in difficoltà dopo il crac di Silicon Valley Bank. Un pool di grandi istituti americani ha depositato 30 miliardi sui conti di First Republic Bank per evitare un collasso. La Banca Nazionale Svizzera ha messo a disposizione 54 miliardi di dollari per garantire liquidità a Credit Suisse. Eppure quest’ultima è tornata a perdere (-8,2%), nonostante le rassicurazioni, anche dopo il no di Ubs a una fusione tutta svizzera nel mondo del credito. La decisa discesa del titolo elvetico ha mandato ancora giù giù le azioni degli istituti chiacchierati americani, a partire di nuovo da First Republic (-25% a metà seduta) e Western Alliance (-14%), una discesa accelerata dalla notizia che anche Svb, la holding che controllava la defunta Silicon Valley Bank, ha chiesto il Chapter 11, ovvero il fallimento pilotato. La potente perturbazione che ha attraversato i cieli delle Borse occidentali non passa, anzi. E si teme che le piogge di vendite si trasformino in un ciclone capace di ripetere i disastri provocati dall’uragano Lehman Brothers nel settembre 2008. «Gli Stati Uniti stanno correndo per evitare una profonda stretta creditizia che di solito vediamo solo nei mercati emergenti. Le banche regionali statunitensi sono state prestatori particolarmente importanti nel settore immobiliare residenziale e commerciale, nonché nel credito al consumo. Sta arrivando una stretta creditizia…», scrive su Twitter, Robin Brooks, chief economist dell’Iif, Istitute of International Finance.

Analogie e ricorsi

Restando al 2008 proprio il 16 marzo la banca d’affari Bear Stearns, dopo 85 anni di storia, evitò per un soffio il fallimento vendendosi a JP Morgan al prezzo incredibilmente basso di 2 dollari per azione. Bear Stearns fu tirata giù per il suo coinvolgimento nella bolla dei mutui subprime che scoppiò definitivamente a settembre di quell’anno. Credit Suisse, anch’essa una delle prime banche d’affari mondiali, ha perso il 38% dei suoi depositi nel quarto trimestre del 2022, ha riportato perdite per 8 miliardi lo scorso anno e, dopo un aumento di capitali, sta tentando di ripartire dopo anni di malagestione, affari sbagliati e pesanti accuse di spionaggio e riciclaggio. Tornando all’America, le piccole banche statunitensi hanno preso in prestito 164 miliardi di dollari dalla Fed nelle ultime settimane. Il record precedente era stato di 111 miliardi di dollari nel 2008. 

Serve fiducia (e liquidità)

Il tema è dunque la fiducia. Le condizioni finanziarie per stare in piedi e ripartire ci sono tutte, da capire se gli investitori sono disposti a fidarsi. Dal desk di Jp Morgan – come riporta su Twitter la commentatrice di Bloomberg, Genevieve Roch-Decter – si legge: «Un giorno fa si pensava che lo strumento del Bank Term Funding Program (BTFP) della Fed fosse sufficiente per proteggere le banche statunitensi, ma le preoccupazioni durante la notte si sono propagate attraverso le banche europee e ora le banche statunitensi ad alta capitalizzazione vengono vendute. Ci sono molti clienti che si chiedono se siamo sull’orlo di un evento simile a Bear Stearns o Lehman? Fondamentalmente, ci sono alcune evidenti differenze… 1) Le banche statunitensi e dell’UE sono ben capitalizzate, quindi si tratta principalmente di una questione di fiducia; 2) la Fed/il Tesoro Usa hanno un playbook esistente e possono mettere insieme una risposta considerevole durante la notte».

Milano sboom

Piazza Affari termina la peggior settimana del 2023 con un’altra seduta in rosso sulla scia delle vendite che hanno colpito Wall Street. Dopo un rally di oltre il 30%, è arrivata la grande frenata, tornando ai valori di inizio gennaio. Lunedì -4, mercoledì -4,61% e oggi -1,66%. Si salva Saipem, che nonostante un altro calo del petrolio, beneficia di una scoperta di potenziali 200 milioni di barili di greggio ad opera di Eni in Messico. Male invece le banche (settore -2,5%) con Fineco la peggiore a -4,06%, ma forti vendite anche su Telecom (-4,07%), col dossier rete che si allunga, e Iveco (-4,33%), la quale ormai fa l’elastico tra 8,5 e 9 euro per azione.

Mercoledì tocca a Powell

Oggi era anche il giorno delle cosiddette tre streghe, oltre che venerdì 17. Le scadenze tecniche hanno pesato sulla brutta fine settimanale dei listini. Da lunedì, crac permettendo, si ripartirà comunque a vista. Mercoledì alle 19 la Federal Reserve ci farà sapere se i tassi aumenteranno o se ci sarà una pausa viste le difficoltà con prestiti e mutui in America. E alle 19,30 parlerà il presidente Jerome Powell.

Bitcoin superstar

Da quando la Federal Reserve è tornata a immettere liquidità nel sistema, benchè d’emergenza, il prezzo del Bitcoin ha preso il volo: +32% in una settimana. Mentre Ethereum si è fermata a +22%. Balzi superiori a quello dell’oro, +50 dollari l’oncia in una settimana arrivando a quota 1962 dollari. Non è che le cripto siano bene rifugio, semplicemente non hanno nulla come sottostante, per cui non hanno debito. Debito che invece è sempre più caro per la finanza tradizionale (e per qualcuno insostenibile), con i tassi sempre più su. ©

Classe 1977. Giornalista. Lavoro all’agenzia di stampa Green Economy Agency, dove seguo il mercato dell’energia e non solo. Ex vicedirettore di Libero. Da sempre appassionato di economia e finanza, su il Bollettino scrivo la rubrica “Buy Buy, cosa succede in Borsa”, dove racconto gli spunti della seduta appena conclusa e segnalo appuntamenti e possibili titoli da seguire per il giorno successivo.