domenica, 28 Aprile 2024

5 elezioni da tenere d’occhio nel 2024

DiMarco Battistone

2 Febbraio 2024
Sommario
elezioni

Nei prossimi 12 mesi andrà alle urne oltre il 40% della popolazione mondiale. Una congiuntura singolare – la prossima occasione simile sarà solo nel 2048 – in un’annata complessa. Con il debito pubblico globale al massimo storico di 88 triliardi di dollari e una serie di crisi internazionali aperte, le decisioni degli elettori peseranno più che mai. Ma quali sono i capitoli fondamentali della saga 2024?

1. Russia – 17 marzo

    Per Vladimir Putin arriva la prima prova elettorale dall’inizio del conflitto in Ucraina. Beninteso, la sua conferma non pare essere in discussione, anche alla luce delle irregolarità ampiamente segnalate, tra gli altri, da Human Rights Watch. I candidati contro lo zar sono pochi e deboli, e con il leader dell’opposizione Aleksey Navalny opportunamente recluso in un carcere di massima sicurezza 2mila km a nord di mosca, una sorpresa pare improbabile. Al contempo, però, l’occasione delle elezioni torna a alimentare il dissenso serpeggiante tra la popolazione dopo due anni di guerra. I risultati li potremmo vedere, più sulle piazze che alle urne.

    2. Europa – 6-9 giugno

    Dai contributi al fronte ucraino per arrivare al futuro stesso dell’Unione, sono molti i dossier “caldi” in discussione durante le prossime elezioni europee. Cartina tornasole degli indici di approvazione di Governi nuovi e vecchi, vedrà contrapporsi la finora stabile “Maggioranza Ursula” (che ha eletto la Commissione in carica) all’ascesa di nuove forze di destra. In gioco, segnala lo European Council on Foreign Relations, anche l’implementazione del Green deal e dell’ambizioso obiettivo delle emissioni nette a zero entro il 2050. Ma più che mai delicato è il tema finanziario. Con un’Eurozona in lieve contrazione economica, le clausole del nuovo Patto di Stabilità e Crescita – che entrerà in vigore proprio all’indomani della tornata elettorale – saranno sotto scrutinio.

    3. Sud Africa – entro il 5 agosto

    Per la prima volta dalla fine dell’Apartheid, il Paese è posto di fronte a un autentico dilemma elettorale. L’African National Congress, storico partito di Nelson Mandela (attivista politico e primo presidente di colore del Paese, nel 1994), ha governato ininterrottamente per gli ultimi trent’anni, ma si trova in scacco. Alle elezioni municipali del 2021 aveva riportato il primo risultato storico sotto il 50% a livello nazionale, ma da allora il suo supporto sembra essere ulteriormente calato. Per cogliere al volo l’occasione, la maggioranza dei partiti di opposizione ha sottoscritto un Multi-Party Charter, formando un’ampia coalizione per provare a scalzare il presidente uscente Cyril Ramaphosa. Sarà interessante vedere come cambierà, a seconda dei risultati, la politica internazionale del Paese, che sembra prendere strade sempre più diverse da quelle dell’Occidente. Ambiguo nei confronti di Russia e Cina, Ramaphosa è uno dei principali fautori dell’ampiamento del gruppo BRICS annunciato lo scorso anno (ne abbiamo parlato qui).

    4. Stati Uniti – 5 novembre

    La stagione di Joe Biden si avvia alla scadenza: come sempre è il primo martedì di novembre la data fissata per il nuovo election day. Intanto, nel Paese la campagna è già avviata da tempo. I primi risultati delle primarie danno già per probabile un nuovo testa a testa Biden-Trump. Questa volta, però, le parti sono invertite e a difendere la poltrona dello Studio Ovale sarà il leader democratico. La tornata si prefigura particolarmente accesa, mentre i temi economici sono tra i più sentiti, con la politica industriale di Bidenomics si trova contrapposta al deciso protezionismo dell’era trumpiana. Ma sul piatto c’è ancora più di questo: l’attuale posizione di politica estera, interventista tanto sul fronte ucraino quanto su quello israelo-palestinese, non piace a molti elettori USA. Se Trump dovesse risultare vincitore, gli equilibri in entrambe le crisi potrebbero cambiare.

    5. Regno Unito – entro gennaio 2025

    Una serie di “prime volte” segnerà l’apertura delle urne britanniche, probabilmente già nella seconda metà di quest’anno. Innanzitutto, i laburisti avranno la più concreta chance di tornare al Governo del Paese negli ultimi 14 anni. Nettamente favorito nei sondaggi, il partito guidato da Sir Keith Starmer si avvia in teoria a una facile vittoria elettorale. Al tempo stesso, sarà il battesimo del fuoco per il giovane regno di Carlo III, che assisterà alla prima elezione da monarca. Ma, ciò che più importa agli osservatori da questo lato della Manica, si tratta del primo voto dopo l’attuazione della Brexit, nel febbraio 2020. Un capitolo, questo, che potrebbe essere riaperto proprio in caso di trionfo dei labour. Nonostante l’idea di un nuovo referendum sia stata accantonata da tempo, alcune dichiarazioni rilasciate dal leader del partito negli ultimi mesi fanno sperare in un atteggiamento più favorevole e vicino a quello dell’Unione.

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    📸 Credits: Canva.com

    Studente, da sempre appassionato di temi finanziari, approdo a Il Bollettino all’inizio del 2021. Attualmente mi occupo di banche ed esteri, nonché di una rubrica video settimanale in cui tratto temi finanziari in formato "pop".