sabato, 27 Aprile 2024

Gioco d’azzardo: sul piatto 136 miliardi di euro

Sommario
Azzardo

C’è un settore in cui gli italiani bruciano il 7% del PIL del Paese. Il gioco d’azzardo solo nel 2022 ha fatto girare nelle sue casse 136 miliardi di euro. Ma dove finiscono i proventi delle giocate? Nella rete dei monopoli di Stato, ma esistono anche numerosi player privati che hanno trovato in Italia terreno fertile. Le cifre dell’aumento del volume delle giocate sono significative: nel 2022 – dati dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli – quelle incassate dai giocatori sono aumentate del 22,3% sull’anno precedente. Si potrebbe pensare, come è accaduto per molti settori, a un rimbalzo per la ripresa delle attività in presenza dopo le restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19.

La crescita dell’azzardo in Italia

In parte, questa interpretazione trova riscontro nei numeri: il gioco svolto di persona, quello dei Casinò e delle sale per intenderci, è passato da incassare 44 miliardi di euro nel 2021 ai quasi 63 nel 2022, facendo segnare un aumento di circa il 43%. Tuttavia, mancano ancora oltre 10 miliardi per raggiungere i livelli del 2019, quando sul tavolo finivano 74 miliardi di euro. Se dal punto di vista fisico la pandemia ha frenato l’industria dell’azzardo, il lato online non ha mai smesso di crescere. Durante la pandemia, ha conosciuto un andamento inverso rispetto al suo corrispettivo fisico.

Dai 36 miliardi di euro di incassi del 2019 è passato a quasi 50 miliardi nel 2020, a 67 nel 2021 e infine 73 nel 2022. Uno dei fattori del successo, oltre alle circostanze che hanno costretto i giocatori ad allontanarsi dalle slot e dalle sale da gioco, è anche la convenienza dell’azzardo online rispetto a quello fisico. Il banco si accontenta di una posta inferiore, grazie agli enormi volumi che riesce a sviluppare.

Una partita costa in media al giocatore 5,6 euro ogni 100, contro i 26,8 euro di quelle fisiche. Di queste entrate quindi, una parte significativa va in vincite. Circa 115 miliardi di euro sono stati in vari modi restituiti ai giocatori: sul tavolo verde rimane un margine da 20 miliardi.

Raccolta del gioco d’azzardo in Italia paragonata alla sua incidenza sul PIL

Il fenomeno delle scommesse sportive

Tra i giochi d’azzardo più apprezzati nel nostro Paese ci sono sicuramente le scommesse sportive. Un settore che a livello mondiale fattura 1.410 miliardi di euro, dei quali 730 nel solo mondo del calcio, che domina anche il panorama italiano.

In media, per ogni partita della Serie A si puntano 89 milioni di euro, una cifra che conferma il nostro campionato nella classifica di quelli con più scommesse, che vede in testa la Champions League a 225 milioni a partita, davanti a Premier League, NFL, Premier League di cricket indiana e di nuovo calcio, con la Liga spagnola.

Dove si gioca in Italia

La distribuzione geografica del gioco d’azzardo in Italia, invece, non è per niente omogenea. Per quanto riguarda l’online, al sud si gioca molto di più che al nord e al centro. Prima tra le Regioni è la Campania, con 10 miliardi di euro in giocate, seguita dalla Lombardia con 9, da Sicilia e Lazio con 8 e dalla Puglia con 6. Abbassano molto la media le Regioni del triveneto, in particolare Veneto e Trentino.

Va a formarsi una tendenza interessante quando il volume delle giocate viene paragonato al PIL pro capite della Regione presa in analisi. Un gruppo di Regioni a basso reddito, che include fondamentalmente il sud e le isole, si distingue per giocate in media più alte rispetto alle altre, che avrebbero più disponibilità economica.

Una tendenza interessante, che rivela requisiti per il successo molto diverse da quelle di altri tipi di business. A corollario di questa osservazione, come segnalato dalla stessa Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, va sottolineato che questi dati fanno riferimento non al luogo delle giocate, ma alla residenza della persona che le effettua. Se spesso i due dati corrispondono, non si può però escludere che possano esistere piccole discrepanze.

Il libro nero dell’azzardo

Buona parte di questi dati sono contenuti nel rapporto Il Libro Nero dell’Azzardo, pubblicato il 14 settembre 2023 a cura di Federconsumatori e CGIL. Un report approfondito che sottolinea la crescita impetuosa dell’azzardo nel nostro Paese e le possibili conseguenze negative della diffusione di queste attività.

Ma soprattutto, lancia l’allarme sulla mancanza di dati per quanto riguarda l’impatto, sociale ed economico, sulla popolazione: «I numeri sul gioco sono forniti da un’unica fonte, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che fa un rapporto annuale. Per tutto il resto dei 12 mesi gli unici a fornire dati sono soltanto i grandi player del settore. Una situazione assolutamente anomala che è aggravata dal fatto che anche l’ISTAT non abbia una copertura statistica di questo fenomeno», dice Massimiliano Vigarani, autore del rapporto.

Raccolta, vincite e spese del gioco d’azzardo

Come ha fatto il gioco d’azzardo ad arrivare a pesare il 7% del PIL nazionale?

«La nostra è una forzatura. Le giocate valgono sì il 7% del PIL, cioè più di quanto il turismo impatta sulla ricchezza prodotta dall’Italia in un anno. Ma questo considerando soltanto il settore in sé, senza l’indotto, e paragonando due dati che non si equivalgono in termini qualitativi. Dovevamo però avere una misura dell’impatto delle giocate sull’indicatore classico che viene utilizzato in questi casi. Rende l’idea di quale possa essere il peso che l’azzardo ha raggiunto in questi anni in Italia. Per arrivare a un volume di gioco di questo tipo si sono sommati numerosi fattori.

Da una parte abbiamo un incremento generale dell’industria, che ha potuto contare sull’espansione del lato online: tipologia che può raggiungere chiunque in qualsiasi momento e con una varietà quasi infinita di canali. Dall’altra, il segmento fisico, che in molti davano per morto, sta vivendo una rinascita piuttosto importante. Questo ha dato vita a nuove figure di clienti per le aziende del settore, i cosiddetti supergiocatori, che utilizzano entrambe le realtà, quella fisica e quella online, in modi differenti. L’industria dell’azzardo è stata in grado di svilupparsi e differenziare la sua offerta molto più che in passato».

Quali necessità pone una diffusione tanto ampia?

«Anche nella parte introduttiva del rapporto, Federconsumatori chiede di passare a una norma organica sull’azzardo in Italia. Serve però soprattuto un bilancio sociale, che a oggi non esiste e che tenga conto di entrate, uscite, spese. Non si tratta soltanto di misurare l’impatto a livello nazionale ma anche per i singoli comuni che si ritrovano a dover supportare una famiglia rovinata. Proprio l’impatto sui nuclei familiari o sulle aziende, che posso soffrire a loro volta se hanno un proprietario affetto da ludopatie, sono alcuni dei dati che sarebbe utile avere per stimare accuratamente l’impatto del settore in Italia a livello sociale».

Qual è invece il quadro dell’illegalità legata all’azzardo?

«Il gioco legale in Italia vale 136 miliardi di euro l’anno, a cui secondo le stime si aggiungono almeno altri 33 miliardi di giro d’affari illecito. Una parte di questi proventi viene da imprese completamente sommerse, come sale slot clandestine. Un’altra invece ha una fonte più sfumata, sempre oltre la legalità, ma che sfrutta mezzi leciti per veicolare l’illecito. La malavita organizzata può inserirsi nei gangli del gioco d’azzardo legale, in particolare con strumenti come i cosiddetti totem. Si tratta di apparecchi di ultima generazione che possono essere utilizzati sia per scommettere in “locale”, come con una slot tradizionale, ma che possono anche collegarsi a internet per accedere a siti che forniscono altri tipi di attività legate all’azzardo, anch’esse legali.

Con un intervento specifico di hackeraggio questi apparecchi possono però accedere a server illegali, ubicati spesso all’estero. Pur accedendo da una porta legale, finisco in un contesto di sommerso che sottrae anche introiti all’erario, oltre ad aumentare i rischi a livello sociale. Questi dati, poi, non tengono conto di altre attività collaterali. Un esempio possono essere i “Compro Oro” illegali che nascono nei pressi delle sale slot oppure di tutto il mondo dell’usura.»

Anche l’azzardo online può diventare illegale

Uno dei paradossi che accompagna la crescita dell’azzardo nel nostro Paese riguarda la pubblicità. Le aziende non hanno infatti la possibilità di pubblicare annunci dal 2018, a causa di una norma contenuta nel Decreto Dignità. Una decisione che ha avuto serie conseguenze anche sul mondo dello sport, costringendo in particolare le squadre di calcio di Serie A e Serie B a rinunciare a quelli che erano diventati i loro sponsor più remunerativi.

Nonostante l’assenza di pubblicità, però, l’azzardo ha saputo adattarsi. «Il divieto è stato aggirato nelle maniere più varie. Il settore gode di una quantità di siti informativi dedicati al gioco assolutamente anomala», spiega Marzio Govoni, Presidente di Federconsumatori Modena, che ha contribuito alla scrittura del rapporto Il Libro Nero dell’Azzardo.

Come è possibile raggiungere una diffusione così capillare senza pubblicità?

«È accaduto soprattutto tramite portali di informazione, che spesso pubblicano anche notizie vere e proprie, ma si concentrano su quanto concerne le scommesse. Si ottiene in questo modo un’esposizione al pubblico che a volte finisce anche sui canali tradizionali dell’informazione. In alcuni casi, queste modalità vengono contrastate, in altri invece le misure prese dallo Stato risultano inefficaci».

I controlli ci sono?

«Negli anni del Covid-19 la capacità del pubblico e delle associazioni che tentano di limitare i lati negativi di questo settore si sono ridotte ai minimi termini. Anche l’attenzione generale è diminuita».

La situazione oggi è complicata

«Molto. Ne è un esempio l’importanza che viene data alle singole vincite, anche di cifre relativamente basse. Nei media, tradizionali e non, questi eventi hanno un risalto molto importante, e anche questo è un modo indiretto di fare pubblicità, specialmente quando non si parla altrettanto spesso delle esternalità negative di questa attività». ©

📸 Credits: Canva

Articolo tratto dal numero del 15 ottobre. Se vuoi leggere il giornale, abbonati!

Attento alle tendenze e profondo conoscitore della stampa estera, è laureato in Storia del giornalismo all’Università degli Studi di Milano. Dinamico, appassionato e osservatore acuto, per il Bollettino si occupa principalmente del mondo dello sport legato a quello finanziario e del settore dei videogiochi, oltre che delle novità del comparto tecnologico e di quello dell’energia.