Che vantaggi vedono Prada, Ferretti Group e Richemont nel dual listing? I tre colossi del lusso nell’ultimo anno sembrano attratti dalla doppia quotazione e hanno espresso la volontà di intraprendere il percorso di Ipo dei propri titoli su altri mercati rispetto agli attuali.
Moda, lusso e doppia quotazione: gli ultimi casi
L’ultima azienda in ordine cronologico a parlare di dual listing è stata Richemont. Il colosso svizzero aprirà una quotazione azionaria secondaria in Sud Africa, ponendo fine a un programma di ricevute di deposito nel Paese nel tentativo di ridurre le complessità e semplificare il trading. Se il processo sarà approvato, le azioni di tipo “A” verranno scambiate tramite una quotazione secondaria sulla borsa di Johannesburg. In aggiunta all’attuale quotazione alla SIX Swiss Exchange. La nuova struttura servirà a migliorare la negoziabilità delle azioni “A” e ridurre la complessità amministrativa. Stando a quanto dichiarato dal gruppo, la quotazione potrebbe concretizzarsi già il mese prossimo.
Tra le prime indiscrezioni, poi le conferme e, infine, un momento di stallo temporaneo, il caso di Prada ha fatto molto discutere. Anche se l’Asia rimane una fonte vitale, il gruppo italiano sta esplorando una quotazione secondaria oltre a Hong Kong. Lo stesso Patrizio Bertelli (marito di Miuccia, ex CEO della società e ora amministratore esecutivo) ha detto che una quotazione a Milano sarebbe «in linea con l’eredità del gruppo».
Gli analisti pensano che un doppio listing stimolerebbe la crescita diversificando la base di investitori. Tuttavia, il gruppo e i suoi consulenti stanno esplorando diverse opzioni e non vi è ancora alcuna garanzia che l’Ipo a Milano vada a buon fine. Anche perché al momento non ci sono quotazioni doppie tra Hong Kong e Milano e ci sono importanti questioni tecniche su come funzionerebbe, incluso il modo in cui le azioni verrebbero scambiate tra i due mercati. «La doppia quotazione – ha infatti detto Bertelli – resta un’opzione che stiamo analizzando sul fronte della fattibilità. Ma ci sono ancora molti aspetti tecnici da risolvere perché non ci sono precedenti».
Non parliamo di moda, ma sempre di know-how italiano con Ferretti Group. Gruppo specializzato a livello mondiale nella progettazione, costruzione e vendita di yacht a motore e da diporto di lusso, con un portafoglio di sette marchi. Dal 31 marzo 2022 quotato alla Borsa di Hong Kong, adesso punta anche su Euronext Milano. Se si dovesse procedere, il dual listing consentirebbe a Ferretti di aumentare il proprio flottante (dal 28% a più del 50%) e renderla sempre più simile a una public company
Doppia quotazione: i pro
La quotazione di un titolo su due mercati differenti, conformemente alle regolamentazioni vigenti, favorisce la concorrenza sui prezzi e aumenta la liquidità. Garantendo inoltre un maggior numero di ore di contrattazione sul titolo stesso. Tra gli altri vantaggi: le aziende avrebbero accesso anche a un margine più ampio di potenziali investitori.
Per le aziende quotate a Hong Kong o in Asia il dual listing potrebbe essere anche una sorta di piano B. Basti pensare alla Cina sempre più distante dai Paesi occidentali o al centro finanziario di Hong Kong messo numerose volte in lockdown. Molte banche hanno infatti già spostato gli uffici a Singapore. Un dual listing in Italia potrebbe anche spiegarsi come il tentativo di proteggersi da un’ulteriore stretta normativa.
Doppia quotazione: i contro
Sicuramente il dual listing è un processo costoso e oneroso dal punto di vista economico. In particolare per l’adempimento dei requisiti di conformità e di regolamentazione delle due Borse valori. Ciò può includere l’adeguamento delle procedure contabili e delle politiche aziendali, l’iscrizione a organismi di regolamentazione e la revisione di documenti legali. Inoltre, i diversi standard normativi e contabili possono anche richiedere la necessità dell’impiego di ulteriore personale legale e finanziario.
I mercati possono avere regolamenti e normative differenti e ciò potrebbe comportare restrizioni o limitazioni alla capacità operare in un determinato modo. E va anche preso in considerazione un potenziale sovraccarico per il management, alle prese con le comunicazioni con gli investitori del secondo mercato. Che richiedono inequivocabilmente del tempo aggiuntivo.
Contemporaneamente il dual listing però non influisce sul prezzo delle azioni di una società. Dopo aver preso in considerazione i costi di transazione e i tassi di cambio, il prezzo delle azioni di una società dovrebbe essere lo stesso su entrambe le Borse e non essere influenzato in alcun modo. Oltre il lungo termine, tuttavia, è possibile che un gruppo con solide prospettive finanziarie possa beneficiare di una doppia quotazione avendo più liquidità e un maggiore accesso al capitale, il che potrebbe migliorare il prezzo delle azioni. ©