lunedì, 7 Ottobre 2024

Dopo i settant’anni di carica della Regina Elisabetta II, il Regno Unito si ritrova con un nuovo sovrano.

L’incoronazione di Carlo III è un cambio epocale quanto inevitabile, per un’istituzione che ha fatto della continuità e della tradizione un tratto distintivo. Il consenso popolare è vitale per la sopravvivenza della Corona e nella società britannica è da tempo presente un dibattito sui costi e benefici di questo assetto.

I costi della Corona

Dare uno sguardo alle finanze dei reali britannici è tutt’altro che semplice. Anche per la difficoltà di distinguere il patrimonio personale della famiglia reale e quello connesso all’istituzione.

Di certo c’è che dal 2012, il Sovereign Grant ha semplificato il finanziamento alla famiglia reale, che per l’anno fiscale 2021-2022 si aggirava sugli 86 milioni di sterline. Ad ammantare di storicità il tutto, questo contributo risale all’accordo del 1760 tra il Governo e Giorgio III, come compenso per la cessione delle proprietà della monarchia: al giorno d’oggi, in cambio dei profitti della gestione del Crown Estate, il portafoglio finanziario delle proprietà della Corona, i fondi pubblici si fanno carico di queste spese, innalzate al 25% dei profitti ceduti nel 2018.

Quasi il 60% di questo contributo è destinato alle spese per i viaggi ufficiali, alla manutenzione della tenuta della Corona e ai costi operativi. Nel Sovereign Grant è compreso un fondo decennale per l’ammodernamento della sede di Buckingham Palace. La cifra stanziata è inferiore alla metà di quella del periodo pre-covid.

Per gli altri Stati membri del Commonwealth, le voci di spesa comprendono i soli costi per il governatore generale, che svolge il ruolo di rappresentante della monarchia.

A queste voci si aggiungono una serie di costi indiretti, il cui importo è oggetto di speculazioni e varia a seconda delle fonti consultate. Tra queste, le spese per la sicurezza, che in caso di eventi pubblici importanti, come le Olimpiadi, i Giubilei o i funerali di stato possono lievitare molto, e quelle di successione. Secondo le stime del Guardian, il patrimonio personale di Carlo III si aggirerebbe sugli 1,8 miliardi di sterline, tra gioielli che non fanno parte del Tesoro della Corona, le tenute di Balmoral in Scozia e di Sandringham e Norfolk, oltre ad auto di lusso e allevamenti di cavalli.

I benefici per il Regno Unito

A fare una stima costi e benefici di massima si può riassumere il tema in due cifre sintetiche. Quasi 1,77 miliardi di sterline, il contributo all’economia britannica stimato da Brand Finance, tra turismo, media e commercio. Circa 345 milioni di sterline i costi totali della monarchia stimati da Republic, organizzazione che promuove il cambio costituzionale. Nel complesso, le ricadute sembrano essere più che positive. Ma quello economico è solo uno degli aspetti che animano la riflessione. Secondo un sondaggio del Centro Nazionale per la ricerca sociale, il sostegno per la Corona è al minimo storico, con meno del 40% degli intervistati che ha sostenuto che la monarchia era “molto importante” per il Paese: per i giovani sotto i 35 anni, solo 12 persone su 100 danno questa risposta. Segno che uno dei compiti di Carlo III sarà quello di rinnovare il consenso tra le nuove generazioni. ©