Quali sono le riforme economiche che hanno scandito l’agenda politica di Silvio Berlusconi?
1. La riforma delle pensioni
Tema cardine in un Paese in invecchiamento, il ripensamento del sistema pensionistico italiano è stato parte del programma di Forza Italia fin dalla prima, breve, esperienza di governo del 1994. Allora, dopo aspri contrasti con i sindacati, l’Esecutivo dovette temperare di molto le innovazioni desiderate e il progetto di fatto si arenò. Ma pochi anni dopo e in una temperie politica decisamente più favorevole, la riforma proseguì. Nel 2001, secondo quanto promesso nel famoso “contratto con gli italiani”, furono disposti aumenti per le pensioni minime degli over 70, che non sarebbero potute scendere al di sotto del milione di lire (circa 516 euro) al mese.
Fu il preludio di un intervento più ampio, varato poi nel 2005 e associata al nome di Roberto Maroni, allora Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali. Nel tentativo di sostenere il sistema previdenziale, gravato dall’inverno demografico, si alzò l’età minima. Per la prima volta da decenni, il pensionamento per anzianità fu innalzato a 65 anni per gli uomini e 60 per le donne. Gli anni di lavoro necessari per il pensionamento divennero invece 40, in luogo di 35.
2. Le imprese
Un importante pilastro della politica industriale berlusconiana fu la riforma del diritto societario, avviata nel 2001 ed entrata in vigore nel 2004. Nel testo definitivo, furono diverse le norme del Codice civile oggetto di revisione. Per le società per azioni, furono modificati i parametri di costituzione e i modelli di gestione e controllo. Ma le modifiche più grandi furono per le S.r.l. (Società a responsabilità limitata), che si videro allontanare sempre più dalla tipologia della S.p.a. (Società per azioni), per avvicinarsi alle imprese a gestione familiare di piccoli commercianti e artigiani. Infine, si cercò (con alterni successi) di snellire e abbreviare il rito processuale societario, dando maggiore spazio ad arbitrati e soluzioni stragiudiziali.
3. IMU
A lungo un cavallo di battaglia in sede di campagna elettorale, il taglio della pressione fiscale è da anni uno dei mantra del centro-destra. Nel caso dei governi del Cavaliere, uno dei meccanismi in cui si volle attuare questo “alleggerimento” fu attraverso l’abolizione dell’imposta sulla prima casa. Un tema particolarmente a cuore agli italiani, visto e considerato che, tutt’ora, oltre il 70% di noi possiede l’immobile in cui abita (Fonte: Censis, 2022). Nel concreto, la riforma fu portata avanti grazie all’abolizione dell’ICI (Imposta comunale sugli immobili), avvenuta definitivamente nel 2011, cui subentrò l’IMU (Imposta municipale propria). Inizialmente pensata come un superamento dell’ICI, si trasformò di fatto in una sua replica, quando ne fu estesa nel 2012 l’applicazione alla prima casa.
4. La pubblica amministrazione
Uno dei traguardi dell’ultimo governo Berlusconi, la semplificazione e la sburocratizzazione della PA fu varata a partire dal 2008. Opera soprattutto del Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta, ebbe come intento lo snellimento e l’efficientamento delle procedure amministrative. In particolare, furono indurite le contromisure contro i dipendenti pubblici assenteisti e si aumentarono gli organi di valutazione e controllo delle amministrazioni locali. In aggiunta, furono abrogate centinaia di leggi che appesantivano il sistema e si contribuì a incoraggiare miglioramento dei servizi, anche con l’introduzione dell’uso di tecnologie informatiche.
5. La flat tax
Sempre voluta, ma mai realizzata, la flat tax è stata il chiodo fisso delle ultime battaglie politiche del Cavaliere. Ipotizzata, secondo quanto affermato dallo stesso Berlusconi, già nel 1994, non fu mai realizzata per via dell’opposizione degli alleati di Governo. La misura, che prevederebbe l’applicazione di una tassazione ad aliquota fissa a famiglie e imprese, al 23 o al 15% a seconda delle versioni, presenta notevoli difficoltà, primo fra tutti il rischio di incostituzionalità. Proprio per questo, questa promessa sospesa sembra essere destinata a rimanere tale, almeno per ora. Il provvedimento, infatti, complici anche le difficili coperture, non figura tra gli obiettivi più urgenti dell’agenda dell’attuale Governo.
©