giovedì, 2 Maggio 2024

L’Opec dà la sveglia, Milano però non molla. Oro a 2000 dollari

Sommario
recessione

L’Opec non aveva gradito la crisi bancaria scoppiata negli Usa quasi un mese fa. La paura di un credit crunch e dell’arrivo di una recessione avevano spinto giù il prezzo del greggio fino a 66 dollari al barile, ai minimi da oltre un anno. Ecco perchè i principali Paesi dell’organizzazione degli esportatori di petrolio hanno preso «una misura precauzionale volta a sostenere la stabilità del mercato petrolifero»: hanno tagliato, comprendendo anche la Russia, la produzione di 1,66 milioni di barili al giorno. Una mossa che ha fatto schizzare le quotazioni di Wti e Brent, rispettivamente a 80 e 85 dollari al barile, con rialzi intorno al 6%.

Petroliferi caldi

Piazza Affari ha gestito lo choc, chiudendo comunque positiva e incrementando il bottino (oltre 4%) raccolto la scorsa settimana. La seduta si è chiusa con un rialzo dello 0,24%, trainata dai big del petrolio. Saipem, che ha beneficiato anche di nuovi contratti per 650 milioni, Eni e Tenaris hanno messo a segno un balzo intorno al 4%. Bene anche Unicredit, +3,3%, dopo l’annuncio del via libera al buy back con una prima tranche da 2,3 miliardi di euro. Contrastate le altre banche. Tim sopra 0,3 euro in vista di novità sulla rete. Maglia nera per Iveco, che ha perso lo sprint dopo un +100% portato a casa durante l’inverno.

Termometro oro

Il taglio a sorpresa nella produzione di petrolio dell’Opec+ ha sollevato preoccupazioni su inflazione e su tassi di interesse più elevati, facendo salire il dollaro. L’oro però è rimbalzato a oltre 2000 dollari l’oncia, dopo che gli ultimi dati Usa hanno mostrato che l’attività manifatturiera si è contratta per il quinto mese a marzo. I mercati stanno ora valutando una probabilità di oltre il 60% che la Fed effettui un aumento dei tassi di un quarto di punto a maggio. Si prevede inoltre che la Bce continuerà ad aumentare i tassi, mentre la scorsa settimana la Bank of England ha segnalato che potrebbe essere necessario aumentare nuovamente il costo del denaro.

Tesla frenata

Tesla al centro della scena dopo aver registrato un nuovo record di consegne nel primo trimestre, spedendo oltre 422.000 auto nel primo trimestre, con +36% rispetto all’anno scorso e +4% rispetto al trimestre di dicembre. L’obiettivo di una crescita di oltre il 50% fissato dal Ceo, Elon Musk, tuttavia non è stato raggiunto. Per questo il titolo ha aperto a Wall Street cedendo oltre il 6%, ritornando sotto i 200 dollari per azione. La crescita dovrebbe comunque prendere slancio nel secondo semestre, con l’aumento della produzione presso le nuove fabbriche della compagnia. ©

Classe 1977. Giornalista. Lavoro all’agenzia di stampa Green Economy Agency, dove seguo il mercato dell’energia e non solo. Ex vicedirettore di Libero. Da sempre appassionato di economia e finanza, su il Bollettino scrivo la rubrica “Buy Buy, cosa succede in Borsa”, dove racconto gli spunti della seduta appena conclusa e segnalo appuntamenti e possibili titoli da seguire per il giorno successivo.