Il gender gap non scoraggia le ragazze. Anzi. Sono sempre più numerose le giovani donne che puntano sulla formazione. Dal 2000 al 2020 la quota di studentesse universitarie nel mondo è aumentata (dal 48,8% al 51,9%) ed ha superato quello dei ragazzi. Le laureande sono oggi 113 ogni 100 studenti maschi, tranne nell’Africa sub-Sahariana dove il rapporto è di 76 studentesse ogni 100 laureandi (Terre des Hommes – Dossier Indifesa 2023). Le discipline STEM (Science, Technology, Engineering & Mathematics) che, in generale, forniscono al laureato i mezzi per ottenere lavori stabili e remunerativi però non risultano attrattive per le donne a causa di stereotipi e pregiudizi ancora non del tutto scardinati.
Studentesse in ambito STEM
La quota di donne che studiano materie in ambito STEM, a livello globale, è del 35%. In Europa si ferma al 32,7%. In Italia invece su 10 laureati in discipline STEM, 4 sono donne. Il divario maggiore è documentato nelle facoltà di ingegneria a vocazione industriale dove i maschi superano l’80% degli iscritti. Nel settore dell’intelligenza artificiale, ad oggi, solo 1 professionista su 5 è di sesso femminile. Nell’intero universo del tech europeo le donne occupano solo il 22% dei posti di lavoro disponibili. Si stima che se tale quota venisse raddoppiata arrivando al 45% (quasi 4 milioni di donne) il settore potrebbe godere di un aumento della redditività tra i 260 e i 600 miliardi di euro. Attualmente, anche se con uno scarto minore rispetto ad altri comparti, però lo squilibrio salariale è evidente anche nell’innovazione tecnologica: le donne guadagnano in media 1.650 euro al mese, gli uomini 1.845 euro.
Donne e lavoro, l’analisi del Premio Nobel dell’Economia
Nei giorni scorsi ad aggiudicarsi il Premio Nobel dell’Economia è stata Claudia Goldin. L’economista 77enne statunitense, dall’Università di Harvard ha lanciato, a più riprese, l’allarme per le disuguaglianze di genere nel mercato del lavoro. Nelle sue ricerche sul gender gap, Goldin ha analizzato il fenomeno scoprendo quali siano i fattori all’origine delle differenze salariali e delle diverse opportunità occupazionali tra uomini e donne. Ed è stata proprio tale scoperta a far sì che la specialista in storia del lavoro e dell’economia fosse insignita del prestigioso premio.
Gender gap nel mercato del lavoro
Il divario nel mercato del lavoro globale è stato da Goldin dimostrato con dati empirici: solo il 50% delle donne ha un’occupazione, mentre per gli uomini si supera l’80%. A ciò Goldin aggiunge che «le donne guadagnano meno degli uomini e hanno meno probabilità di raggiungere la vetta della carriera». Un quadro che, secondo l’autorevole economista, non è cambiato negli ultimi due secoli, anche se ruoli e mansioni della donna nella società si sono profondamente evoluti.
Donne e lavoro, l’effetto della genitorialità
Se oggi nei Paesi ad alto reddito, in media, il livello di istruzione delle donne è superiore a quello degli uomini la ragione sarebbe da attribuire all’utilizzo della pillola contraccettiva. Il farmaco, consente di controllare le nascite evitando gravidanze indesiderate che possono condizionare la vita scolastica e professionale di ogni neomamma. L’essere madre infatti crea quello che Goldin definisce “l’effetto della genitorialità”: essere penalizzate sia nell’accesso al mercato del lavoro sia nelle retribuzioni. ®
📸 Credits: Canva