Il caffè è sempre più caro ma la scienza corre in aiuto dei consumatori. Gli aumenti dei prezzi energetici, i problemi logistici e la crisi economica internazionale hanno fatto salire il prezzo della bevanda in molti bar. Ma una nuova scoperta potrebbe rivoluzionare completamente questo business: il caffè cellulare. Pro e contro di questa innovazione.
Caffè cellulare, i benefici
Dopo la carne coltivata arriva anche il caffè cellulare. La Startup israeliana Puri sta lavorando a coltivazioni in laboratorio con le stesse caratteristiche di un prodotto cresciuto nelle piantagioni.
Un traguardo che è già stato raggiunto, secondo i tecnici della società.
L’obiettivo è sfruttare le potenzialità dell’agricoltura cellulare per produrre caffè in condizioni controllate. Una modalità che permette di ridurre drasticamente l’uso di acqua, fino al 98%. Al tempo stesso, limita le emissioni di gas serra. Un approccio che promette un impatto ambientale ridotto, grazie al minor consumo di risorse, ma ha anche potenziali benefici economici. Infatti, il fatto di poter coltivare il caffè in ambienti chiusi e controllati assicura maggiori sicurezze riguardo il quantitativo prodotto. Questo permette di dare potenzialmente maggiore stabilità al mercato del caffè, spesso soggetto a fluttuazioni, aggravate dai cambiamenti climatici.
I contro
La produzione di caffè in laboratorio presenta anche alcuni problemi. In primo luogo, richiede macchinari costosi e competenze avanzate in biotecnologia. Infatti, inizialmente si estraggono cellule dalla pianta di caffè. Successivamente, vengono inserite in un bioreattore 3D. L’obiettivo è mantenere le qualità organolettiche del caffè tradizionale, riducendo notevolmente l’impronta ecologica.
La regolamentazione rappresenta uno degli ostacoli principali alla commercializzazione su larga scala dell’innovazione in ambito alimentare. Infatti, dovrà prima ottenere il via libera dagli enti regolatori, che vigilano riguardo la sicurezza e la qualità del prodotto.
Attualmente, la Startup israeliana ha intrapreso il percorso per ottenere l’etichetta Generally Recognized as Safe (GRAS) dalla Food and Drug Administration (FDA), primo step per accedere al mercato americano. Riuscire a far accettare il caffè cellulare agli italiani, forti di una lunga tradizione nel settore, non sarà un compito altrettanto semplice.
Infatti, rischia di incontrare le stesse resistenze che ha dovuto affrontare la carne coltivata. Prodotto la cui produzione è stata recentemente vietata dal Governo italiana, adducendo come motivazioni il potenziale rischio per la salute e l’identità culturale.
Il caffè Made in Italy va a ruba
Il caffè Made in Italy va sempre più a ruba nel mondo, ma al bar è più caro. Una cattiva notizia per il 97% degli italiani che bevono ogni giorno oltre 95 milioni di tazzine di caffè, in bar e a casa. Nell’ultimo mese molti degli estimatori dell’amara bevanda hanno dovuto sborsare 10 centesimi di euro in più per sorseggiare un caffè al bar.
Ogni giorno nel mondo ne vengono consumate 3,1 miliardi di tazze. Nell’ultimo anno la quota di export di prodotto torrefatto del nostro Paese è aumentata del 12,9%.
Il caffè per moka la fa ancora da padrone, con ricavi per 640 milioni di euro. Guadagnano però terreno cialde e capsule, che raggiungono un valore complessivo di 595 milioni di euro, pari al 40% dell’intero mercato. Numeri che confermano il grande fermento che caratterizza il mercato della bevanda da due anni a questa parte. ©
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