lunedì, 6 Maggio 2024

Titoli biotech in ascesa: ecco perché

Sommario

Il rally dei titoli biotech alimenta le speranze di un’inversione di tendenza. Negli ultimi anni la performance è stata sottotono, con le aziende in sofferenza per l’aumento dei tassi di interesse e per il contraccolpo dovuto alla corsa al vaccino dell’era pandemica.

Anche se il Mercato azionario europeo nel suo complesso si sta avvicinando ai massimi storici, l’indice EURO STOXX Total Market Pharmaceuticals & Biotechnology rimane 21 punti al di sotto del picco raggiunto all’inizio del 2021. Analoga la situazione oltreoceano: l’indice S&P Biotechnology è indietro del 46% rispetto al massimo di tre anni fa. Tuttavia, il settore è stato uno dei maggiori beneficiari del recente cambiamento delle aspettative sui tassi di interesse, con un rimbalzo rispettivamente di oltre il 7% e il 40% dall’inizio di novembre. «Alla fine del 2020 e all’inizio del 2021, molte società hanno raggiunto valutazioni che non avevano alcun senso» ha dichiarato Andy Acker, gestore del portafoglio healthcare di Janus Henderson. «Ora ci troviamo nella situazione opposta».

Le aziende europee

Nel Mercato europeo, Novo Nordisk ha registrato un’impennata del 54% nell’ultimo anno, raggiungendo le 725 corone danesi (circa 97 euro) grazie al grande successo dei suoi farmaci per la perdita di peso e per il diabete, come Wegovy e Ozempic. L’azienda è stata premiata per essere rimasta prudente con le sue previsioni, sebbene le abbia alzate già tre volte quest’anno. Grazie a questi due soli medicinali, il gruppo ha realizzato un fatturato di circa 10,9 miliardi di euro.  Le vendite complessive sono aumentate del 29% nel corso dell’anno.

Invece, AstraZeneca non brilla quest’anno. Perde circa l’8% rispetto alla quotazione di gennaio 2023, 113,18 sterline (131 euro). Il titolo, dopo aver raggiunto quota 122 sterline a giugno, registrando un + 8,6 %, perde il 19,5 % a fine novembre, scivolando a 99 sterline. Per poi recuperare il 5,5 % a gennaio 2024, raggiungendo quota 104 sterline (121 euro). Nonostante gli ottimi risultati trimestrali abbiano battuto le aspettative del Mercato, i prezzi delle azioni hanno sofferto soprattutto in seguito alle voci secondo cui l’amministratore delegato Pascal Soriot starebbe pensando di lasciare l’azienda. Sebbene la società abbia cercato prontamente di placarle, non è riuscita a rassicurare del tutto gli investitori. Il ritiro del responsabile della ricerca Mene Pangalos ha ulteriormente spaventato il Mercato.

I player americani

Tra i maggiori responsabili del recente indebolimento dell’indice americano figurano Moderna, società produttrice di vaccini, e Altimmune, che sviluppa trattamenti contro l’obesità. Le azioni di Moderna sono crollate di oltre il 35% quest’anno a causa della diminuzione della domanda dei suoi vaccini contro il Covid-19. Altimmune ha perso più della metà del suo valore in un solo giorno di marzo, dopo che uno studio farmacologico ha mostrato gravi effetti collaterali per alcuni pazienti. La stessa azienda a metà gennaio 2024 ha registrato un +379%, passando dai circa 2,5 dollari di novembre 2023 a più di 12. Resta comunque al di sotto del 27% rispetto a gennaio scorso, quando scambiava a 16,5 dollari.

Pfizer e Johnson&Johnson, le due principali aziende operanti nel biotech, hanno perso rispettivamente il 44% e il 9%, a seguito del calo della domanda per i vaccini.

Eli Lilly, invece, registra un’impennata di oltre il 75% a 643 dollari (587 euro), dopo che tre dei cinque grandi lanci di farmaci previsti per quest’anno sono stati approvati e un altro è in attesa di approvazione. Ciò ha indotto l’azienda ad aumentare le previsioni per il 2023 a un valore compreso delle vendite tra 30,2 e 30,7 miliardi di euro. La società ha inoltre in programma l’acquisizione di POINT Biopharma e la ricerca di nuovi farmaci per la perdita di peso in collaborazione con Fauna Bio. Con una capitalizzazione di circa 527 miliardi di euro, la multinazionale è considerata tra le più grandi aziende farmaceutiche del mondo.

«Credo che al momento si tratti di un ottimismo nascente», ha dichiarato Rahul Chaudhary, Head of Healthcare Equity Capital Markets di Leerink Partners. «C’è la speranza che l’anno prossimo il contesto di tassi più bassi inizierà ad aiutare il settore, vedrete più aziende in grado di accedere al capitale e soprattutto vedrete gli investitori generalisti, che sono stati assenti per tre anni, iniziare a tornare».

Il biotech nel 2024

Le più grandi case farmaceutiche del mondo fanno a gara per acquistare aziende biotecnologiche. L’intento? Colmare i buchi incombenti sulle loro linee di business e sfruttare le nuove scoperte. Il settore ha vissuto un boom e un conseguente crollo nelle M&A (operazioni di fusione e acquisizione). La pandemia e l’ascesa della tecnologia dell’mRNA, sperimentata da Moderna Inc. e BioNTech SE, hanno portato i prezzi delle azioni alle stelle, fornendo a molte aziende la liquidità necessaria per operare senza l’aiuto di acquisizioni da parte delle grandi multinazionali del settore che di solito guidano gli investimenti e l’innovazione. Ma l’entusiasmo si è raffreddato con l’affievolirsi della fase pandemica e l’aumento del costo dei prestiti, facendo crollare i prezzi delle azioni biotech.

Ora le grandi case farmaceutiche hanno fretta. Ben 170 farmaci potrebbero perdere l’esclusività entro l’inizio del prossimo decennio, il che rappresenta quasi 400 miliardi di dollari di vendite annuali per le grandi aziende del settore (Bloomberg Intelligence). Alla Bristol Myers Squibb Co. per esempio, sono a rischio tre farmaci che sono stati tra i più venduti.

Le acquisizioni nel settore biotech

Ecco perché stanno arrivando le offerte. Merck & Co. ha speso 680 milioni di dollari per il produttore di farmaci contro il cancro Harpoon Therapeutics Inc., Boston Scientific Corp. ha speso 3,7 miliardi di dollari per un produttore di dispositivi e Johnson & Johnson ha speso 2 miliardi di dollari per un altro produttore di farmaci.

«È sorprendente vedere una tale attività di acquisizioni alla luce dei rischi globali, come le due guerre in corso e le imminenti elezioni presidenziali statunitensi, ha dichiarato James Sabry, responsabile del settore Partnering di Roche. «Il rapido susseguirsi di accordi negli ultimi mesi è ciò che rende gli investitori entusiasti di continuare a investire nel biotech». Le aziende sono alla ricerca di obiettivi in tutte le aree terapeutiche, senza che siano tutte mega-fusioni. Con l’eccezione di alcune grandi operazioni, come l’acquisto da 43 miliardi di dollari del produttore di farmaci antitumorali Seagen da parte di Pfizer Inc. annunciato a marzo, molte operazioni sono inferiori ai 10 miliardi di dollari. Si tratta di un cambiamento rispetto a qualche anno fa, quando Bristol acquistò Celgene Corp. per 74 miliardi di dollari nel 2019.

Le ultime innovazioni

«Una significativa compressione delle scorte di farmaci ha favorito i titoli biotecnologici nel quarto trimestre», ha detto Michael Yee, analista di Jeffries. «Gli investitori potrebbero essere passati da una mentalità ribassista a considerare le azioni biotech a buon Mercato per il 2024, soprattutto se gli eventi si svolgeranno in base alle attese». L’analista reputa che i farmaci contro l’obesità, o incretine, rimarranno un tema caldo a causa delle enormi dimensioni del Mercato. Infatti, a Wall Street prevedono che le vendite di questi medicinali supereranno i 100 miliardi di dollari all’anno entro la fine del decennio.

Restando in tema di innovazione, il farmaco per l’Alzheimer Lecanemab è stato approvato dalla Food and Drug Administration (autorità americana equivalente alla nostra Agenzia Italiana del Farmaco); il secondo trattamento di Biogen e del suo partner giapponese Eisai a ricevere un via libera anticipato in meno di due anni. L’approvazione della FDA arriva dopo che i risultati degli studi clinici pubblicati a novembre hanno indicato che Lecanemab rallenta il declino cognitivo nelle persone con lieve compromissione dovuta alla malattia di Alzheimer, ma il trattamento comporta anche rischi di gonfiore ed emorragia cerebrale.

Gli investimenti del settore

Merck, dal canto suo, prevede 20 miliardi di dollari di vendite di nuovi farmaci antitumorali entro la prima metà degli anni ’30, grazie ai suoi recenti investimenti. Si tratta del doppio delle stime fornite dall’azienda lo scorso anno. L’aumento delle previsioni indica la fiducia di Merck nel futuro della sua offerta di farmaci antitumorali, anche se il suo blockbuster (farmaco che genera vendite annuali di almeno 1 miliardo di dollari) immunoterapico Keytruda si avvicina alla perdita dell’esclusività nel 2028. Ciò la esporrà alla concorrenza dei farmaci generici. In compenso, l’azienda rivendica l’accordo di licenza da 5,5 miliardi di dollari con Daiichi Sankyo per lo sviluppo congiunto di tre farmaci sperimentali. «Abbiamo una posizione di leadership nei coniugati anticorpo-farmaco e l’abbiamo ottenuta grazie a un’operazione che ritengo molto intelligente», ha dichiarato Robert Davis, CEO di Merck. «Tutto questo si traduce in un potenziale di crescita».

Alcuni grandi player del settore puntano alle terapie per le malattie infiammatorie intestinali. Ad esempio, Roche pagherà 7,1 miliardi di dollari per acquisire Telavant Holdings. La mossa strategica mira a rafforzare il portafoglio di farmaci. Il trattamento a base di anticorpi sviluppato da Telavant con il nome di RVT-3101 è mirato sia all’infiammazione sia alla fibrosi, il che lo rende potenzialmente utilizzabile in molti altri casi. Le malattie infiammatorie intestinali colpiscono quasi 8 milioni di persone in tutto il mondo, l’80% delle quali fatica a trovare una soluzione a lungo termine. Solo negli Stati Uniti, è previsto che il Mercato dei trattamenti per le malattie infiammatorie intestinali raggiungerà un potenziale di 15 miliardi di dollari.

Il farmaco RVT-3101 appartiene a una classe di nuove terapie note come anticorpi anti-TL1A, che attirano un’intensa attività di M&A. Anche Sanofi è entrata nel settore, assicurandosi i diritti sull’anticorpo anti-TL1A di Teva per una cifra fino a 1 miliardo di dollari. ©

📸 Credits: Canva.com

Articolo tratto dal numero del 1 febbraio 2024. Abbonati!

Laureato in Economia, Diritto e Finanza d’impresa presso l’Insubria di Varese, dopo un'esperienza come consulente creditizio ed un anno trascorso a Londra, decido di dedicarmi totalmente alla mia passione: rendere la finanza semplice ed accessibile a tutti. Per Il Bollettino, oltre a gestire la rubrica “il punto sui Mercati”, scrivo di finanza, crypto, energia e sostenibilità. [email protected]