martedì, 30 Aprile 2024

Rugby al top: nel giro d’affari anche le donne vanno in meta

Sommario
rugby

È il terzo evento sportivo più seguito in assoluto, dopo le Olimpiadi e il mondiale di calcio. La Coppa del Mondo di Rugby, in Francia fino al 28 ottobre, vede l’Italia impegnata in un girone difficilissimo, con Francia e Nuova Zelanda, due superpotenze della palla ovale. L’edizione si prepara a superare sotto tutti i parametri quella del 2019, che già era riuscita a diventare un business da oltre 5 miliardi di dollari.

«Sicuramente dopo l’edizione del 2007 in Francia, quella di quest’anno è la più coinvolgente e spettacolare mai organizzata da World Rugby, la Federazione internazionale. Anche da un punto di vista della sostenibilità economica dell’intero movimento internazionale è uno strumento straordinario». Dice Andrea Cimbrico, Responsabile della Comunicazione della Federazione Italiana Rugby.

L’economia della palla ovale funziona in un modo poco familiare per chi è abituato a seguire il calcio degli investimenti nelle grandi squadre di club e nei campionati nazionali. Un rapporto rovesciato, che mette le squadre nazionali al centro e che attraverso di loro distribuisce fondi alle Federazioni dei singoli Paesi.

È inevitabile quindi che il successo di quello che è il maggiore evento sportivo per l’intero movimento rugbistico internazionale sia strettamente legato allo sviluppo, economico e tecnico, di tutti i campionati delle Federazioni che vi partecipano. 

Nazionale italiana di rugby

L’economia dei mondiali di rugby

Nell’ottobre del 2020 un’indagine indipendente descritta in un report a MI Associates, ha rivelato che, in tutto, la Coppa del Mondo di Rugby del 2019 in Giappone ha avuto un impatto economico pari a 4 miliardi di sterline, circa 5 miliardi di dollari. 2,9 miliardi di sterline sarebbero stati generati dall’organizzazione stessa del torneo. Mentre i restanti 1,1 miliardi dalle spese dirette dei tifosi che avevano affollato le città giapponesi durante l’evento. Come spiegato, il successo del mondiale porta con se vantaggi sensibili per lo sport a tutti i livelli.

Il solo evento del 2019 ha avuto una ricaduta economica di più di mezzo miliardo di sterline sulle Federazioni partecipanti. Fondi che sono andati a finanziare tutti i livelli di gioco, da quelli giovanili alle competizioni per club più prestigiose.

Un successo che si riflette nella partecipazione del pubblico alle partite, specialmente a quelle della Coppa del Mondo. Gli stadi in cui si disputano sono quasi sempre molto grandi, con una capienza adatta ad una grande squadra di calcio.

È ormai normale che anche un match che non mette di fronte due top contender dello sport, come è stato per Italia Uruguay del 20 settembre scorso, sia ospitato in un’arena come l’Allianz Riviera, 36.000 posti, normalmente casa del Nizza, formazione di calcio francese che milita in Ligue 1.

Francia 2023 punta a superare i risultati record di Giappone 2019 anche sotto questo punto di vista, ma la sfida non sarà semplice. Il Mondiale asiatico fece registrare il 99,3% di riempimento degli stadi. 1,13 milioni di biglietti venduti a oltre 242.000 visitatori internazionali arrivati nel Paese del Sol Levante per assistere al torneo.

«È un Mondiale molto importante per questo gruppo, il secondo più giovane del torneo, che nei prossimi otto anni, quindi due cicli mondiali, dovrebbe trovare la sua maturità e il suo equilibrio definitivi».

La sostenibilità nel rugby: l’impatto ecologico

Come in molti altri sport, anche nel movimento rugbistico internazionale si sta sviluppando una certa sensibilità per i temi della sostenibilità, sia economica, sia ambientale e sociale. Dal punto di vista Green, World Rugby si è impegnata in una transizione che prevede lo sviluppo e l’implemento di soluzioni climatiche. L’obiettivo è ridurre le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera in occasione degli eventi organizzati.

Già dalla Coppa del Mondo di Francia 2023 la Federazione Internazionale ha intenzione di attuare azioni che aiutino a ridurre l’impatto ambientale non solo dell’organizzazione del torneo, ma anche dei suoi tifosi. Infatti, per la prima volta nel caso di un evento di queste dimensioni, nel report sull’impronta carbonica saranno inclusi gli spostamenti dei tifosi, che peseranno sull’ambiente per 350.000 tonnellate di anidride carbonica equivalente.

Anche per questa ragione, accanto all’attenzione per l’ambiente tramite il riciclo dei rifiuti creati, World Rugby ha organizzato gli spostamenti delle squadre in modo che fossero il più sostenibili possibile, preferendo il treno nell’83% dei casi.

Rugby per club

La sostenibilità del rugby: l’attenzione al sociale

Sul lato sociale, Francia 2023 si impegna a rendere il più possibile accessibile il torneo per diverse categorie svantaggiate, dai bambini costretti a lunghi ricoveri in ospedale fino agli anziani soli. Una delle iniziative più importanti sotto questo punto di vista è però il Tournoi National des Quartiers 2023 (Torneo Nazionale dei Quartieri 2023).

Si tratta di un’iniziativa che riunisce 6.000 giovani tra gli 8 e i 13 anni provenienti dalle zone meno privilegiate delle 10 città ospitanti. Il progetto si propone di utilizzare lo sport come strumento educativo per aiutare i ragazzi nella loro crescita in contesti svantaggiati. La finale del torneo si terrà a Marcoussis, il 27 ottobre, in parallelo a quella per il terzo posto della Coppa del Mondo.

Un modello economico diverso

La sostenibilità economica del rugby è per certi versi intrinseca nel modo particolare in cui la base viene finanziata dalle attività delle nazionali e dei livelli maggiori delle competizioni. Negli sport più conosciuti in Italia, come il calcio, ma anche il basket e la pallavolo, l’investimento primario avviene a livello di club.

«Il rugby funziona in maniera radicalmente diversa rispetto ad altri sport, quasi al contrario, e condivide questa sua particolarità con il cricket. World Rugby controlla Rugby World Cup Ltd, l’azienda che organizza la Coppa del Mondo. La società si finanzia con quelli che sono i metodi tradizionali di generazione di profitto per lo sport, quindi la vendita di biglietti, gli accordi con gli sponsor e la cessione dei diritti per le trasmissioni televisive e online delle partite che compongono l’evento. Sono proprio questi ricavi, che sono poi distribuiti tra tutte le federazioni nazionali che fanno parte di World Rugby, a finanziare i club locali». 

Ogni società ha una proprietà che finanzia non solo l’attività sportiva, ma anche la costruzione delle strutture sportive e il settore giovanile. Si occupa del grosso delle sponsorizzazioni gestisce quelli che sono i proventi più significativi dell’intero business. Quindi i diritti di trasmissione televisiva dei campionati nazionali e delle competizioni per club internazionali.

Le federazioni in questi casi ricevono il frutto del lavoro dei club e ne fanno uso durante le grandi manifestazioni come i Campionati Europei o i Mondiali. Più le proprietà sono in grado di investire, in particolar modo nel settore giovanile, più le Nazionali hanno possibilità di competere ad alti livelli. Nel rugby, l’approccio è ribaltato.

Le competizioni internazionali sono la principale fonte di introiti per le federazioni e quindi ricoprono un’importanza cruciale. Per l’Italia, che per decenni non ha avuto accesso all’élite mondiale del rugby, un torneo in particolare ha segnato un cambiamento decisivo all’interno delle dinamiche sportive ed economiche del movimento: il Sei Nazioni. 

Il Torneo Sei Nazioni tornerà a febbraio del 2024. Cosa si aspetta la Federazione dall’edizione di quest’anno?

«La partecipazione al Sei Nazioni ha cambiato il modello del rugby italiano sotto moltissimi aspetti, su tutti quello della partecipazione, ma anche sotto l’aspetto economico. Continua di conseguenza a rappresentare, tanto nella sua declinazione maschile quanto, più recentemente, in quella femminile, il momento di confronto più importante per l’intero movimento italiano su base annua. È anche lo strumento economico più forte a nostra disposizione.

Ben il 60% dei finanziamenti della Federazione Italiana Rugby deriva da eventi internazionali a cui partecipa la Nazionale. Dal punto di vista organizzativo, l’Italia ospiterà due partite in casa, contro Inghilterra e Scozia. L’obiettivo è quello di regalare due grandi eventi a Roma e più in generale a tutto il movimento, facendo respirare alla Capitale l’atmosfera del Rugby internazionale.

Siamo onorati di poter continuare con la collaborazione con l’amministrazione comunale di Roma Capitale, in parallelo a quella con Sport e Salute. Vogliamo che non ci si limiti agli 80 minuti della gara, ma che questi due eventi possano essere un momento di contaminazione con la società civile e la popolazione».

Come sta il Rugby italiano oggi?

«Credo che la disciplina, a livello italiano, sia complessivamente in salute. Ha ancora ampi margini di crescita e di sviluppo. Però partecipando a una competizione prestigiosa come il 6 Nazioni con la selezione nazionale e allo United Championship con due franchigie, ha oggi tutti gli strumenti per mantenersi ai livelli di quella che è l’élite mondiale dello sport».

Non esiste però soltanto il rugby maschile. Da diversi anni infatti anche la parte femminile del movimento è in costante crescita e sta cominciando ad attrarre sempre più attenzioni anche dal punto di vista mediatico.

Per l’Italia si tratta anche di un campo in cui togliersi alcune soddisfazioni, con risultati internazionali sorprendenti per le Azzurre. I mondiali femminili, del 2022 nel Regno Unito, hanno fornito all’economia del Paese già di 156 milioni di sterline in impatto economico. Un risultato dovuto principalmente alla presenza massiccia del pubblico, che ha affollato lo stadio della finale con oltre 81.000 biglietti venduti in totale.

Si tratta di una delle traiettorie di crescita più rapide che il mondo dello sport abbia mai visto. Soprattutto se si tiene conto che nel 1991 ad assistere alla finale del Mondiale femminile di rugby c’erano solamente 3.000 persone. 

Rugby

Come si sta sviluppando il movimento femminile in Italia e quali sono le prospettive future per le ragazze della Nazionale?

«La Federazione Italiana Rugby può andare molto fiera di quello che negli anni la squadra nazionale femminile ha costruito. Partendo dal Sei Nazioni, di cui l’Italia femminile è entrata a far parte nel 2007, per arrivare, più recentemente al raggiungimento dei quarti di finale nei mondiali tenutisi in Nuova Zelanda.

Un risultato che non è soltanto un record nelle performance delle Azzurre, ma anche di tutte le nazionali di rugby italiane. Anche in questo caso parliamo quindi di una forte crescita dal punto di vista della partecipazione, per quanto ancora molto vada fatto. Questo elemento è organico alla missione statutaria della Federazione e siamo sempre alla ricerca di bacini più ampi per le nostre e per i nostri praticanti.

Le ragazze saranno anche coinvolte a breve in una nuova manifestazione internazionale che prenderà il via a ottobre e che si chiama WXV. Si tratta di un evento diviso in categorie. L’Italia, per il proprio ranking internazionale, partecipa nella seconda  ed esordirà a ottobre contro il Giappone. Ci sarà anche un test match in vista di questo impegno, a Parma  proprio contro il Giappone il 30 settembre.

La volontà di continuare a sviluppare il movimento è forte. Lo dimostrano la serie di investimenti fatti sul massimo livello della competizione italiana, la Serie A femminile, che sarà disponibile con una partita a settimana su DAZN». 

Il 20 settembre, mentre la Nazionale maschile vinceva contro l’Uruguay, la Camera dei Deputati approvava una legge per inserire lo sport nella Carta Costituzionale

«Per chiunque abbia praticato o pratichi sport nel nostro Paese e per tutti coloro che prestano il proprio impegno e la propria passione per la crescita dei movimenti sportivi italiani, dal Presidente del CONI fino ai nostri volontari, penso sia un riconoscimento importante». ©

📸 Credits: Canva, Federazione Italiana Rugby

Tratto dal giornale del 1 ottobre. Se vuoi leggerlo, abbonati!

Attento alle tendenze e profondo conoscitore della stampa estera, è laureato in Storia del giornalismo all’Università degli Studi di Milano. Dinamico, appassionato e osservatore acuto, per il Bollettino si occupa principalmente del mondo dello sport legato a quello finanziario e del settore dei videogiochi, oltre che delle novità del comparto tecnologico e di quello dell’energia.