sabato, 7 Dicembre 2024

Ecco come cambiano le rotte della Space Economy

Sommario
Space Economy

La geografia della New Space Economy cambia rapidamente e nuovi protagonisti si affacciano sul palcoscenico mondiale. La politica spaziale promossa dal Primo Ministro indiano, Narendra Modi, ha permesso al Paese di raggiungere la definitiva consacrazione tra le potenze mondiali. Il 23 agosto l’India si è guadagnata il titolo di quarta potenza atterrata sulla Luna. Prima l’impresa era riuscita a Russia, Usa e Cina. Ma il satellite è al centro dell’interesse anche dell’Europa oltre che sempre della Cina: entrambe hanno in programma missioni per trovare nuove risorse minerarie, studiare la presenza di ghiaccio al Polo Sud e sperimentare futuri viaggi verso Marte. In particolare, lo Space mining, la ricerca di metalli nel sottosuolo, è una delle leve principali del nuovo slancio della corsa allo spazio. La Russia ha già provato, invano, a inviare una sonda sulla Luna. Missione compiuta, invece, per la navicella Chandrayaan-3, atterrata vicino al Polo Sud dell’asteroide. Un successo che ha rafforzato il consenso per Modi, grande fautore di programmi satellitari e investimenti nel settore spaziale privato.

Space Economy, la strategia indiana

La strategia del Premier mira a far crescere in maniera esponenziale il mercato nazionale dello Spazio, raggiungendo la cifra record di 40 miliardi di dollari da qui al 2040. Lo ha affermato il Ministro della Tecnologia, Jittendra Singh, a metà settembre. Un salto importante, se pensiamo alle dimensioni attuali.

«La nostra economia spaziale ora vale 8 miliardi di dollari, ma stimiamo che possa raggiungere i 40 miliardi di dollari entro il 2040. Un nuovo rapporto della società di consulenza di gestione Arthur D Little dice che l’economia spaziale indiana può raggiungere fino a 100 miliardi di dollari al 2040. Nel 2013-14, c’erano quattro start-up nel settore spaziale, ora ce ne sono 150. È vero che satelliti stranieri sono stati lanciati già dal 1990, ma su 424 dispositivi lanciati finora, più del 90 per cento o 389 satelliti sono stati inviati nello spazio negli ultimi 9 anni», ha affermato Singh.

Space Economy

La Space Policy di Modi

Già oggi l’Organizzazione Indiana per le Ricerche Spaziali (ISRO) gestisce un nutrito gruppo di satelliti radar, in funzione giorno e notte. In più, anche le liberalizzazioni attuate con la riforma economica del 2020 hanno contribuito allo sviluppo della New Space Economy. Infatti, le nuove misure introdotte da Modi hanno avuto un impatto tale da imprimere una svolta alla commercializzazione dello spazio, una leva per «lo sviluppo socio-economico e la sicurezza della Nazione, la protezione dell’ambiente e della società».

L’obiettivo è «aumentare le capacità spaziali, incentivare e sviluppare una forte presenza commerciale nello spazio, utilizzarlo come motore dello sviluppo tecnologico e dei benefici che ne derivino, proseguire le relazioni internazionali e creare un ecosistema per un’attuazione efficace delle applicazioni spaziali fra tutte le parti interessate», si legge nella Space Policy.

Strategia che per la prima volta nomina esplicitamente gli scavi su corpi spaziali in cerca di minerali e altre risorse. «Qualsiasi Nge (Non-Government Entity) impegnata in questo processo avrà il diritto di possedere, trasportare, utilizzare e vendere qualsiasi risorsa», continua il documento. Parole che suggeriscono la portata del piano di sviluppo della New Space Economy.

Space Economy, l’India approda sul Sole

Non a caso, una settimana dopo l’atterraggio della navicella sul satellite, l’ente spaziale indiano ha lanciato dall’isola di Sriharikota una sonda per l’osservazione del Sole. Aditya-L1 per i prossimi quattro mesi rimarrà sul suolo della stella. Infatti, la sonda trasporta strumenti scientifici per studiare gli strati solari più superficiali.

«Inizialmente la navicella spaziale sarà posizionata in un’orbita terrestre bassa, successivamente, l’orbita sarà resa più ellittica e sarà lanciata verso il punto di Lagrange L1 utilizzando la propulsione di bordo. Mentre il mezzo spaziale viaggerà verso L1, uscirà dalla sfera di influenza gravitazionale della Terra (SoI). Poi inizierà la fase di crociera e successivamente verrà lanciata in un’ampia orbita attorno a L1. Il tempo di viaggio totale dal lancio a L1 dovrebbe richiedere circa quattro mesi», ha spiegato l’ISRO in una nota.

Un’iniziativa che avvicina l’India all’obiettivo di affermarsi come potenza spaziale. Intanto la Cina, principale rivale, è ancora lontana.

Space Economy

Space Economy, nuovi razzi per Kim

Nel Continente asiatico si fa largo un nuovo attore della New Space Economy: la Corea del Nord. Lo spazio rientra infatti tra i pallini di Kim Jong-un, il leader nordcoreano. Tuttavia, lo Stato non possiede una solida tradizione nel settore spaziale e ad oggi non gestisce satelliti in orbita bassa. Dal 2016 ad oggi, però, ha realizzato e lanciato tre differenti missili balistici intercontinentali. Ma Kim Jong-un sta trattando con il presidente russo Putin per fare maggiori progressi nella New Space Economy puntando sull’esperienza del partner.

In particolare, la Russia contribuirà alla costruzione di satelliti nordcoreani all’avanguardia in cambio di munizioni per continuare la guerra in Ucraina. Un aiuto che servirà ad alleviare la brutta figura rimediata a causa del doppio fallimento del lancio di un satellite spia militare. Tra le opzioni c’è anche il lancio di questa tecnologia attraverso un veicolo spaziale russo, secondo Uk Yang, esperto dell’Asian Institute for Policy Studies della Corea del Sud. «È possibile che la Corea del Nord spinga per partecipare al processo di produzione del satellite, piuttosto che limitarsi ad acquisire un prodotto finito, per organizzare un trasferimento naturale di tecnologie», ha dichiarato Yang.

«È per questo che siamo venuti qui. Il leader della Corea del Nord mostra grande interesse per la tecnologia missilistica e sta anche cercando di sviluppare il tema dello spazio. Mostreremo loro i nostri oggetti più moderni. Discuteremo con Kim Jong-un di tutte le questioni senza fretta, abbiamo tempo», ha detto Putin ai giornalisti presenti al termine dell’incontro che si è tenuto all’inizio del mese al cosmodromo di Vostochny. Nel corso della visita, secondo la televisione di Stato Russia-1, il padrone di casa ha mostrato a Kim l’area dove si pratica l’assemblaggio e il collaudo del razzo vettore Angara.

Le conseguenze per la Corea del Nord

«La Russia ha dato i natali ai primi conquistatori dello spazio», ha scritto il leader nordcoreano in un libro con le dediche dei visitatori del cosmodromo. Il dittatore si è mostrato molto interessato alle tecnologie all’avanguardia per i lanci spaziali. Si rafforza quindi l’alleanza tra i due Paesi in diversi settori. «Nel corso dell’incontro abbiamo parlato del fatto che, se la parte nordcoreana lo desidera, un cosmonauta nordcoreano può essere addestrato e inviato nello Spazio», ha affermato il portavoce di Putin, Dimitri Peskov, al termine dell’incontro.

Un grande passo per il Paese asiatico, che porterebbe il suo primo rappresentante nello Spazio. «Kim Jong-un ha dichiarato che la sua visita nella Federazione Russa è una chiara manifestazione dell’importanza strategica che il Partito del lavoro di Corea e la Repubblica Popolare Democratica di Corea attribuiscono alle relazioni Corea del Nord-Russia», ha affermato l’agenzia di stampa Korean Central News Agency (Kcna).

La Svezia punta sui lanci

L’Unione Europea non rimane certo a guardare mentre Corea del Nord e India si contendono un posto tra le Big della New Space Economy. In particolare, la Svezia ha messo il piede sull’acceleratore nella corsa allo spazio, una sfida ambiziosa ma che possiede tutti i mezzi per affrontare. Infatti, l’Agenzia Spaziale svedese (SSC) sta investendo in maniera importante nella sua base del Circolo Polare Artico per realizzare un obiettivo importante: diventare la prima struttura, dopo la Russia, a lanciare un satellite in orbita. Per fare questo, si stanno realizzando nuove piattaforme di lancio, complicati sistemi di gestione del carburante liquido e un nuovo hangar di grandi dimensioni.

La missione è alla portata della Svezia grazie ai progressi tecnologici compiuti, primo fra tutti l’invenzione dei microrazzi. Un’innovazione che ha spinto l’Europa a guardare alle basi di lancio, fino ad oggi in mano a pochi Paesi. In prima fila in questa competizione ci sono la Norvegia, il Regno Unito, l’Islanda, le Azzorre portoghesi e l’Andalusia spagnola. Il trend ha preso ancora maggiore forza negli ultimi 18 mesi di occupazione dell’Ucraina, che ha provocato una frattura tra la Russia e gli altri Stati europei. Un inasprimento dei rapporti che ha fatto sorgere problemi nel trovare basi da cui lanciare verso lo spazio. Fino ad oggi, infatti, i player europei potevano spedire i propri satelliti in orbita solamente da basi russe e dalla Guyana francese, in Sudamerica. Un numero limitato di strutture che influiva anche sul successo delle operazioni, a causa dell’importante traffico aereo e dei territori molto popolati. Ad aggravare ancora di più la situazione, i problemi sono arrivati in un momento di grande crescita per il settore. Infatti, nel 2022 orbitavano nello Spazio 6.905 satelliti, 2.105 in più rispetto all’anno precedente.

Spazio

I piani svedesi

Oggi si lanciano circa 50 satelliti ogni settimana per diversi scopi. I principali sono telecomunicazioni, infrastrutture Internet, osservazione della Terra e sicurezza nazionale. Da qui al 2031 nello Spazio orbiteranno circa 18.500 piccoli satelliti, un incremento sensibile rispetto ai 4.600 dello scorso decennio.

«Uno dei problemi che si sono fatti sentire subito con evidenza dopo l’inizio della guerra in Ucraina è stata la mancanza di capacità di lancio per l’Europa, fortemente dipendente dalla Russia. Quando sono arrivate le sanzioni, avevamo un vuoto e abbiamo ancora problemi nelle capacità di lancio. Vogliamo davvero coprire quel buco», ha detto Stefan Gustafsson, Vicepresidente presso il SSC.

Dopo aver completato con successo il primo lancio in Europa, la base svedese lavorerà per progredire fino a raggiungere il “lancio rapido” entro il 2030. L’espressione indica un metodo che permette di inviare in orbita i satelliti con solo due settimane di preparazione. «Per noi non è una gara per essere i primi, ma per avere successo. La concorrenza? È positiva perché aumenta la velocità e l’efficacia degli investimenti», ha aggiunto Gustafsson. ©

📸 Credits: Canva

Articolo tratto dal numero del 1 ottobre 2023 de il Bollettino. Abbonati!

Il mio motto è "Scribo ergo sum". Laureato in "Mediazione Linguistica e Interculturale" ed "Editoria e Scrittura" presso La Sapienza, mi sono specializzato in giornalismo d’inchiesta, culturale e scientifico. Per il Bollettino mi occupo di energia e innovazione, i miei cavalli di battaglia, ma scrivo anche di Mercati, spazio e crypto.